27 settembre 2011

Intervista ad Asano Atsuko sulla guidebook ufficiale di No.6

Qui di seguito ecco una intervista che la sensei ha rilasciato per la guida ufficiale della serie.
traduzione da questo link


Lo Stato, l'Individuo e No.6.

  • Cosa si cela dietro la nascita di 'No.6'?
Dopo gli attacchi terroristici in America dell'11 Settembre 2001, ho pensato molto alla relazione tra lo Stato e l'Individuo. L'America è un grandissimo paese dove vive un numero molto alto di persone. Eppure, in un paese così vasto, un piccolo numero di terroristi è comparso ed ha causato un disastro di tale portata. Mentre pensavo al significato di quella rivelazione, la seguente domanda mi venne alla mente: cosa può realizzare il singolo individuo contro qualcosa di così largo quanto uno stato? Volevo provare a porre a me stessa questa domanda scrivendo una serie.
E in quel momento mi venne proposto di lavorare per l'etichetta YA! Entertainment. Da una parte avevo in mente questo tema oneroso – ma dall'altra volevo anche scrivere una storia interessante, e ho pensato di poterlo fare per un pubblico di giovani adulti.

  • Quale è stata la prima cosa che le è venuta in mente?
Nella maggior parte dei casi, quando comincio una storia, la prima cosa a cui penso è che tipo di personaggi voglio rappresentare. Partendo di là, inizio a decidere i temi e la storia in cui questi personaggi prendono vita. Ma per No.6 sono partita dal tema de "lo Stato e l'Individuo", che era leggermente differente da come ho cominciato le mie altre opere. Elaborando quel tema, ho deciso di scrivere la storia su uno stato autocratico che crolla e procede verso la sua rinascita.

  • Perché l' ambientazione in un futuro vicino?
Con quell'ambientazione, ho pensato che sarei stata in grado di scrivere quello che avevo in mente. Si potrebbe dire che è una storia sci-fi ambientata in un futuro non molto lontano, ma non avevo intenzione di scriverla come una storia sci-fi.

  • Esiste un modello a cui si è ispirata per la città utopica di No.6?
L'atmosfera soffocante di No.6 è, penso, simile a quella del giappone .Dall'esterno, il giappione può sembrare come il paese ideale: ha sistema idrico e fognario, il trasporto pubblico è sempre puntuale, puoi procurarti di tutto con il denaro, ed ha anche sicurezza sociale. Ma nonostante questo, ci sono persone che si lamentano che "in un certo senso è difficile respirare", io stessa quando ero una teenager mi sentivo in qualche modo incatenata, e mi chiedevo spesso perchè, in questo paese, quasi 30,000 persone si suicidano ogni anno. Anche se siamo fortunati, perchè la vita è così difficile? Per affrontare questa domanda, avevo bisogno di una città estremamente repressa.

  • Quindi quell'atmosfera soffocante che sentivi è stato il modello per No.6?
Penso di potr dire di sì. Perchè con l'11 Settembre, ho iniziato a sentire anche io un senso di soffocamento. Non c'era un atmosfera che rendeva difficile dire cose come "voglio conoscere quello che i terroristi stanno pensando" o "sono davvero cattivi?". Anche se volevi discuterne,però, penso che c'erano tante persone che si distaccavano dal problema, dicendo che "i terroristi sono diversi da noi" o "è qualcosa da un altro mondo." Ma sentivo di voler riflettere senza partire da quel presupposto. Alla fine, la mia battaglia per evitare di lasciarmi trascinare dal modo di pensare delle persone che mi circondavano è diventata la forza di cui avevo bisogno per sviluppare questa storia.



Shion e Nezumi


  • Come sono nati i due protagonisti?
Poichè doveva essere una serie "YA Entertainment", ho deciso che i protagonisti sarebbero stati due ragazzi. Una volta che ho ampiato la mia immagine di questo mondo ambientato in un futuro prossimo, due ragazzi mi sono venuti alla mente: uno che viveva all'interno dello stato, e l'altro che viveva solo. Uno che non sapeva nulla, e l'altro che conosceva tutto. Qualcosa come "luce e oscurità". Potremmo dire che è così che Sion e Nezumi sono nati, per esprimere questo contrasto. Ma anche se loro due sono completamente opposti, piuttosto che guardare l'altro con ostilità, sono attratti fra loro. Ma da quel rapporto, si è formata in me la semplice voglia di scrivere su loro due.

  • Dalla prospettiva di un adulto, il loro rapporto è abbastanza misterioso.
Non si restringe solo ai personaggi maschili – mi piace scrivere piuttosto di rapporti tra persone delle stesso sesso. Le storie con due persone di sesso opposto attratte tra loro, finiscono tipicamente con l'innamorarsi o diventare marito e moglie... in un certo senso, è uno schema fisso. Ma se scrivi di persone delle stesso sesso, nasce un rapporto che non si può definire con le parole amicizia, cameratismo, amore o odio. Penso ci sia un grande valore nello scrivere di rapporti dove non puoi tracciare una linea in quel modo. Tra Sion e Nezumi c'è un 'rapporto unico' nato da particolari condizioni e particolari esperienze, qualcosa che solo loro possono avere. Desideravo porterlo raccontare perché volevo conoscere che tipo di relazione sarebbe stata la loro. Certo, una simile 'relazione unica' può essere formata anche tra due persone del sesso opposto. Non è che si creino sempre gli stessi sentimenti quando due persone si incontrano. Ma sentivo che sarebbe stato davvero interessante scrivere dei sentimenti 'originali' che derivano dal rapporto di due persone dello stesso sesso.



Karan e Safu e il loro impatto nella storia.

  • Mi piacerebbe chiedere dei sentimenti materni di Karan e l'amore di Safu.
Sono riuscita a scrivere del rapporto tra due ragazzi anche se si tratta di qualcosa che non conosco, ma per quanto riguarda il cuore di un genitore o di una giovane ragazza innamorata – sono sentimenti che di cui ho potuto scrivere grazie alla mia personale esperienza. Specialmente nel caso di Karan, penso che parte di me stessa è entrata nel personaggio. Per sentimenti che Karan prova verso Sion e Lili, piuttosto che un processo di creazione, è stato come se stessi semplicemente esprimendo quello che c'era nel mio stesso cuore.

  • Cosa pensi di Karan come donna?
Era una donna molto misteriosa. All'inizio anche io sentivo che era una 'sciocca madre', perchè anche se si rendeva conto che c'era qualcosa di strano nella vita che stava conducendo, siccome riusciva a vivere senza perdere la sua libertà, non ha mai capito o provato a conoscere quello che non sapeva. Una parte di me è così, quindi ho finito per mettere i miei stessi sentimenti in lei – a volte, metto in lei anche troppo di me stessa. Ma anche lei, che è stata una 'sciocca madre', ha cominciato a combattere alla fine. Ha iniziato a fidarsi dei suoi sentimenti e dellla sua testa, è arrivata a scegliere un modo di vivere per proteggere le persone a lei care con un amore illogico.

  • Anche Safu ama illogicamente, non è vero?
Ho scritto/introdotto Safu nella storia, una storia dominata da ragazzi, perchè volevo aggiungervi l'essenza di una ragazza. Volevo scrivere di una ragazza dalla presenza forte e dignitosa, una ragazza che ama incondizionatamente. Comunque all'inizio non pensavo sarebbe stata coinvolta nella storia così profondamente. Pensavo di capire come avrebbe agito una ragazza. Ma Safu a volte fa delle cose contrarie alle mie aspettative. Ad esempio, nel carcere nel nono volume, quando piange davanti a Sion, mi ha shoccata fino in fondo – ero "aah... quindi ha finito per piangere." Quanto accaduto a Safu nel finale potrebbe essere piuttosto amaro, ma è stato qualcosa di molto importante per la storia.

Dall'11 Settembre all'11 Marzo; parlando di miracoli

  • Mentre scriveva il volume finale, c'è stato il terremoto in Giappone
In realtà avrei dovuto terminare il manoscritto a Febbraio, ma il lavoro si è protratto fino a Marzo, e poi c'è stato il terremoto. Il terremoto stesso era un disastro naturale, ma la risposta ai problemi successivi nella centrale nucleare mi aveva di nuovo portata a pensare allo stato, come in quell'11 settembre.

  • E' stata una coincidenza piuttosto grande, non è vero?
Mi sono domandata riguardo il suo tempismo. Ho addirittura pensato che, se ci fosse qualche paticolare significato in quella coincidenza, doveva essere il fatto che avevo scritto una risposta mezza cruda alla mia domanda iniziale. Da quando ho cominciato a scrivere la storia, avevo l'idea di No.6 come una storia che sarebbe terminata con 'distruzione e rinascita'. Ma a causa del terremoto dell'11 Marzo, mi sono resa conto che ci sono diversi modi di rinascita. All'interno del mondo di No.6, ad esempio, il modo in cui Sion Nezumi e Yoming concepiscono la rinascita sono tutti diversi, ed è impossibile sceglierne uno come quello che dovrebbe essere. Comunque, perché la storia potesse finire, era essenziale un qualche tipo di rinascita da cui cominciare. Due domande – come finire la storia correttamente e di che tipo di rinascita avrei dovuto scrivere alla fine – questi due pesi erano su di me allo stesso tempo, quindi ero frenata dai dubbi.

  • A causa del terremoto in Giappone, quello che i lettori riescono a trarre da No.6 sarà certamente diverso.
Con un grande pericolo davanti a te, quando ti ritrovi a doverti confrontare con difficili scelte individuali, mi chiedo se scrivere una storia simile per contemplare il mondo sia una risposta giusta. Puoi davvero fare della fine della storia la risposta alla tua domanda? Dicendo frasi come "facciamo del nostro meglio", o "aiutiamoci a vicenda", prendersi per mano e alzarsi in piedi – fino a quando fai una cosa simile, ti attende una felice rinascita. Penso che è possibile sentirsi rassicurato da una storia come quella. Comunque pensavo che fosse necessaria un altro tipo di storia.

  • Intende una storia in cui ci si chiede come dovrebbe essere impostata una rinascita, giusto?
Non importa quante decine o centinaia di anni ci provassi, non credo riuscirei a scegliere "la strada giusta" per la rinascita. Comunque, proprio perché è difficile fare una cosa simile, penso che ci sia un valore nello scrivere questo tipo di storie. Nell'ultimo volume, ho suggerito quello che la presente me stessa potrebbe fare con tutta la sua volontà.


Distruzione, rinascita, e...

  • C'era qualcosa in particolare a cui pensava mentre finiva l'ultimo volume?
Ero sorpresa che lo Stato No.6, che era così terrificante, si fosse rivelato in fine tanto fragile. È bastata una piccola spinta interna per essere distrutto facilmente. Prima di scrivere il 9 volume, pensavo che No.6 non sarebbe scomparsa fino a quando Fennec e il dottore (l'uomo in bianco), i due tiranni che controllavano No.6, fossero stati sconfitti. Comunque, mentre scrivevo, mi sono resa conto che quello che doveva essere sconfitto non era nessuno dei due. Loro erano solo una piccola parte dello stato – non erano solo loro che tenevano stretta No.6.

  • In quel caso, chi deteneva il potere in No.6?
Le persone che non provavano nemmeno a scoprire la verità, che non provavano nemmeno a cercare di capire perchè si sentissero soffocati. Come risultato, pensavano a se stesse come delle vittime, ma in realtà, erano strettamente coinvolte. È l'ignoranza e l'indifferenza dei cittadini che conferisce ai regnanti il loro potere. Se i cittadini non cambiano, No.6 non scomparirà mai. Alla fine, ho compreso che la cosa chiamata "lo stato" non è qualcosa di diverso da "l'individuo", ma piuttosto una collettività di "individui".

  • E' questa la risposta alla domanda che si era posta all'inizio, riguardo la relazione tra stato ed individuo?
Non so se posso dire di aver dato una risposta. Anche adesso, non sono abbastanza fiduciosa di aver davvero portato a termine la storia. Comunque, sono felice che ho portato la storia di "No.6" dentro di me.

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