24 ottobre 2011

No.6 CAP 13 ITALIANO

- Capitolo precedente -

Volume 3
CAPITOLO 3
Il Confine della Terra.
Tutti gli esseri umani sono nati dall'occhio di Ra. Ra è il creatore del cielo, della terra e di tutte le cose. Poiché egli è il Sole e anche il Re degli Dei, venne anche deciso che dovesse egli divenire il primo Re della terra.
- Mito egiziano “Il principio del Cielo e della Terra”. [1]
 Tutto quanto era confuso. Quello che si presentava alla sua vista era vago ed annebbiato.
 Ma devo svegliarmi...
 Safu tentò con difficoltà di aprire i suoi occhi. Si morse il labbro con tutta la forza di cui in quel momento riusciva a disporre. Avvertì un leggero dolore. Riusciva a sentire il suo corpo riacquisire sensibilità.
 Safu si rese conto di essere immobilizzata su di una portantina. Una porta bianca si spalancò e subito dopo venne trasportata all'interno di una stanza. Nella sua vista annebbiata, non riusciva a distinguere ciò che la circondava. Sentiva il suo corpo che veniva fatto scivolare lateralmente.
 “Ah, ci siamo svegliate?” Era la voce di un uomo. “Non c'è n'era bisogno, però. Ora ti darò dell'anestetico, che ne dici? Così potrai tornare a dormire tranquilla”
 “Dove... mi trovo...?”
 “Prova a indovinare?”
 Cosa mi succede? Cosa è accaduto...? Ho fatto visita a casa di Shion e poi...
 Era stata avvicinata da un uomo in divisa del Dipartimento di Sicurezza.
 'Lei è Safu-san?'
 La scossa sul collo. L'intorpidimento diffusosi per il suo intero corpo.
 Safu gridò quasi terrorizzata. Ma anche se le labbra erano aperte non emisero alcun suono. La sua voce era bloccata in gola.
 “Il Penit...zia...rio...”
 Udì un'esplosione di risa divertite. Chi stava ridendo era l'uomo di poco prima.
 “Allora, il penitenziario è di tuo gradimento? Sembra ti stia piacendo. Ma certo, una volta che l'operazione sarà terminata, potrai vivere per tutta la vita nella suite speciale che ho fatto preparare appositamente per te, che ne dici?”
 Operazione?
 “Oper...”
 “Sì. In questo momento ti trovi esattamente su di un tavolo operatorio” La voce dell'uomo era ancora piena di divertimento. Un bagliore bianco le riempiva la vista. Safu pensò si dovesse trattare della lampada chirurgica. Un senso di orrore le trapassò il cuore...un orrore più forte di quello da cui si era sentita paralizzare quando era stata arrestata dal Dipartimento di Sicurezza.
 Una lacrima lasciò i suoi occhi.
 “Ma no, non c'è nessun bisogno di piangere. Vedrai, non avvertirai alcun dolore, né tantomeno fastidio. Allora, adesso sogni d'oro”
 Shion. Shion. Shion.
 Questo nome mi proteggerà da tutto quello che tenterà di farmi del male.
 Lui mi salverà. Mi libererà e mi porterà fuori di qui...Shion.


 “Shion.”
 Aveva sentito il suo nome venire chiamato. Shion si fermò. La sua guardia del corpo, un grosso cane, emise un ringhio sommesso.
 “Rikiga-san”
 Rikiga stava uscendo da uno squallido ristorante, attraverso una porta in vetro piuttosto traballante. Per quanto squallido, restava uno dei più dignitosi stabilimenti tra i bazar del West Block. La maggior parte degli stabilimenti di questo tipo erano composti da gruppi di baracche, con all'esterno delle grosse casse utilizzate dai clienti come sedili e dove erano servite pietanze di dubbia origine. Il fetore di potenti bevande alcoliche e indefiniti stufati si diffondeva per le strade dai chioschi e molto spesso Shion si ritrovava costretto a tapparsi il naso. Ma anche così, bambini affamati e vecchi mendicanti brulicavano nei pressi di questi negozi, alcuni vagando nella speranza di ricevere cibo, altri fissando intensamente quegli adulti che portavano il cibo alle loro bocche. Il proprietario di un negozio alzò rabbiosamente la voce, gettando dell'acqua davanti al suo negozio e scacciando le persone come se fossero state cani o gatti randagi.
 E proprio davanti a queste persone affamate, coloro che erano riusciti a mettere le mani sul loro sostentamento giornaliero, affondavano i denti nel cibo, con il grasso grondante dalle bocche e si leccavano le dita.
 Possedere denaro e potere.
 Avere cibo significa soddisfare queste due condizioni.
 Shion lo aveva imparato durante la sua breve permanenza nel West Block. Ma non riusciva ancora ad abituarvisi. Non sopportava la visione di quella scena davanti ai propri occhi. Non poteva evitare di distogliere lo sguardo e fissare il pavimento.
 “Se ti fa sentire meglio, allora dà loro la tua carità. Ma solo se sarai in grado di riempire le pance di ogni singola persona là fuori” aveva detto Nezumi. Per Shion in quel momento era qualcosa di infattibile.
 “Cosa pensi poter fare con quella tua tiepida compassione? Salveresti per breve tempo una manciata di bambini dalla fame. Ma questo significherebbe solo creare due tipi di persone...quelli che restano affamati e quelli che non lo sono più. Lascia che ti dica una cosa interessante, Shion. È più straziante morire di fame, per le persone che hanno mangiato a sazietà una volta, piuttosto che per quelli che non hanno mai provato la sensazione del sentirsi pieni in vita loro. Niente è più duro della fame dopo la sazietà. Questi bambini qui non hanno mai mangiato fino a esserne pieni. Non conoscono cosa significa essere sazi. Ecco perché riescono ad andare avanti anche così. Lo capisci? Non c'è nulla che tu possa fare qui, assolutamente nulla”
 Nezumi aveva sputato queste parole, marciando poi fuori dalla stanza. Ma prima di uscire, si era fermato improvvisamente davanti la porta e si era voltato. Un cane dal manto castano era sdraiato ad un lato della porta.
 “Allora Inukashi ti ha prestato questo cane come guardia del corpo, huh? E ho sentito che la tua paga è stata un po' più alta del solito. Sembra che tu sia diventato il suo favorito”
 “Ha detto che mi permetterà di continuare a lavorare per lui. Mi ha chiesto di pulire le stanze degli ospiti e di prendermi cura dei suoi cani”
 “Ed hai accettato il lavoro?”
 “Certo che sì” rispose Shion entusiasta. “Ero così felice, l'ho ringraziato non so quante volte”
 Nezumi sogghignò.
 “Guardalo. Mister-Élite di No.6 che gioisce per un lavoro come domestico e dogsitter. Sarà interessante vedere quanto a fondo ti abbasserai”
 “Io non credo che quello che sto facendo sia abbassarsi” disse Shion prontamente “Ed anche tu sei d'accordo con me, non è forse così? Non credi affatto che tutto questo significhi 'abbassarsi'”
 L'armonico volto di Nezumi si contorse leggermente. Inarcò le spalle.
 “Oh, già, Shion. Sei stato pagato da Inukashi oggi, giusto? Va fuori a comprare un po' di carne secca e del pane”
 “Al mercato?”
 “Non conosci altri posti dove trovare cibo, sbaglio?” disse Nezumi sarcasticamente.
 “Beh...sì, ma...”
 “Carne secca e qualche pezzo di pane. E mi raccomando, controlla con attenzione quello che ti danno. Dormi ad occhi aperti come al tuo solito e per pane ti ritroverai un bel mattone ammuffito. E cerca di contrattare, contratta come se non ci fosse un domani. Vado”
 La porta si richiuse e i suoi passi si affievolirono in distanza fino a svanire.
 Avrebbe dovuto comprare carne secca e pane proprio davanti a quei bambini.
 Nezumi gli aveva ordinato di farlo.
 Carne secca e pane.
 Lo stomaco di Shion brontolava insistentemente. Aveva l'acquolina in bocca. Tutto ciò che aveva mangiato quel giorno si era limitato ad un pezzo di pane e della frutta che Inukashi gli aveva dato a mezzo giorno. Era terribilmente affamato. Non mangiava carne né del pane soffice da giorni.
 Il suo stomaco brontolò nuovamente e la sua bocca continuava a riempirsi di saliva.
 Voleva mangiare. Voleva soddisfare il suo stomaco vuoto.
 Shion sospirò e si tirò il cappuccio sulla testa.
 Cosa pensi poter fare con quella tua tiepida compassione?
 Le parole di Nezumi continuavano a tornargli alla mente.
 Hai ragione. Non c'è nulla che io possa fare. La mia, verso quei bambini, è solo una falsa pietà, un modo ipocrita per adulare la mia autostima. La verità è che sto per comprare carne e pane, proprio davanti a quei bambini, per soddisfare la mia stessa fame. Ecco la mia vera natura...ecco il tipo di persona che sono in realtà. Nezumi, era questo che volevi dirmi?
 Aveva alcune monete in tasca. Erano la sua paga quotidiana, ricevuta da Inukashi.
 “Una parte di questi sono il ringraziamento per aver curato mio fratello. Tieni presente che non potrò pagarti sempre così tanto” Gli aveva detto Inukashi piuttosto bruscamente, ma Shion gli era comunque grato per la sua gentilezza. Era una grossa somma per una singola giornata di lavoro, ma anche così, era sufficiente per poter comprare solo qualche pezzo di carne secca e due o tre panini ammuffiti. Nella loro stanza, sepolta dai libri, non era rimasto quasi nulla da mangiare ormai. E non poteva neppure approfittare della benevolenza di Nezumi per sempre. Per quanto limitato, doveva trovare un mezzo per provvedere a se stesso.
 Shion aprì la porta ed uscì dal negozio. Il cane si alzò lentamente in piedi e lo seguì. Una volta messo piede nelle strade del mercato, si portò al fianco di Shion, tenendogli ravvicinatamente il passo. Era stato ben addestrato. Era evidente che Inukashi avesse una buona mano con i suoi cani. Shion sorrise timidamente mentre si ritrovò, per l'ennesima volta, sorpreso o impressionato, come gli era accaduto per molte altre cose da quando era giunto nel West Block.
 Il sole stava tramontando all'orizzonte. Nell'oscurità che avanzava, i brusii e il clamore delle voci della folla risuonavano ancora più forti nell'aria serale. Al di sotto di tende strappate e davanti alle baracche, la gente vendeva e comprava, mangiava e beveva. Appena il calore pomeridiano era scivolato al di sotto dell'orizzonte, il pavimento sotto i loro piedi si era fatto più freddo nel giro di minuti. Probabilmente in questo momento, all'hotel di Inukashi, gli affari stavano fiorendo. Per coloro che non avevano un posto caldo in cui dormire, non sarebbe stata una notte molto piacevole. Donne a seni scoperti chiamavano dall'oscurità dei vicoli e donne vestite in stracci si rannicchiavano al pavimento nella stessa oscurità. I bambini correvano, facendosi agilmente strada tra la folla e venivano occasionalmente rimproverati da voci irritate. E le persone continuavano ancora a comprare e vendere, mangiare e bere.
 Non so cosa mi attende domani. Ma almeno posso vivere oggi.
 Per questo mangerò. Per questo io berrò. È solo questo ciò che abbiamo.
 Le cose che ho detto, non potrò goderle da morto.
 Per questo sono vivo e voglio goderle oggi.
 Questa è la realtà. Qui, si trova la realtà. Questa è la mia realtà. [2]
 Qualcuno stava cantando stonatamente. Shion si fermò e tese l'orecchio per prestare ascolto alla voce, stringendo forte al petto il pacchetto che conteneva la carne secca e il pane appena comprate. La grande confusione di voci sembrava quasi fluire su di lui e inghiottirlo...questo clamore, questa giungla di rumori che sembrava eruttare fuori dalla terra stessa...
 Tutto questo era strettamente collegato con il grande attaccamento alla vita di quelle persone e l'energia che irradiavano. In questo luogo, tutti si attaccavano velocemente alla vita. Le si avvinghiavano avidamente addosso. Poiché nulla assicurava loro un domani, queste persone vivevano con ancora più intensità, ancora più disperazione. Questa energia, questo clamore. Era qualcosa che non esisteva, la cui esistenza non sarebbe mai stata permessa, in No.6.
 Quali emozioni provava Nezumi percorrendo ogni giorno queste strade?
 “Fratello”
 Si sentì chiamare da una flebile vocina. Si voltò, per vedere un bambino avvolto in abiti scoloriti. Aveva lunghi capelli arruffati e un visino sudicio. Shion non riusciva a capire se si trattasse di un ragazzino o una ragazzina.
 “Hai un pezzo di pane?” Pregò il bambino debolmente, in una voce che era a malapena un sussurro. “Non mangio da tre giorni. Ti prego, solo un boccone”
 L'aspetto del bambino gli ricordava una piccola ragazzina con cui aveva stretto amicizia in Lost Town. Il suo nome era Lili.
 “Solo un boccone...”
 Un paio di mani sottili si allungarono verso di lui. Quasi senza pensarci, Shion si ritrovò ad infilare una mano dentro il pacchetto. Appena tirò fuori un panino tondo, qualcuno urtò violentemente contro la sua schiena. Era stato spinto. Barcollò e appena perse l'equilibrio, un paio di manine gli rubò il pacchetto dalle braccia. Allo stesso tempo, si sentì urtare violentemente nella schiena una seconda volta e ricadde in ginocchio.
 “Correte!”
 Gridò energicamente il bambino, quasi irriconoscibile dal sussurro di un momento prima. Diversi bambini gridarono dopo di lui mentre correvano lontani da Shion. Il cane si lanciò rapido e silenzioso al loro inseguimento. Attaccò il bambino che aveva rubato il pacchetto e delle grida si sollevarono dal gruppo.
 Abbracciando ancora il pacchetto di carne secca e pane con entrambe le braccia, il bambino si rannicchiò sul pavimento. Alcune strisce di carne e pezzi di pane caddero fuori dal pacchetto, sparpagliandosi sul pavimento. Il cane bloccò il bambino al suolo con le zampe e mostrò le zanne.
 “Fermati! Piede!” [3] Gridò Shion senza esitazione. Il cane obbedì chiudendo la bocca e guardò Shion con area di rimprovero. Il bambino non si lasciò sfuggire l'occasione. Si alzò in piedi e si mise a correre con il pacchetto ancora tra le braccia. Si muoveva con la velocità e l'agilità di un animale selvatico. Nel giro di un momento, la sua piccola schiena era scomparsa tra la folla. Anche gli altri bambini si erano dileguati tra la folla, lontani dalla sua vista.
 “Straordinario...”
 Shion non poté evitare di mormorare, colpito dalla loro scaltrezza. Era oltremodo impressionato. Rendendosi conto che non era propriamente il momento di essere impressionati, si chinò a raccogliere quanto era rimasto della carne e del pane. Cosa avrebbe detto Nezumi, scoprendo che erano ridotti a quasi 1/3 della loro quantità originale? Non avrebbe detto nulla, limitandosi a scrollare le spalle? Avrebbe riso di lui forse?
 Shion si sfilò il cappotto e lo utilizzò per avvolgere il pane e la carne. Quella sera li avrebbe condivisi con Nezumi come cena. Probabilmente anche quei bambini avrebbero fatto lo stesso. Avrebbero diviso tra loro e ciascuno avrebbe avuto per cena un piccolo boccone di cibo. Una compassione ingenua e senza senso. Sapeva che Nezumi lo avrebbe criticato aspramente per un pensiero simile, ma Shion si sentiva ugualmente un po' sollevato.
 Almeno stanotte, quei bambini avrebbero potuto mangiare del cibo. In questo momento, non aveva il potere di liberarli dalla fame. Non avrebbe potuto fare nulla per loro. Ma se la sua carne e il suo pane avessero potuto confortare, anche per un breve istante, gli stomaci vuoti di quei bambini...non sarebbero stati almeno un po' utili? A questo punto, rinunciare sarebbe stato abbastanza ammissibile, incapace di un aiuto concreto per quei bambini. Era ammissibile, ma restava comunque arrogante. Non penseresti questo, Nezumi?
 “Oi, tu, lì, giovane”
 Da una bancarella di kebab arrostito, la negoziante lo chiamò in una voce aspra. “La pianti di startene fermo come un ebete davanti al mio negozio? Che seccatura che sei. Mi disturbi gli affari!”
 “Oh, mi dispiace” Shion chinò velocemente il capo per chiedere scusa, ma la proprietaria del negozio era già impegnata in trattative con altri clienti, per poterlo notare. In questo luogo, nessuno badava agli sconosciuti. Erano semplicemente non interessati. Che ci fosse una rapina in strada o un mendicante moriva a due passi o una disputa scoppiava tra la folla, nessuno se ne curava. Tutto era combinato insieme nello scenario degli avvenimenti quotidiani.
 “Beh, torniamo a casa allora” Shion chiamò il cane e notò le sue fauci mordere come se stessero masticando qualcosa.
 “Ehi, aspetta un attimo, non dirmi che...”
 Il cane ingoiò la carne e lo guardò con il lampo di un sorriso beffardo.
 “E tu quando avresti raccolto quel pezzo di carne? Sei stato molto più veloce di me, huh?”
 Il cane ciondolò la sua lingua rosa e leccandosi i baffi, cominciò a precederlo trottando agilmente. Shion era divertito, anche se non era sicuro del perché.
 Stava seguendo il cane da un po' di tempo ormai, quando venne fermato da Rikiga. Apparentemente, il lavoro di Rikiga consisteva nella pubblicazione di dissoluti giornaletti per adulti. Ma dietro le scene, agiva in qualità di intermediario per prostitute ed era quello il suo sostentamento. Si vociferava che tra i suoi clienti figurassero anche alti ufficiali di No.6. Secondo Nezumi era da questo genere di persone che Rikiga lucrava astutamente grandi quantità di denaro.
 Ma era anche l'uomo a cui la madre di Shion, Karan, aveva detto a suo figlio di rivolgersi per un aiuto. Secondo Rikiga, molto tempo prima che No.6 e il West Block fossero divisi da un muro d'acciaio speciale, aveva incontrato e si era innamorato di Karan. Ma era stato un amore a senso unico e Karan si era sempre mostrata interessata esclusivamente agli articoli che Rikiga scriveva, a quel tempo, in qualità di giornalista.
 “È il primo esempio di un uomo corrotto” Anche queste erano state le parole di Nezumi, ma Shion si scoprì ad apprezzare l'aura distante e impavida dell'uomo che aveva amato sua madre un tempo. Quell'uomo non era completamente corrotto. Aveva ancora il giornalismo nelle ossa. Questo era ciò che Shion sentiva.
 Il volto di Rikiga era rosso come un peperone per l'ubriachezza e anche i suoi occhi erano arrossati. Era chiaro avesse bevuto parecchio.
 “Rikiga-san, se non si limiterà un po' con l'alcool, le danneggerà la salute”
 “Sei così gentile, Shion. Mi sembra di sentire la stessa Karan che mi rimprovera. Me lo stava dicendo proprio qualche giorno fa, 'La prego, Rikiga, si preoccupi di più della sua salute'”
 “Qualche giorno fa? Mia madre?”
 “Nei miei sogni. Da quando ti ho incontrato, Karan ha cominciato ad comparirmi spesso in sogno. Ed ogni volta che la vedo, mi rimprovera. Non bere, non essere sconsiderato, non perdere di vista quello che dovrebbe essere davvero il tuo lavoro...”
 Un rossore che non dipendeva dall'alcool accese le guance di Rikiga. Voltò il capo, come per evitare lo sguardo di Shion.
 “Beh, un sogno è sempre un sogno. Karan sarà andata avanti, ha anche avuto un figlio meraviglioso come te. Sarà sicuramente cambiata da quando era più giovane...nell'aspetto, come nel cuore”
 “È invecchiata” concesse Shion. “Ed è diventata un po' paffutella...Ma se dovesse vederla ancora, Rikiga-san, sono certo che direbbe esattamente le parole che le dice nei suoi sogni. Lei è quel genere di persona”
 Rikiga aprì la bocca per rispondere e si morse il labbro.
 “Tutte queste notizie su Karan...non...non è niente. A dire il vero, ricordare è un po' doloroso...” disse, con una voce sempre più bassa, prima di cambiare discorso all'improvviso. “Allora, sei solo quest'oggi?”
 “Sono con il cane”
 “Quello che mi sta lanciando occhiatacce diffidenti in questo momento? Non ti conviene mordermi, bastardo. Per tua informazione, la mia carne è completamente inzuppata di liquore, ormai mi starà scorrendo addirittura nelle vene. Prova ad affondarci le zanne e ti ritroverai a pancia all'aria per un'intossicazione da alcool”
 Il cane lanciò un occhiata all'uomo ubriaco, storse il naso disgustato e si accigliò. Shion guardò in basso e ridacchiò tra sé.
 “Problemi?” Brontolò Rikiga al cane. “Allora, a parte il cane, oggi nessun altro è con te?”
 “Si riferisce a Nezumi?”
 “Già. Quell'attoruncolo sarcastico e so-tutto-io. Cavoli, non penso di aver mai conosciuto nessuno che parli in modo tanto scurrile”
 “Ma lei era un suo fan, giusto?”
 “Non conoscevo ancora che razza di persona fosse davvero, ecco tutto. Voglio dire, su quel palco Eve è davvero affascinante. Non avrei mai immaginato che fosse un bastardo e un cafone del genere. Quel moccioso va in giro dicendo esattamente quello che gli passa per la testa, in qualunque momento. È difficile immaginare come un visino affascinante come quello possa essere così sfacciato e crudele. Inconcepibile, ti dico”
 “Nezumi dice solo il vero”
 Non importa quanto dure o spietate, le sue parole non contenevano mai menzogne. Era per questo che divenivano spade e lance che trafiggevano il cuore di Shion, infliggendogli una sofferenza impossibile da dimenticare. Una sofferenza che non avrebbe mai potuto conoscere se non avesse incontrato Nezumi. Ogni volta che queste innumerevoli sofferenze si agitavano turbolente nelle profondità del suo cuore, Shion sentiva qualcosa dentro di sé cambiare lentamente. Mentre una parte andava in pezzi, un'altra si sarebbe rimodellata; ed ancora, una nuova parte del suo io avrebbe preso vita. Ciascuna parola di Nezumi e il dolore che l'accompagnava, avrebbe condotto Shion al cambiamento, e lo avrebbe stimolato ad andare avanti. Shion poteva sentire se stesso intensamente mutato e plasmato dalla forza dell'altro.
 “Sai, Shion. Se dovesse diventare troppo insopportabile, puoi sempre venire a vivere da me” disse Rikiga mentre camminavano fianco a fianco. Il respiro che colpiva la guancia di Shion puzzava di alcool.
 “Insopportabile? Che cosa intende?”
 “No, ti capisco benissimo” disse Rikiga bruscamente. “Non c'è bisogno che tu lo nasconda. Non riesco a immaginare come vivere con Eve possa non essere insopportabile. Immagino che le condizioni in cui vivi siano peggiori della norma. Riesci a mangiare abbastanza? Ora, penso che questo sia altamente improbabile, ma se per un brutto scherzo degli eventi, tu finissi influenzato da Eve e la tua personalità diventasse deviata come la sua...hm,” brontolò a se stesso. “Certo. Non posso assolutamente permettere che al figlio di Karan accada una cosa simile. Vieni a vivere a casa mia. Ti darò tutto il cibo che vuoi e un letto caldo dove dormire”
 “No, va tutto bene. Sto bene così”
 “Ma Karan ti ha affidato a me per un aiuto, no?”
 “È vero, ma non vorrei esserle di peso, Rikiga-san” insistette Shion. “Sto bene così. Me la sono cavata fin'ora e continuerò a farlo. E a dire il vero, vivere con Nezumi mi piace”
 “È impossibile che possa piacerti stare con una spina nel fianco come quella. Non hai bisogno di mettere su una bella maschera. Stai vivendo un momento difficile, non è vero? Guardati, non indossi nemmeno un golfino. Povero figliolo”
 “Oh, no, sto solo utilizzando la mia giacca per avvolgere la carne e il pane...”
 Ma Rikiga non stava affatto prestando ascolto alle parole di Shion. Si guardava intorno, annuendo a se stesso e muovendo energicamente il capo.
 “Conosco un buon negozio, andiamoci”
 Trascinando Shion per un braccio, entrò in un negozio al cui interno vi erano allineati un'enorme quantità di vestiti. Sembrava un negozio di abiti usati e alcuni capi pendevano anche dal soffitto. Gli abiti spaziavano dai più consumati a quelli quasi nuovi.
 “ 'Giorno” Una donna, larga quasi quanto la negoziante dal chiosco di Kebab, si materializzò dall'ombra di una montagna di abiti. Appena si rese conto che il suo cliente era Rikiga, impastò uno smagliante sorriso d'affari sul suo volto.
 “Oh, Signor Rikiga. È un piacere rivederla” biascicò la donna. “Se cerca un vestito da regalare ad una donna, ne abbiamo di davvero belli qui, davvero. Uno di quelli che la lascerebbero a bocca aperta, sissignore”
 “No, non sto cercando abiti da donna oggi” rispose Rikiga. “Potresti trovarmi qualcosa di caldo, che starebbe bene addosso a questo ragazzo?”
 Gli occhi della donna si restrinsero e il suo sguardo ispezionò Shion dalla testa ai piedi.
 “Oh, che adorabile gentiluomo abbiamo qui” disse in apprezzamento. “E che belliiiissimi capelli. Vanno di moda tra i giovani, di questi tempi?”
 Shion si tirò il cappuccio di lana ancora più sopra gli occhi. I suoi lucenti capelli bianchi risaltavano anche nella penombra del negozio. Quando la vespa parassita si era schiusa all'interno del suo corpo, come prezzo per la sua sopravvivenza o un qualche specie di effetto collaterale, nell'arco di una singola notte i capelli di Shion erano stati prosciugati del loro colore e una cicatrice rossa era comparsa sulla sua pelle, serpeggiandosi la strada verso l'alto, dalla gamba destra fino alla sua gola. Poteva nascondere la cicatrice con gli abiti, ma con i capelli non era altrettanto facile. I suoi capelli bianchi come la neve e il suo giovane volto erano una combinazione inusuale e attiravano gli sguardi ovunque andasse. Nel West Block, non era particolarmente strano per i giovani essere calvi o avere capelli tendenti al grigio a causa della malnutrizione. C'erano molti bambini dai capelli sale-e-pepe [4], che in diverse circostanze sarebbero stati più comuni in qualcuno prossimo all'anzianità. Ma capelli come quelli di Shion, di cui ogni singola ciocca era di un bianco puro e brillante, erano una rarità.
 “Più che bianchi, sembrano trasparenti, direi. A dire il vero, io credo siano decisamente molto più belli di prima” Anche Nezumi lo aveva detto, mentre gli carezzava i capelli con la punta delle dita.
 “È suo figlio? Non si direbbe” rimarcò la donna, con il sorriso artificiale che ancora le tappezzava il viso, mentre fissava Shion. Si sentiva come sotto esame. Era una sensazione piuttosto sgradevole.
 “Rikiga-san, um, davvero, non ho bisogno di alcun vestito per l'inverno, potremmo...”
 “Sciocchezze” interruppe Rikiga. “Gli inverni qui sono duri. Hai a malapena abbastanza carne su quelle ossa per superarlo. Hai assolutamente bisogno di qualcosa di buono e caldo per tenere fuori il freddo. Dunque?” Disse alla negoziante con impazienza. “Hai intenzione di tirare fuori qualche vestito o no? Se no, andiamo a fare compere altrove”
 Sotto lo sguardo truce di Rikiga, la donna scattò velocemente all'opera.
 “Ma certo che sì. A dire il vero siamo stati appena riforniti. Solo un momento” Da dietro una tenda sporca, la donna tirò fuori un braccio pieno di vestiti.
 “Ecco qui. Scegli pure quello che vuoi. Sono tutti d'eccellente qualità”
 Che fossero o meno capi di qualità eccellente Shion aveva i suoi dubbi, ma c'era certamente un'ampia varietà di indumenti. Soprabiti, giubbotti, golfini, scialle pesanti e giacche sportive di ogni taglia, materiale e colore, tutti ammassati insieme.
 “Immagino basti cercare nel posto giusto...” mormorò Shion a se stesso. Ed ecco un'enorme quantità di vestiti, quando, solo a pochi metri di distanza, persone vestite solo di stracci stavano tremando per il freddo. Anche in un luogo severamente impoverito come il West Block, tra poveri e privilegiati restava comunque una rigida divisione.
 “Shion, non hai bisogno di essere modesto. Scegli qualunque cosa catturi il tuo interesse”
 “Ma Rikiga-san, non c'è ragione perché lei debba essere così generoso con me...”
Non preoccuparti di questo. Sei il figlio di Karan... e, per me, è come se fossi il mio stesso figlio. Pensa a questo come a una specie di regalo da parte di tuo padre”
 Shion sbatté le palpebre e fissò il volto arrossato di Rikiga. Sembrava che l'ubriachezza avesse soppresso un po' delle sue inibizioni; le parole di quel momento erano probabilmente vicine a ciò che l'uomo sentiva davvero. Probabilmente Rikiga, qui nel West Block, per tutto questo tempo era vissuto solo, senza una famiglia. Ed ora stava cercando di ricreare il tipo di vita famigliare che non aveva mai avuto, con il figlio della donna che aveva amato un tempo. Libertà e solitudine. Possedeva la scaltrezza necessaria per succedere in affari clandestini con ufficiali di No.6 come clienti; ma allo stesso tempo la fragilità di una persona stanca di vivere in solitudine per lungo tempo.
 Gli umani sono esseri complessi. Racchiudevano in sé determinazione e fragilità; ying e yang; luci ed ombre; sacro e profano. Ecco la vera forma di un uomo che Shion non sarebbe mai stato in grado di tracciare attraverso il vasto mare di conoscenza che aveva acquisito in No.6.
 Quello che conosceva era il corpo umano...composto da pressappoco 32,000 geni; approssimativamente 100,000 tipi di proteine; 300 milioni di sequenze base del DNA; neuroni; fibre di collagene; macrofagi; la struttura stratificata di un muscolo; la quantità totale del sangue in circolazione...non pensava a nessuna di queste come ad un'informazione inutile. Non lo pensava affatto. Ma comprendere un essere umano era una dimensione interamente differente. Era impossibile afferrare anche la più piccola parte della complessità o della vera forma di un essere vivente attraverso la conoscenza sistematica o da quelle informazioni che possono essere convertite in numeri.
 Era qualcosa che Shion aveva imparato dai suoi giorni vissuti con Nezumi in questa terra.
 “Bene, in tal caso, immagino che sceglierò liberamente”
 “Bravo, così ti voglio” disse Rikiga giovialmente. “Allora, quale vuoi? Trovato nulla di tuo gradimento?”
 Shion tirò fuori un pesante cappotto nero.
 “Sceglierò questo. Sembra davvero caldo”
 “Sei sicuro di volere qualcosa di così monotono? E va bene, scegliti un golf più vistoso adesso. Sei giovane, starai meglio con dei colori più accesi”
 “No, davvero...” protestò Shion. “Non ho bisogno di così tanto”
 “Sciocchezze. Il solo cappotto non ti terrà mai abbastanza caldo”
 “Avrei detto lo stesso anch'io, signore” Intervenne la donna. “Le nostre giacche sono molto calde, visto? Perché non provi qualcosa?”
 La donna, con fare sicuro, tirò fuori una giacca dalla pila di vestiti. La montagna di indumenti collassò e si riversò al pavimento come una valanga.
 “Oh, cielo. Oh, Beh. Chiedo scusa...”
 Rikiga schioccò la lingua seccato.
 “Cosa hai fatto?” disse irritato. “Ora non possiamo nemmeno scegliere in mezzo a questo macello. Inaudito, huh, Shion” si fermò. “Cosa c'è?”
 Anche se Rikiga aveva parlato a poca distanza da lui, le sue parole non avevano raggiunto le orecchie di Shion. Il suo sguardo era incollato a qualcosa emerso da sotto gli indumenti sparpagliati. Tutti i suoni e i colori che lo circondavano erano scomparsi e solo quel singolo oggetto si erigeva nella sua visione.
 Era un cappottino grigio. [5]
 Una tonalità chiara, con una leggera punta di blu; la sua ottima fattura era evidente al tatto; i larghi bottoni sui polsini delle maniche...lo aveva già visto prima.
 “Questo è...”
 Le sue mani tremavano mentre stringeva il cappotto. Nella spalla, uno squarto era stato ricucito grossolanamente con del filo nero. Mancava inoltre un bottone, che sembrava fosse stato strappato. Le sue mani tremavano violentemente. Voleva fermarle ma non ci riusciva.
 “Questo qui ha catturato la tua attenzione? Ah, ma è un cappotto da donna, vedi? Certo, della miglior qualità...ma lo troveresti un po' scomodo, ragazzo. Non credo che ti entrerebbe. L'ultimo cappotto che hai preso, quello nero, ti starebbe molto...”
 “Dove lo hai...”
 “Come, scusami?”
 “Ti sto chiedendo dove lo hai preso!” Stava gridando. Non aveva avuto intenzione di spaventare la donna, ma questa sollevò le sopracciglia per la sorpresa e indietreggiò di un passo.
 “Questo cappotto...dove...dove lo hai preso?”
 “Shion!”
 Da dietro le sue spalle, Rikiga bloccò una mano sulla spalla di Shion. “Cosa c'è? Perché ti stai scaldando in quel modo? C'è qualcosa che non va con quel cappotto?”
 Shion deglutì faticosamente e strinse il cappotto tra le mani.
 “Questo appartiene a Safu”
 “Safu? E chi è?
 “Una mia amica. Una mia... molto preziosa...”
 “Amica? Vuoi dire, di quando eri ancora all'interno della città?”
Sì”
 “Sei sicuro di non sbagliarti? Cappotti di quel modello ne esisteranno a dozzine”
 Shion strinse i denti, nella speranza di fermare il tremore nelle dita e scosse la testa da un lato all'altro.
 Non c'erano errori. Quello era sicuramente il cappotto di Safu. Era stato un dono da parte del suo unico parente di sangue, sua nonna, ed anche un ragazzo come Shion riusciva a dire che si trattava di un capo elegante ed appropriato, che metteva in risalto il viso ben definito di Safu.
 “Tua nonna deve conoscerti davvero bene, Safu. Riesce sempre a scegliere per te ciò che ti dona di più” le aveva detto.
 “Sì, immagino tu abbia ragione. Voglio dire, dopotutto mi ha cresciuta per tutta la vita. Hey, Shion...se dovessi regalarmi tu un cappotto, che modello mi prenderesti?”
 “Cosa? Mi dispiace, ma la mia paga non sarà mai sufficiente per comprare un cappotto bello come questo”
 “Ho solo detto, 'se'? Voglio sapere quale sceglieresti”
 “Mh, domanda difficile”
 “Dai, pensaci bene. Risolvere quesiti difficili è il tuo forte, no?”
 Solo lo scorso anno, camminavano lungo il viale autunnale intrattenendo questo tipo di conversazione. I raggi del sole invernale filtravano attraverso i rami spogli e illuminavano Safu, facendo risplendere fiocamente il suo cappotto. Era stata la prima volta in cui aveva pensato che la sua amica d'infanzia sembrasse splendida. Il sole autunnale, il caldo sorriso, il cappotto grigio. Era quello di Safu. Ne era certo.
 Perché...cosa ci faceva qui? Perché, perché, perché...
 “Perché?” Insistette Shion pressante. “Dove e come hai ottenuto questo cappotto? Dimmelo, ti prego. Adesso”
 “Shion, calmati” Rikiga fece un passo avanti, ponendosi davanti a Shion e bloccando la visione della donna. “Allora, quale via ha fatto questo cappotto per arrivare fin qui? È arrivato qui da No.6, o...”
 Il volto della donna aveva cancellato da tempo il suo sorriso plastico. Al suo posto, era colmo di un'audace e sdegnosa diffidenza.
 “Cosa? Mai. E pensare che la stavo trattando bene, signor Rikiga e cosa ottengo in cambio? Sono per caso affari suoi come ottengo la mia merce? O forse era questo! Stava pensando di trovare nella mia merce più difetti possibili, per poterla pagare poco, non è vero? Ma questo non è un gioco, nossignore, per niente. Io non rido nemmeno un po'”
 “E perché diavolo dovrei volerti far ridere?” Scattò Rikiga. “Posso assicurarti che la mia intenzione di fare una cosa simile è più sottile di un capello sulla mia testa. Allora, perché non parli? Perché sei così cauta? È molto rischioso, non è così? Come ottieni la tua merce?”
 La donna spalancò la sua larga bocca e si sfogò con un fiume di proteste indignate.
 “Ora basta. Ti basta sapere che da queste parti gestisco un'attività rispettabile io. Se hai qualcosa di cui lamentarti, quella è la porta. Fuori, ho detto. Tornatevene a casa!”
 Prima che riuscisse a finire di parlare, Rikiga le aveva piegato il braccio dietro la schiena e l'aveva bloccata contro il bancone.
Che diavolo fai? Sporco bastardo!”
 “Se non vuoi ritrovarti con il braccio spezzato, è meglio che parli” disse Rikiga minacciosamente. “Come hai ottenuto questo cappotto?”
 “L'ho preso dall'impianto di smaltimento dei rifiuti di No.6. L'ho raccolto che galleggiava nel liquame. Ecco tutto, pietà, Dio!” Trasalì per il dolore.
 “Ci sarebbe una fogna che viene fuori di lì? Non penso di aver mai sentito una cosa di simile”
 “È quello che ti sto dicendo, è stato tanto tempo fa...ma che importa. L'hanno gettato via perché era spazzatura, sono libera di farci quello che voglio. Non sono affari di nessuno, specialmente i tuoi”
 “Stai mentendo!” Gridò Shion. “È una menzogna! Questo cappotto era importante per Safu. Non lo avrebbe mai gettato via!”
Cos'è tutta questa confusione?” Una porta dal retro del negozio si aprì e un uomo fece il suo ingresso. Era un gigante...alto almeno due metri. Sembrava dovesse pesare almeno cento chili. La testa era completamente calva e la sua faccia era stranamente contorta. Nonostante la stagione, indossava solo una t-shirt a maniche corte. Tatuaggi di uno scorpione ed un teschio decoravano le sue enormi braccia.
 “Sei tornato e giusto in tempo. Sbatti fuori a calci questi due” La donna sorrise sprezzante mentre era ancora bloccata da Rikiga. “Sappiate che mio marito ha certi muscoli forti e potentissimi in quelle braccia. Potrebbe spezzare tranquillamente un collo o due a colazione. Io correrei fuori di qui se fossi in voi, prima di ritrovarvi morti”
 Rikiga lasciò andare la donna e alzò di spalle casualmente.
 “Allora?” disse la donna impaziente. “Cosa aspetti? Pestali fino a quando non si reggeranno in piedi a malapena, forza”
 L'uomo rimase in silenzio. Poi, senza spiccicare una singola parola, abbassò il capo.
 “È da tanto che non ci vediamo, Conk” disse Rikiga all'improvviso. “Non sapevo ti fossi messo a posto. Allora sei il maritino di una commerciante di vestiti adesso, huh?”
 “Mi sono sposato un mese fa” mormorò l'uomo.
 “Bene, bene. Congratulazioni. Saresti così gentile da chiedere alla tua bellissima moglie dove ha preso questo cappotto? Ha davvero del coraggio, questa tua signora. Non hai idea di quanta fatica stia facendo per farmi dire la verità”
 L'uomo che Rikiga aveva chiamato Conk fissò con attenzione il cappotto tra le mani di Shion e si girò verso la donna.
 “Dì a Rikiga-san la verità”
 “Cosa? Che ti è preso all'improvviso? Perché gli dai retta?”
 “Rikiga-san è stato buono con me tanto tempo fa. Sbrigati, diglielo”
 Sotto lo sguardo minaccioso di Conk, il viso della donna si contorse in un cipiglio. Ma anche così corrucciata, voltò il viso stizzita.
 “L'ho solo comprato da un intermediario. Non ho idea di dove l'ha preso”
 Rikiga fece schioccare la lingua.
 “Menti. È impossibile che tu non sappia da dove proviene la tua merce”
 “Non so quello che non so” disse la donna testardamente. “È impossibile che io sappia una cosa simile”
 Rikiga le pose un'altra domanda mentre tratteneva Conk, che era avanzato di un passo avanti con il pugno serrato.
 “Allora dimmi chi è l'intermediario” disse. “Il resto riuscirò a capirlo da me”
 La donna non rispose. Rikiga tirò fuori dal taschino alcune banconote e le piazzò nella mano della donna, per poi stringerle le dita intorno al denaro.
 “Stavi parlando per conto tuo e ti sei lasciata scappare il nome dell'intermediario. Ci è solo capitato di sentirlo. Ci atterremo a questa versione. Non ti causerò nessun problema”
 La donna lanciò un'occhiata alle banconote nelle sue mani e con il viso ancora voltato, mormorò una risposta.
 “È quel prestacani. Quello strano marmocchio che usa i suoi cani per fare affari”
 Il cane rannicchiato ai piedi di Shion drizzò le orecchie. Rikiga emise un brontolio sommesso.
 “Inukashi, huh. Allora deve provenire dal Penitenziario”
 “Dal Penitenziario?” Ripeté Shion incredulo.
 “Già” disse Rikiga. “Ho sentito che quel ragazzino contrabbanda nel mercato clandestino gli effetti personali dei prigionieri”
 Il cuore di Shion si fermò. O almeno gli sembrò che lo avesse fatto. Non riusciva a respirare. C'era un tenue ronzio nelle sue orecchie.
 Il Penitenziario, prigionieri, Penitenziario, prigionieri, Penitenziario...
 “Allora Safu... si trova dentro il Penitenziario?”
 “È verosimile” rispose Rikiga gravosamente. “E probabilmente non sarà stata nemmeno invitata cordialmente. Probabilmente è stata presa in custodia...trattata come un prigioniero, senza dubbio”
 Shion corse fuori dal negozio con il cappotto grigio tra le braccia.
 Doveva vedere Inukashi immediatamente. Doveva conoscere la verità da lui.
 “Shion!”
 Dietro di lui, le grida di Rikiga si diffondevano nel vento, disperdendosi nell'aria senza risultato.
***
 L'uomo camminava in modo insolito e lo stava facendo da un po' di tempo ormai. Continuava a incespicare in passi instabili, come se fosse ubriaco.
 Il dodicenne Juse piegò la testa perplesso, mentre smontava dalla sua bicicletta. In distanza, alla sua sinistra, poteva vedere il condominio dove abitava con la sua famiglia. Si trovava in un angolo di un parco, uno dei molti che costellavano l'area residenziale. Anche se non largo quanto il Parco Forestale, era allo stesso modo una nicchia pacifica ricca di verde. Juse spinse la bicicletta (una bici da strada che aveva ricevuto in dono da suo padre per il suo dodicesimo compleanno) e seguì l'uomo con lo sguardo. Non poteva evitare di essere preoccupato; non poteva lasciare l'uomo lì. Sua madre si lamentava sempre di questa sua abitudine. 'Non intrometterti negli affari degli altri' gli diceva sempre. ' Vuoi sempre ficcare il naso ovunque, Juse. Mi chiedo se hai preso da tuo nonno in questo'. Ma se lo avesse ereditato da suo nonno, per Juse sarebbe stato il regalo migliore. Era qualcosa che aveva sempre pensato nel suo cuore.
 Juse amava suo nonno. Quando era ancora piccolo, suo nonno, che era stato un marinaio una volta, portava sempre Juse sulle sue ginocchia raccontandogli delle storie. Gli raccontava del mare, che Juse non aveva mai visto prima; o di grandi balene bianche larghe quanto montagne; terre sospese in neve e ghiaccio per tutto l'anno; sciami di decine di centinaia di farfalle che fluttuavano attraverso il cielo in un'unica grande massa che scorreva armonica; giganti che vivevano al di sopra delle nuvole; misteriose creature che abitavano le profondità degli abissi; fate; magie; antiche battaglie degli dei...sua madre le odiava, ma c'era stato un tempo nella vita di June in cui si era lasciato completamente assorbire da quelle storie che gli raccontava suo nonno.
 Ma poi era cresciuto e non molto tempo dopo aver cominciato a frequentare un istituto selezionato dal Dipartimento Educativo, aveva ricevuto dall'istruttore un rimprovero formale, secondo il quale soffriva di propensioni al delirio. Gli era stato detto che era per il suo futuro. Sua madre era scoppiata in lacrime e suo padre aveva barcollato per il colpo. Juse era stato trasferito nel Programma Speciale, ricevendo una speciale istruzione per un intero anno. Era stato un ordine delle autorità e non avrebbe potuto sottrarsi. Venne privato di tutti i vecchi libri che aveva preso in prestito dagli scaffali di suo nonno. E qualche mese più tardi, anche suo nonno scomparve. Era stato ammesso al Twilight Cottage. Juse aveva sempre sentito dagli adulti che quel posto era la più grande felicità a cui un anziano potesse aspirare, ma lui passò diverse notti a piangere nel suo letto, per la solitudine di non poter rivedere mai più suo nonno. E nelle notti in cui piangeva fino allo stremo, avrebbe sempre sognato di quelle storie che suo nonno era solito raccontargli.
 Un anno dopo, Juse aveva smesso di parlare di grandi balene bianche o di fatine dalle ali trasparenti. Gli adulti avevano tirato un sospiro di sollievo. Ma nel profondo dell'animo del ragazzo, le storie restavano segretamente vive e respiravano dentro di lui. Non sarebbe mai stato capace di scacciarle via. Forse era per quello che si ritrovava ancora a preoccuparsi per le altre persone, anche adesso. Non poteva evitare di domandarsi, cosa fa questa persona? Ma aveva anche acquisito il buon senso di non dire quelle parole ad alta voce.
 “Oh!” Juse gridò debolmente. L'uomo era collassato ai piedi di un albero di faggio. L'uomo gemette dal dolore. Juse lasciò la bici e corse al fianco dell'uomo. Pensò di aver visto qualcosa di nero volare via dall'uomo, che giaceva con il volto riverso al pavimento. Juse non aveva il tempo per controllare. Il corpo dell'uomo aveva cominciato a muoversi convulsivamente, ma ben presto si fermò restando immobile.
 “Uhm...signore...”
 Lo chiamò esitante. Diede un occhiata al viso dell'uomo. Un momento dopo, Juse stava urlando.
-FINE CAPITOLO -
NOTE:
 [1]Tradotto dal giapponese all'inglese e a mia volta tradotto in italiano.
  [2] è una canzone, ma dubito esista là fuori da qualche parte nel mondo, quindi ho dovuto adattarla io. Lo so, tentativo pietoso, ma non sono una poetessa, chiedo venia. Nella parte finale non parla di realtà in originale, ma dice “Questo è tutto. Qui, è tutto. Il mio tutto.” L'ho interpretato come realtà, probabilmente è sbagliata ma vabbhe, pazienza XD.
  [3] Sinceramente non sapevo nemmeno esistesse... stavo per tradurlo con ' a cuccia', ma sono andata a controllare, 'piede' è un comando che si da ai cani... http://www.waggingweb.com/firsvers/pages6/edupiede.html
  [4] non ho idea se esista l'espressione in italiano. L'ho tradotta alla lettera ma penso si capisca, bianco e nero.
  [5] non ho idea di come tradurlo... pardon ma non capisco tantissimo di moda, comunque in inglese utilizza 'half-coat'... da vari dizionari ho trovato la parola 'mezzo cappotto' ma non sono sicura esista veramente, quindi ho optato per cappottino... nel caso in cui qualcuno sappia qualcosa, sarei felice se me lo diceste, grazie^^


9 commenti:

  1. Ciao Annamirka! Super veloce l'aggiornamento.
    Comunque l'half-coat sono quesi cappotti da donna che arrivano a metà coscia. Al di sotto del sedere. Di questi ne so qualcosa dato che ne ho a bizzeffa! xD
    ecco un'immagine: http://static.traderscity.com/board/userpix33/20157-women-coat-wholesale-half-sleeve-long-red-3.jpg
    Questo è anche della categoria half sleeve, ovvero manica che arriva al gomito. ^_^
    Alla prossima, Roxy

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  2. ti ringrazio, ho cercato 'half-coat' ma non mi dava una definizione in italiano quindi l'ho tradotto con cappotyino, proprio non trovavo nulla... e per la velicità, lo ammetto, ho superato me stessa XDieri sera sono andata a dormire alle 3 per finire la correzione^^

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  3. Leggerò il capitolo con ancora più gratitudine! So che significa tradurre, quindi ti capisco perfettamente! Grazie sempre ;D

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  4. eheh, grazie^^
    devo ammettere che questo capitolo, per quanto breve, aveva delle parti un po ostiche, tra l'altro la persona che mi consiglia di solito era via, quindi mi sono scervellata da sola >< (solitamente la tormento su facebook XD) . La Asano spazia da frasi così brevi che ti trovi a dire "bhe? già finita la scena?" percui in italiano tocca adattarle un po, a frasi davvero poetiche, sopratutto i pensieri o le descrizioni. Riesce a creare immagini vivide, ed anche le traduzioni di 9th Avenue le trasmettono bene, quindi cercare di rendere il testo con la stessa intensità, senza non fargli perdere quelle sensazioni che riesce a portare con se attraverso la lettura non è facile. In questo capitolo inoltre, la commessa del negozio così come altri che vivono nel West Block usavano un linguaggio differente. Per differenziare in inglese, la traduttrice aveva utilizzato il linguaggio che si usa in america del sud (cosa che ho sentito in diversi telefilm a dire il vero, non era difficile ma per certe parole son dovuta andare ad intuito ><), ma per rendere lo stesso in italiano nn sapevo come fare. Certo, avrei potuto utilizzare un dialetto locale, ma a parte il romanaccio che è abbastanza comprensibile e diffuso in tv, non credo che ci fossero altri dialetti comprensibili da tutti... Napoletano era un opzione, ma a dire il vero di dialetti non so molto, sono di Bari ma non so parlare nemmeno bene quello di qua... ><

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  5. Grazie mille per la traduzione di No.6!
    Sto adorando davvero tanto questo lavoro e sono così felice che qualcuno lo traduca!

    Un bacione e al prossimo capitolo!

    Tullia

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  6. Grazie per la tua gratitudine (si può dire? o.o), ma non è qualcosa per cui ringraziarmi, lo sto facendo perchè adoro incredibilmente questa storia e vorrei che molti altri potessero apprezzarla... Non si limita solo al meraviglioso rapporto tra Sion e Nezumi, ma è lo stesso mondo che la Asano sensei dipinge, quel mondo intenso, terribile, e anche così umano e ricco di emozioni, che merita di essere conosciuto. No.6 riesce a procurarmi emozioni fortissime, anche mentre leggo un passo dove ci sono bambini che muoiono di fame, o quando si parla dell'importanza di sognare per creare un identità propria (cosa che le autorità cittadine impediscono, ne abbiamo appena avuto un esempio con Juse)... questa intensità merita di essere conosciuta

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  7. Io continuo a ringraziarti, so che tradurre è un lavoro veramente difficile ; non si tratta di prendere il dizionario e buttare giù un significato azzeccato.
    Che tu ci metta un gran passione lo si legge in ogni riga della tua traduzione, e se riesco ad emozionarmi tanto, a comprendere le emozioni dei personaggi è solo merito tuo.
    La Asano sarebbe orgogliosa di te.
    Sei veramente speciale, e poi..abbiamo gli stessi gusti..quindi sei superspeciale!
    Ancora grazie.

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    1. ahhh non parlarmi così, non so cosa rispondere.... mi trovo più a mio agio con rimproveri che con complimenti.... ><

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  8. Grazie ancora per i tuoi capitoli ^-^
    in questo capitolo mi sono affezionato tantissimo alla figura di Juse anche se parla pochissimo di lui! Mentre leggevo pensavo "Bravo Juse, continua a sognare. Lascia perdere chi ti dice che è sbagliato!"
    non credevo di riuscirmi ad affezionare così tanto ad un personaggio in così poco tempo!!
    Sicuramente è merito dell'Asano ma anche tuo che riesci a tradurre benissimo questa novel! Grazie veramente tantissimo!

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