11 febbraio 2012

No.6 CAP 23 ITALIANO

Volume 5
Capitolo 3
Coloro i cui germogli sbocciano.
Dovrei parlare dunque dei due principali Spiriti dell'esistenza, di come il Santo parla del Malvagio: le nostre scelte, parole o azioni, il nostro io o le nostre anime, si trovino d’accordo. [1]

  Il bambino cominciò a piangere. Disteso su un lenzuolo strappato, agitava energicamente le braccia, in una voce alta abbastanza da rimbombare al soffitto.
  Cavoli, vuoi piantarla?
  Inukashi schioccò le dita, infilando le monetine, che stava contando, nuovamente nella sacca. Erano il suo profitto di quel giorno, una somma piuttosto considerevole.
  A una notte dalla Caccia il West Block si trovava ancora negli spasimi della confusione e dell'angoscia. Nessuno sapeva quanta gente fosse stata uccisa, rapita o era riuscita a fuggire, e nessuno possedeva l'energia o il modo per scoprirlo.
  Quella mattina Inukashi aveva portato i suoi cani ad ispezionare il bazar, o meglio, quello che era stato il bazar…il fazzoletto di terra dove sorgeva fino al giorno precedente.
  La maggior parte degli edifici — ammesso che baracche del genere meritassero di essere chiamate con un nome simile — erano stati distrutti e ridotti in macerie. Rispetto alle precedenti, questa Caccia si era rivelata particolarmente devastante e di grosse proporzioni. No, una simile definizione ne sminuiva la portata. Anche se in precedenza erano state distrutte case, rase addirittura al suolo, allo scopo di agevolare la cattura, mai si erano mostrati inclini alla devastazione come questa volta. Se Inukashi avesse potuto avvalersi di una visione aerea, probabilmente avrebbe assistito ad uno strano spettacolo: esattamente al centro del mercato sorgeva un cratere, delineato dai detriti disposti in una forma circolare lungo i suoi confini.
  Il bazar, una volta pieno di un aspro ma vivace trambusto, allineato con chioschi di dubbia natura, prostitute, borseggiatori, bambini affamati, vecchi mendicanti, scarafaggi e ratti che gironzolavano liberamente; nel giro di pochi attimi era completamente svanito da questa terra.
  È allucinante.
  Inukashi sospirò, in piedi in mezzo alle rovine. Non si trattava di un sospiro dettato dalla disperazione. Non era più così innocente da angosciarsi per una simile catastrofe. Piuttosto, ne era meravigliato.
  Sono disposti a spingersi fino a questo punto adesso.
  Le genti del West Block non erano nemici della città Santa, nè le si erano rivolti contro. Si erano limitati esclusivamente a radunarsi intorno, senza forza o senza armi. Quale ragione avevano per meritare di essere calpestati fino a quel punto?
Piuttosto che adirato o angoscito, si ritrovava semplicemente attonito.
Una simile potenza distruttiva, una così estrema crudeltà, era qualcosa che lo stupiva.
Si abbassò per raccogliere un detrito ai suoi piedi. Anche se pesantemente danneggiato, non presentava segni di bruciature. No. 6 non aveva utilizzato armi da fuoco questa volta. Solitamente utilizzava vecchie armi d'alto calibro come cannoni o obici; alcune volte, semplicemente, bruciavano tutto ciò che trovavano con lanciafiamme. [2]
Inukashi distorse il naso. Anche col suo senso dell'olfatto non riusciva ad avvertire il distintivo odore di fumo delle armi da fuoco. Solo il soffocante fetore dei cadaveri raggiungeva il suo naso. Un'arma che non produceva odori, che non lasciava nulla in testimonianza del suo passaggio.
  Onde acustiche?
  Provò a pronunciare ad alta voce tali parole. Ricordava di aver sentito da Nezumi qualcosa a riguardo. Parlavano di balene, anche se non ricordava come fossero giunti a un simile argomento. Inukashi non aveva mai toccato né visto una balena in vita sua, nè aveva idea di come fosse l'oceano. L'hotel in rovina e i suoi dintorni, a questo era limitato il mondo conosciuto da Inukashi. Dacché ricordava, aveva sempre vissuto entro quei confini. Mai aveva pensato di viaggiare al di fuori del West Block. Era soddisfatto del suo segmento di mondo, con le rovine, i suoi cani e il mercato al centro del tutto. Lui non aveva mai pensato di andare da nessuna parte, ma Nezumi era differente. Nezumi era un girovago, il tipo di persona che compare e svanisce all'improvviso. Non si sarebbe mai fermato in un singolo luogo. Inukashi non si fidava dei vagabondi e preferiva non avere alcun rapporto con uno di loro, ma si sentiva attratto dalle storie di quel mondo che lasciavano la sua bocca. Storie di mondi mai visti e che probabilmente non avrebbe mai avuto la possibilità di vedere. L'oceano era uno di questi. Un'ampia distesa blu traboccante d'acqua salata ed animali giganteschi; al solo nome il cuore di Inukashi impennava d'eccitazione. Non era sua intenzione partire, ma il suo cuore era attratto da quello sconosciuto mondo narrato da Nezumi. Forse a causa della sua incredibile abilità nel narrare storie e a quella sua bellissima voce – anche se 'bellissima' era difficilmente una descrizione adeguata, era spesso l'unica parola che riusciva a trovare. E spinti dal desiderio d'udire la sua voce e le sue canzoni, i residenti del West Block avrebbero racimolato i loro magri salari per visitare il misero teatro.
  Finiscono tutti nella sua trappola con estrema facilità. Ma io non sono come loro. È vero, ascolto le sue storie come in trance, ma non mi sono mai lasciato ingannare. Ho ancora abbastanza cervello per non lasciarmi ingannare.
  Inukashi gonfiò il petto, anche se si trovava solo in mezzo al cumulo di macerie.
  Non gli era sfuggito.
  Aveva notato il tono di Nezumi cambiare leggermente mentre parlava delle balene. Si era fatto piatto, perdendo tutta la dolcezza che sembrava accarezzare, soffice come una piuma, il suo spettatore. Era stato quando Inukashi aveva catturato una pulce dal collo peloso di uno dei suoi cani, infilandosela in bocca.
  “Onde d'urto?” Inukashi si leccò le dita, ripetendo le parole di Nezumi. “Che roba è?”
  “Un fascio sonoro. Mutano le vibrazioni sonore in onde d'urto per stordire e catturare le loro prede”
  “Questi... sottaceti o come si chiamano?”
  “Spermaceti” [3]
  “Hah,” disse Inukashi “procurarsi da mangiare con onde acustiche, huh. Piuttosto impressionante. Se avessi davanti uno spermaceto in questo momento, gli chiederei un autografo”
  “Anche gli uomini potrebbero fare una cosa simile”
  “Uh?”
  “Anche gli esseri umani potrebbero cominciare ad utilizzarle”
  “Queste unde-d'ur-come-cavolo-si-chiamano?”
  “Sì”
  “Per procurarsi da mangiare?”
  “Per distruggere”
  Distruggere con onde sonore? Inukashi non riusciva a capire. D’altra parte metà delle cose dette da Nezumi erano praticamente incomprensibili. Non ci teneva nemmeno a capirle. Ma anche se incomprensibili, molte delle sue parole lasciavano comunque un segno.
  Per distruggere.
  “Non avrà...”
  Inukashi strinse un frammento di macerie tra le mani.
  Aveva previsto che sarebbe accaduto tutto questo? Sapeva che stava per arrivare questa distruzione, questa catastrofe?
  Il vento soffiava. Come per schernire quanto accaduto il giorno precedente, la giornata odierna si presentava luminosa e soleggiata, e una meravigliosa distesa azzurra si estendeva sopra le loro teste. Un colore tanto intenso da nuocere gli occhi.
  Inukashi tirò un profondo respiro. Il suo corpo tremava di gioia. In quel momento respirava ed era vivo. In molti avevano perso la vita. Nezumi e Shion erano scomparsi, sepolti da qualche parte sotto quelle macerie o riusciti a infiltrarsi nel Penitenziario; in entrambi i casi, non li avrebbe più rivisti. Ne era sicuro.
  Sono tutti morti. Tutti scomparsi. Ma io sono ancora qui, sono sopravvissuto. Si leccò il labbro inferiore. Sorrideva, anche se verso nessuno in particolare.
  Sono vivo.
  Una gloria trionfante attraversava il suo corpo, invogliandolo quasi a gridare; agitava il suo corpo e la sua anima con una forza ancor maggiore. Perdita? Stanchezza? Non aveva tempo per sensazioni simili. Chi sopravvive vince. Sono sopravvissuto, dunque ho vinto. Non è forse così, Nezumi?
  Un cane abbaiò. Stava scavando tra le macerie con le zampe anteriori, tastando tentativamente col muso e graffiando nuovamente.
  “Trovato niente?”
  Il cane grigio dalle lunghe orecchie abbaiò orgogliosamente, affrettandosi a raggiungere Inukashi per vuotare il contenuto della bocca sul palmo della mano. Era una moneta d'argento.
  “Bravissimo” disse accarezzandogli la testa. “Continua a scavare. Ci saranno sicuramente altre monete là sotto”
  La coda del cane si agitava furiosamente per il complimento del suo padrone.
  “Ascolta. Qui sotto c'era il negozio di carne. Scava e quello che trovi sarà la tua cena. Carne e soldi, assicurati di cercare entrambi”
  Questa volta fu il turno di un cagnolino bianco di abbaiare. Stringeva un sacchettino di tessuto nella bocca.
  “Oh, ottimo!”
  Non vi trovò monete d'oro, ma c'erano numerosi argenti insieme a molti spiccioli. Inukashi sentiva di voler saltare dalla felicità, non si aspettava affatto di trovare una bella somma con tanta facilità.
  È la mia giornata fortunata. Credo di non essere mai stato tanto fortunato prima d'ora.
  Incitò i suoi cani a continuare a scavare.
  Girava voce che il proprietario del negozio di carne avesse racimolato una grossa somma di denaro ed aveva appena avuto conferma che l'uomo in questione giaceva senza vita sotto le macerie. Un familiare braccio peloso faceva capolino dal varco tra alcuni detriti. Lo stesso braccio che era solito gettare pietre e rametti contro i bambini o i mendicanti che gironzolavano davanti al suo negozio. Anche Inukashi aveva rischiato di essere picchiato da quelle braccia una volta. L'uomo indossava degli spessi anelli d'oro al pollice e l'indice, che scintillavano ogni qual volta sollevava il braccio per colpire. Inukashi era riuscito a conquistarsi l'anello che l'uomo portava all'indice. Non aveva avuto lo stesso successo con quello del pollice, il dito in questione era saltato completamente in aria.
  Eri un ricco bastardo e taccagno. Ma mi spiace per te. Una volta cadavere, dubito potrai spendere i tuoi soldi, o ancor peggio, continuare a racimolarne.
  Dopo il negozio di carne, Inukashi intendeva passare al negozio di vestiti usati lì accanto. Rovistando bene, avrebbe potuto mettere le mani su due o tre indumenti ancora buoni. Una una giacca pesante sarebbe stata l'ideale, ma si sarebbe accontentato anche di una singola camicia o una mantella. Poi sarebbe passato al negozio di cibo. Il largo tegame da zuppa che usavano per mescolare gli avanzi sul fuoco sarebbe gli stato davvero utile.
  Inukashi avvertì una presenza. Spostò lo sguardo, schioccando silenziosamente la lingua. Un cospiquo numero di persone era comparso dal nulla, cominciando a scavare tra i cumuli di macerie. Qualcuno dissotterrò qualcosa, lanciando un urlo come aveva fatto Inukashi poco prima. Un gruppo di bambini sporchi si stava litigando un pezzo di stoffa, presumibilmente un lenzuolo. Per i giorni successivi gli oggetti avrebbero posseduto maggior valore rispetto al denaro. Il denaro poteva essere inutile in un luogo similmente distrutto, ma nel giro di un mese quel posto sarebbe tornato nuovamente un mercato, esattamente identico al precedente. Circondato dagli stessi fortuiti negozi, con la gente che andava e veniva; circondata da urli, schiamazzi, risate ed odori di ogni sorta. Prostitute sarebbero rimaste nascoste nella penombra dei viali e i mendicanti avrebbero vagato per le strade. Oro ed argento avrebbero parlato, e molto anche.
  Sempre più persone stavano cominciando a radunarsi tra le macerie, correndo su e giù per gli edifici distrutti. Se avesse rimandato ancora, ogni oggetto di valore sarebbe stato portato via. Aveva numerosi rivali.
  Che seccatori.
  Inukashi di nuovo schioccò la lingua prima di esplodere in una muta risata. Sollevò il volto, lanciando uno sguardo alla fioca sagoma delle mura fortificate di No.6 in distanza, le mura d'acciaio speciale.
No.6, ecco cosa siamo. Non importa quante volte ci calpesterai, noi risolleveremo sempre il capo. Non ci lasceremo mai distruggere. Strisceremo al suolo, affondando le nostre radici nel terreno e continueremo a vivere. Siamo molto più resistenti di quello che immagini.
  Strinse gli occhi. Lo speciale acciaio catturava i raggi di luce provenienti dal cielo, riflettendo in ogni dove la sua luce. Inukashi aveva sempre distolto lo sguardo da quella luce, troppo accecante per i suoi occhi. Ma non quel giorno. Quelle mura scintillanti apparivano ai suoi occhi insulse e mediocri, come gli anelli dorati del negoziante di carne.
  “Forse quella fragile sei proprio tu” Inukashi sobbalzò alle sue stesse parole. Si guardò intorno, domandandosi se fosse stato qualcun'altro a mormorarle. Oltre i suoi cani non c'era nessuno che potesse ascoltarlo, Inukashi era l'unico presente a parlare un linguaggio umano.
Premette la mano contro la bocca, aggrottando le sue sopracciglia.
  Non doveva pensare a no.6. Non avrebbe mai dovuto avere nulla a che fare con quel posto. La città Santa aveva sempre regnato dall'alto. Un tiranno che deteneva un potere assoluto, con cui calpestava il West Block sotto i suoi piedi. Tuttavia, era anche vero che gente e merci trapelavano fuori dalla città attraverso il contrabbando. Lo stesso Inukashi riusciva a mettere le mani su una porzione di tale profitto.
  Si sarebbe attaccato a No.6 come una pulce o un zecca e avrebbe continuato a vivere. Dopotutto, la loro esistenza non era altro che pari a quella di pulci o zecche per No.6; anche se probabilmente i residenti non ne avevano mai vista una.
  Ecco cosa aveva sempre pensato.
  La Città Santa regna su tutto; per quanto riguarda noi, non siamo altro che insetti.
Pensare così non gli procurava alcun danno. Da tempo aveva gettato via orgoglio o vergogna. Una volta accantonati sentimenti inutili, e convintosi che era semplicemente in quel modo che andavano le cose, avrebbe continuato a vivere in qualunque condizione.
Questa era la filosofia di Inukashi, su cui aveva costruito la sua intera vita. Aveva vissuto in accordo, insieme ai suoi cani, e se l'era cavata abbastanza discretamente.
Ma negli ultimi giorni si era sentito strano. L'asse di quella filosofia aveva cominciato a vacillare. Le mura fortificate della città Santa, che si supponevano essere invulnerabili, apparivano ai suoi occhi come un giocattolo da quattro soldi. Eccolo lì, bisbigliare frasi come 'forse sei tu ad essere fragile'. C'era qualcosa di sbagliato in tutto questo, era chiaramente strano.
Pensò che forse – e se…ma scosse la testa.
  Era una storia assurda. Indubbiamente assurda. Una zecca rimane sempre una zecca. Finché riusciva a non farsi schiacciare e a succhiare un po' di sangue nel processo, andava bene. Non era saggio nemmeno indugiare in pensieri come colpire il punto debole dell'altro.
  Inukashi se lo ripetette, sorridendo nuovamente. Nonostante la sua mente si affannava, incitandolo alla ricerca di oggetti di valore tra i rifiuti, anzichè lasciare il lavoro ai cani, le sue mani restavano immobili.
  Con le mani ciondolanti, Inukashi corrugò le sopracciglia, voltando la faccia corrucciata verso le mura della città.
  La città Santa regna su tutto.
  Per quanto riguarda noi, non siamo che insetti.
  Ma era troppo tardi, quei pensieri lo avevano già sfiorato: aveva pensato di poter scuotere le fondamenta di tale relazione. Poter creare un varco in quelle mura artificiali e lasciare No.6 nuda ed esposta. Era colpa loro. Quei due…Shion e Nezumi… mi hanno avvelenato la mente.
  All'improvviso, il volto di Shion comparve nella sua memoria. Così fulmineo, da costringere Inukashi a incurvare la schiena ed inciampare, toccando quasi il terreno dietro di lui con la mano.
  Shion. Il ragazzo che Nezumi aveva portato con sé. Era un residente di No.6, irreparabilmente sciocco, e – difficile a crederci – un criminale di prima classe.
  Era qualcosa di assolutamente impossibile da immaginare. Parlando di pulci e zecche, sarebbe mai stato capace di ucciderne una? E quei capelli. Nonostante fosse giovane, i suoi capelli erano di un bianco candido. Erano troppo strani. Beh, forse i suoi capelli non erano così male. Erano lucenti e non il tipo di capelli che vedeva ovunque. Se fosse riuscito ad asportargli lo scalpo, avrebbe guadagnato una bella somma – ma a parte questo, l'aspetto non era l'unica sua stranezza; infatti, era ancora più strano di come appariva.
  “Sì” La risposta chiara di Shion riverberò nelle sue orecchie. Le persone di No.6 sono esseri umani come noi? Aveva domandato Inukashi, a cui Shion aveva risposto in modo deciso.
  “Sì”
  Inukashi lo aveva deriso, eppure nell'instante in cui aveva udito quelle parole il suo cuore aveva martellato sonoramente.
  Gli stessi esseri umani. Dunque le persone che vivevano all'interno e quelle che vivevano all'esterno delle mura erano le stesse?
  Sì.
  Inukashi era consapevole che le parole di Shion non erano di circostanza; ne era realmente convinto. Secondo Shion, non importava dove vivessi, quale colore di pelle o capelli possedessi; ogni singola persona rientrava nella categoria di 'essere umano'. Era una delle convinzioni più strane che avesse mai ascoltato. Avrei dovuto chiedergli dove l'ha sentito.
  Poi c'era Nezumi. Ancora più misterioso e pericoloso di Shion. Progettava di distruggere completamente No.6 un giorno. Tramava di colpire No.6, farla in pezzi, squarciare personalmente il suo ventre, ed estrarne le interiora col suo abile coltello.
  Inukashi si sfregò le braccia. Aveva i brividi, ma non a causa dell'aria gelida. Ogni volta che pensava a Nezumi avvertiva questa sensazione. Aveva paura. Avrebbe preferito morire piuttosto che ammetterlo, ma Inukashi provava un profondo terrore nei suoi confronti. Aveva avuto paura di lui dal loro primo incontro. Quegli occhi grigi, quella voce capace di sottrarre le anime, la sua abilità col pugnale: non era normale. Per qualche ragione lo turbava profondamente. Ma la cosa più strana era che Nezumi sembrava spaventato da Shion. Non ne era completamente certo, ma avvertiva distintamente questa sensazione. Inukashi aveva totale fiducia nel suo istinto.
  Nezumi temeva Shion. La ragione andava oltre la sua comprensione, ma era impossibile che si fosse sbagliato. Erano entrambi strani, bizzarri. Ma io…mi sono lasciato avvelenare da quei due. E ho creduto loro…che un giorno avremmo potuto mandare in pezzi e radere al suolo quelle mura.
  Un cane abbaiò. Sembrava avesse trovato della carne. Grondava bava da entrambi i lati della bocca, fissando Inukashi implorante.
  “E va bene, mangiala” Inukashi fece una mossa veloce col mento e i tre cani si avventarono sul pezzo di carne in un attimo. Un bambino dalle guance scavate li fissava attentamente. Inukashi tirò su col naso abbastanza per farsi sentire.
  Mi spiace per te, ragazzino. In questo posto devi provvedere da solo al tuo cibo. Nessuno ti darà una mano.
  Il bambino andò via. I cani attaccarono la carne, conficcando le zanne in profondità. Il cielo era azzurro, senza una singola nuvola all'orizzonte.
  Shion, Nezumi.
  Guardò verso l'alto.
  Davvero non ci siete più? Non ci rivedremo ancora? Ve ne siete davvero andati, ragazzi? Sono rimasto qui solo io?
  La gloria che aveva attraversato il suo corpo qualche momento prima non mostrava alcun segno di riaffiorare nuovamente.
  Come potrei fronteggiare quelle mura qui dal West Block, senza di voi?
  Awoo.
  Udì il piagnucolio di un cane. Non apparteneva a nessuno dei cani che aveva portato con sé. Inukashi era in grado di distinguere ciascuno dei suoi cani dalla voce.
  Questa voce era…
    Inukashi saltò giù dai rottami, cacciando un piccolo fischio. Un largo cane scuro balzò fuori dall'ombra di ciò che restava del negozio di carne, lanciandosi su Inukashi.
  “Sei vivo, huh”
  Con la Caccia all'uomo in avvicinamento, vagare per il bazar sarebbe stato pericoloso, ma nascondendosi nelle rovine dell'albergo non avrebbe giovato certamente ai suoi affari. Per questo aveva ordinato al cane di pattugliare il bazar, ma poichè non era riapparso la notte precedente, Inukashi aveva rinunciato, presumendo che anche l'animale fosse finito vittima della Caccia. Non si aspettava di trovarlo ancora in vita.
  “Sei riuscito a scamparla, ben fatto. Ma come mai non sei tornato direttamente a casa? Non sarai mica ferito?”
  Inukashi passò velocemente la mano tra la pelliccia del cane. Non c'era sangue e non sembrava nemmeno stesse soffrendo. Sembrava sporco ma non era ferito.
  “Allora, cosa ti ha trattenuto?” lo rimproverò. “Se eri vivo, avresti dovuto venire dritto…” si fermò a metà frase. Da qualche parte in mezzo alle macerie provenivano dei lamenti. Non appartenevano a un cane. Era…un essere umano? E sembrava un bambino. Il cane serrò la mandibola intorno alla manica di Inukashi, tirandolo leggermente.
  “Cosa?”
  Il cane gli stava suggerendo di seguirlo. Inukashi aveva un brutto presentimento. Solitamente non aveva mai buoni presagi su nulla, e le rare eccezioni si rivelavano puntualmente infondate, tuttavia i suoi cattivi presentimenti si rivelavano spesse volte veritieri.
  Ti prego, non dirmi che...
  Il cane condusse il suo padrone tra le rovine del negozio di carne e quello di vestiti. Si voltò indietro, muovendo le orecchie orgogliosamente. Inukashi sostava immobile, fissando la cosina rannicchiata nello spazio tra i resti di un muro e il terreno. Si guardò intorno per un istante, battendo una volta gli occhi, e scrutò infine lo spazio tra il muro e il suolo.
  Era un bambino. Non importa come lo guardasse, si trattava di un bambino umano. Piangeva, avvolto in un lenzuolino scuro. Una voce chiassosa, energica, sembrava quasi fuori luogo in un posto simile.
  “Sei rimasto con questo bambino per tutta la notte? Riscaldandolo perché non morisse di freddo?”
  Puoi scommetterci, sembrava dire la solenne coda marrone del cane che sventolava da un lato all'altro.
  “Stupido” scattò Inukashi. “Cosa pensavi di fare, raccogliendo un bambino umano? Quale utilità pensi che abbia, se non puoi nemmeno venderlo o mangiarlo? Che cosa stavi pensando?”
  Anche se non a causa delle urla di Inukashi, il pianto del bambino s'intensificò in un grido acuto. Una voce talmente potente da costringere Inukashi a domandarsi per un attimo se il muro sarebbe crollato per quel volume assurdo. Si voltò, dandogli rudemente le spalle.
Nulla di buono poteva venir fuori dall'immischiarsi con un bambino. Capre e maiali potevano essere mangiate e produrre latte, non c'era niente da perdere nel prendersi cura di loro. I bambini umani, invece, non erano altro che una seccatura e un peso inutile. Certo, era possibile venderli dopo averli cresciuti per qualche tempo, indubbiamente nel West Block esistevano mercanti interessati alla loro compravendita.
  No, grazie, non ci tengo.
  Inukashi era solito non rifiutare nulla che potesse fruttargli danaro. Si sporcava le mani con quasi ogni sorta di affare. Questo luogo non era così gentile da permetterti di vivere all'insegna di belle ideologie. Certo, aveva fatto di tutto per vivere ed avrebbe continuato a farlo, ma il traffico di bambini era qualcosa in cui preferiva non immischiarsi. Solo individui disposti ad abbassarsi più di tutti avrebbero messo le mani in un traffico simile. Inukashi non intendeva predicare morali, ma non aveva intenzione di cadere così in basso. Tuttavia questo non significava che avrebbe salvato il bambino piangente alle sue spalle. Gli piaceva pensare di non essere incline a quel tipo di gentilezza da indurlo a voler dare una mano per pietà o empatia, specialmente se consapevole gli avrebbe procurato nient'altro che problemi.
  Se lo avesse lasciato lì, senz'ombra di dubbio sarebbe morto. Il cielo capriccioso stava già cominciando a riempirsi di nuvole. Probabilmente avrebbe nevicato nel pomeriggio. Con l'avvicinarsi della sera il suolo si sarebbe congelato e avrebbe catturato con facilità la vita di quell'impotente fagottino.
  Ma quale importanza poteva avere per lui? Se quel bambino era destinato comunque a morire, era meglio accadesse il prima possibile. Poter lasciare questo mondo senza dover conoscere la sofferenza... forse, in un certo senso, quella poteva essere felicità. Avrebbe allestito una tomba per il bambino, almeno. Sarebbe bastata una piccola fossa per seppellirlo, molto più semplice di seppellire un cane.
  Woof!
  Il cane abbaiò, gettandosi contro Inukashi e facendogli quasi perdere l'equilibrio.
  “Ehi, piantala! Basta perder tempo” gridò Inukashi contro il cane. I loro occhi si incrociarono. Tra tutti i cani che vivevano nelle rovine, questo era particolarmente intelligente, era anche discendente della cagna da cui era stato cresciuto Inukashi.
  Ha gli stessi occhi di mia madre.
  Occhi sereni, intelligenti.
  Se solo tutti gli esseri umani avessero occhi come mia madre...
  Alcune volte la mente di Inukashi era attraversata da un pensiero simile.
  Se tutti avessero gli stessi occhi di mia madre, forse il mondo sarebbe un posto migliore.
  Il cane stava tentando di estrarre il bambino da sotto la parete, artigliando leggermente il terreno con le zampe.
  “Che dia...volo...” Inukashi deglutì. Aveva riconosciuto il tessuto in cui era avvolto il piccolo. Raccolse il fagotto, constatando che il tessuto apparteneva ad un cappotto. Di seconda mano, ma di considerevole qualità.
  “Shion...” Era il cappotto che indossava Shion. Rikiga lo aveva comprato e forzato ad accettare. “Perché mai Shion...”
  Il cane si distese ai suoi piedi. Inukashi ricordava: quel cane adorava Shion. Anche Shion gli era affezionato e gli spazzolava il pelo quasi ogni giorno. Entrambi erano intelligenti; due menti che si comprendevano a vicenda.
  “è stato Shion ad affidarti questo bambino?”
  Un singolo abbaio – un woof affermativo.
  “De- dev'essere uno scherzo” disse Inukashi, fumante. “Perché mai dovrei occuparmi di un bambino? Col cavolo che mi prenderò cura di lui. Cavoli, non prendetemi in giro.”
  Il bambino si agitava tra le sue braccia. Aveva smesso di piangere. Due occhioni lucidi erano fissi su Inukashi. Erano neri, con una sfumatura di viola. A seconda di come venivano illuminati dalla luce, il viola riluceva ancora più intenso. Forse era a causa delle lacrime: questi occhi gli ricordavano lo spettacolo notturno della superficie di un lago, traboccanti di acque calme e immobili. Assomigliavano molto agli occhi di Shion. Erano simili, se non esattamente gli stessi.
  “Hey, non sarai mica figlio di Shion, tu? Conoscendolo, non saprà nemmeno come si fa un bambino” Inukashi si ritrovò a parlargli. Il bambino sorrise all'improvviso, e con gli occhi ancora su Inukashi, scoppiò in un risolino entusiasta. Inukashi si sentì come se qualcuno gli avesse infilato una mano nel petto e tirato violentemente. Gli sembrava essere sul punto di piangere.
  Che diavolo.
  Si sentiva turbato da quel bambino sorridente, e anche dalla sua stessa reazione, la sua voglia di piangere. Non sapeva cosa fare.
  Un'ombra stava attraversando il sole. Le nuvole si stavano avvicinando ed il vento sferzava il suo corpo. Sentiva qualcosa di freddo contro nuca. Stava sudando.
  Me ne torno a casa.
  Inukashi affondò fermamente i talloni nel pavimento. La ghiaia sotto i piedi scricchiolava.
  Devo tornare a casa. Uh…e ora cosa faccio?... giusto, getterò questo bambino dove l'ho trovato e tanti saluti. E poi, e poi... me ne tornerò alle rovine... oh, ma prima devo cercare qualcosina dal negozio di vestiti....
  Gettò uno sguardo alle rovine alle sue spalle, lasciandosi scappare quasi un grido. Tra le rovine sciamavano quasi il triplo delle persone di prima, scavando a mani nude tra i resti degli edifici. Non importava se le loro mani sanguinassero o le loro unghie si staccassero. In quella stagione di freddo brutale, abiti caldi venivano subito dopo il cibo tra le necessità. Non correvano il rischio di rompersi come piatti o finire schiacciati come frutta; una volta dissotterrati, lavati e riparati, i vestiti potevano essere rivenduti.
  Troppo tardi.
  Inukashi schioccò la lingua. Anche se si fosse unito alla folla, ormai non sarebbe riuscito a racimolare un granché. Se li avesse scacciati con i cani? Il pensiero gli attraversò la mente, ma si affrettò ad allontanarlo. Era troppo pericoloso. I residenti del West Block restavano sempre all'erta nel loro attaccamento alla vita, ma quel giorno sarebbero stati ancora più disperati. Insieme al mercato, No.6 aveva fatto saltare in aria quel briciolo di ordine e morale radicato in quella terra.
  Se Inukashi avesse aizzato i suoi cani contro la folla, sicuramente si sarebbe temporaneamente dispersa. Ma cosa sarebbe accaduto in seguito? Sarebbe stato accerchiato e linciato. La gente non perdona chi prova a monopolizzare generi di prima necessità nel mezzo di caos e distruzione. Se avessero permesso che accadesse, si sarebbero ritrovati senza mezzi per vivere. Non avrebbero mai tollerato nessuno che avesse messo in pericolo le loro stesse vite. Chiunque si fosse azzardato a fare qualcosa di simile non sarebbe stato tollerato.
  Inukashi sapeva bene quanto violenta può diventare una persona messa alle strette. Non era differente da un lupo affamato. Ma Inukashi era anche consapevole che, una volta placatasi la confusione, l'ordine sarebbe stato ristabilito, almeno a un livello minimo. Dopotutto anche in un branco di lupi esiste un ordine.
  Ma a parte tutto, il lavoro di quel giorno era terminato. Gli toccava accontentarsi di ciò che era riuscito a racimolare dal negozio di carne. Era stupido rischiare di finire linciato per un'insignificante gratificazione.
  Anche conoscere quando ritirarsi era un'abilità necessaria per sopravvivere in quel luogo.
  “A-bah” sputacchiò il bambino, allungando le mani verso di lui. I suoi soffici palmi gli sfiorarono le guance. Forse aveva fame: il bambino increspò le labbra, cominciando a simulare i rumori di una poppata. Non era pietosamente magro, doveva essere stato cresciuto con una certa cura. Per un bambino nel West Block si trattava di una rarità.
  Percepiva chiaramente quel calore e quel peso tra le braccia mentre reggeva il bambino.
  Inukashi sospirò, fissandolo. Lo aveva preso tra le braccia. I loro occhi si erano incontrati. Aveva avvertito quel calore e quel peso tra le sue braccia, ormai non poteva più tirarsi indietro.
  Oh, cavoli.
  Voleva quasi gettare indietro il collo e lanciare un grido angoscioso al cielo.
  E ora cosa farò con un nuovo peso? Come diavolo farò adesso?
  Le nuvole cominciavano a ricoprire il cielo sopra di lui, il vento si era fatto ancora più gelido.
  Cosa devo fare, Shion?
  Il cane ai suoi piedi agitò la coda come per incoraggiarlo.

  Inukashi non aveva alcuna esperienza con i bambini. Ma per quanto riguardava i cani, aveva ormai perso il conto di quanti ne aveva cresciuti. In qualche modo ci sarebbe riuscito, provò a rassicurarsi.
  Esseri umani e cani non erano così differenti.
  Dalla sua esperienza, Inukashi sentiva che era vero. L'unica differenza era se possedeva due o quattro zampe, se avesse o meno la coda.
  Ho deciso di assumermene la responsabilità. Lo crescerò io.
  Lo aveva raccolto tra le braccia e portato a casa…non poteva abbandonarlo adesso. Lo avrebbe cresciuto a modo suo. Se fosse stato fortunato, sarebbe cresciuto. Altrimenti... beh, non ci sarebbe stato molto di cui preoccuparsi, sarebbe semplicemente morto.
  Due dei suoi cani avevano partorito fuori stagione. Nascite tardive risultavano spesso in cuccioli nati morti. Ciascun cane aveva dato alla luce quattro cuccioli, ma metà di entreambe le cucciolate era era venuta fuori dalla madre già morta.
  “Beh, coraggio, piccoletto. Se sarai in grado di sopravvivere o meno, dipenderà da quanta fortuna hai dalla tua parte. Se sei sfortunato non prendertela con me. Ringrazia Dio…no, puoi ringraziare Shion per questo. Capito?”
  Distese il bambino accanto ad una cagna dal manto nero, in modo che si accoccolasse accanto al ventre del cane. L'animale, che aveva perso recentemente i suoi cuccioli, sospirò pesantemente mentre si distendeva al pavimento. Il bambino fissava Inukashi con gli occhioni spalancati.
  Occhi simili alla superficie di un lago di notte. Non riflettevano nulla ma sembravano capaci di risucchiare qualunque cosa. Inukashi distolse lo sguardo, affrettandosi ad arretrare. Doveva fare l'inventario di ciò che aveva raccolto quel giorno. Presto si ritrovò catturato dalle monete d'argento accatastate sul tavolo.
  Sicuramente una somma maggiore di quanto si aspettava, rimpiangeva ancora di non essere riuscito a mettere le mani su nessun vestito o una pentola, ma non poteva lamentarsi di quel profitto.
  Una, due, tre... quel vecchiaccio della carne, ora capisco quanto era ingordo... guarda quante ne aveva messe da parte. Ma non preoccuparti, me ne prenderò cura io adesso. Non hai nulla di cui preoccuparti nell'aldilà.
  Con le monete d'argento che scintillavano debolmente tra le dita, non poteva fare a meno di concedersi un largo sorriso. Certo, sarebbe stato meglio che quel bambino si fosse presentato con il suo sacchettino di soldi.
  Mapensò, stringendo le monete nel pugno. Una cosa è certa, mi sono rammollito.
  Stava sospirando nuovamente, immergendosi nei suoi pensieri. Perchè? Perchè l'ho portato qui?
  Inukashi raccolse il cappotto dal pavimento. Era il cappotto di Shion. Il cane gli aveva raccontato a grandi linee ciò che era accaduto. Shion aveva avvolto il bambino nel suo cappotto, affidandolo alle cure del cane. O meglio, alle cure di Inukashi.
  Inukashi, ti scongiuro, prenditi cura di lui.
  Ancor prima di sentirlo dal cane, appena il bambino aveva puntato i suoi occhi su lui, aveva udito la voce di Shion riecheggire nella sua testa.
  Inukashi, ti scongiuro, prenditi cura di lui.
  Poteva quasi vedere la figura del ragazzo dai capelli bianchi nel mezzo della Caccia, della terribile confusione del mercato, nascondere il bambino sotto quelle macerie. Era questa la ragione per cui Inukashi non era riuscito a resistere. Non poteva abbandonare ciò che Shion gli aveva affidato a cavallo tra la vita e la morte. Se Inukashi avesse lasciato morire quel bambino, allora Shion...
  Shion probabilmente non mi biasimerebbe, pensò. Si sarebbe solo abbattuto. Il lilla dei suoi occhi si sarebbe fatto più intenso e un profondo dolore gli avrebbe attraversato il volto. Vederlo in quel modo addolorava Inukashi. Io non... voglio che una cosa simile accada.
  Tirò un lungo respiro. La moneta d'argento rotolò fuori dalla sua mano finendo sul tavolo. Hey, si rimproverò aspramente. Stai dando per scontato di poterli rivedere ancora? Rivederli vivi?
  Il suo stesso essere rispose.
  No, io.. no, certo che no.
  Già. È impossibile. Giusto? Impossibile quanto svegliarsi il mattino dopo e vedere le intere rovine completamente a tirate nuovo.
  Già... hai ragione... potrebbe essere vero, ma...
  Ma? Hey, cosa stai pensando? È della Caccia che stiamo parlando. Hai visto la montagna di detriti, no? Come puoi essere sicuro che Shion e Nezumi non siano seppelliti da qualche parte là sotto? Certo, trattandosi di Nezumi, mi sembra difficile potessero finire seppelliti tanto facilmente. È il vecchiaccio del negozio di carne ad essere finito steso sotto la sua stessa casa, ahah. Ma anche così…ammesso che se sono riusciti a non farsi seppellire vivi, e allora? Probabilmente saranno stati impacchettati e spediti al Penitenziario.
  Portati... al Penitenziario.
  Già. Il Penitenziario. Una volta passati quei cancelli, non c'è modo di tornare indietro. Hanno varcato quei cancelli di morte, amico. Sono andati all'inferno e non torneranno indietro. È impossibile farlo. Non compariranno mai più davanti a te.
  Inukashi si morse le labbra, picchiandosi forte il petto con un pugno.
  La gente che varcava i cancelli della morte non tornava mai più al mondo dei vivi. Lo sapeva. Certo che lo sapeva.
  La sua mente ne era consapevole. Ma questo qui… questo qui rifiutava di accettarlo.
  Aprì il palmo della mano, accarezzandosi il petto sottile.
  Il suo cuore stava sollevando un’obiezione. Gridava la sua esitazione.
  Lo avevano detto tante, tante volte. Andremo all'inferno, ma torneremo indietro. Nezumi con i suoi modi, e Shion con i propri, entrambi avevano affermato che sarebbero sicuramente tornati. Sì, e…e inoltre, Nezumi aveva promesso.
  Se un giorno dovessi ritrovarti afflitto da sofferenze insostenibili, ti prometto che correrò al tuo fianco. Non importa dove sarai, io riserverò una canzone per la tua anima.
  Inukashi non poteva dimenticare il tono serio con cui aveva sussurrato quelle parole. Anche se gli provocavano una profonda rabbia, quelle parole lo avevano supportato. Avvolto da quella bellissima voce, tutte le sofferenze sarebbero scomparse e sarebbe giunta quella morte serena che aveva sempre sognato. Non temere la morte significava non dover temere la vita. Grazie a Nezumi, Inukashi era in grado di vivere relativamente libero dal terrore della vita e della morte.
  Ha fatto una promessa. Avrò fiducia nelle sue parole.
  Un ragazzino ingenuo e un impostore incredibilmente pericoloso, ma nessuno dei due era mai venuto meno alla parola data.
  Sarebbero tornati a casa.
  Si alzò in piedi, lanciando un'occhiata alle sue spalle. Dietro di lui la stanza era stata insolitamente silenziosa.
  Il bambino aveva portato le labbra alla mammella del cane e stava succhiando. Il cane nero sollevò il capo, guardando curiosamente il bambino umano aggrappato al suo ventre.
  “Wow” disse Inukashi ammirato. “Sei uno tosto”
  Non si aspettava che il bambino potesse essere in grado di bere dal cane con tale facilità. Ma in fondo era scampato alla carneficina della Caccia: forse godeva di una considerevole buona sorte.
  Il fato decideva tra la vita e la morte. Dio vi presidiava. Ma l'abilità di aggrapparsi alla vita e stringersi saldamente ad essa proveniva esclusivamente dalla forza umana.
  “Beh, buona fortuna nel provare a vivere” Inukashi colpì leggermente il sederino del bambino con l'alluce. Non era stato un calcio, lo aveva solo sfiorato appena per solleticarlo, tuttavia il bambino cominciò a piangere. Agitava gambe e braccia impetuosamente, cominciando a singhiozzare. E presto i singhiozzi si tramutarono in un lamento a pieni polmoni.
  “Huh? Hey hey, cos'hai?” Inukashi si affrettò a sollevarlo tra le braccia, e il pianto si fermò all'istante. “Non ti azzardare a piangere, stupido. Devo ancora finire di contare quei soldi. Ho da fare, non ho tempo di giocare con te”
  Mise giù il bambino, che istantaneamente esplose in un nuovo pianto. Appena lo riprese in braccio, si fermò, mostrando addirittura un sorriso.
  Si vide costretto a girare per la stanza col bambino tra le braccia, che sembrava restare in uno splendido buon umore fin quando rimaneva in braccio. In fine il suo respiro cominciò a rallentare in quieti sospiri, mentre si addormentava tra le braccia di Inukashi.
  Gentilmente lo distese su un lenzuolo, coprendolo delicatamente col cappotto di Shion. Il cane marrone gli si accoccolò accanto e, dopo un attimo d'esitazione, anche quella nera gli si distese vicino, come per tenerlo nei pressi del suo ventre.
  Com'è possibile? È solo un bambino ed i cani stanno già cominciando ad affezionarglisi.
  I cani che circondavano Inukashi erano a metà tra il selvaggio e l'addomesticato. Seppure vivessero accanto agli umani, non si fidavano di loro. Ne erano apprensivi, timorosi ed alle volte arrivavano anche ad attaccare gli esseri umani. Cauti e aggressivi. Ad eccezione di Inukashi, era molto difficile che accettassero una persona con tale facilità. Certo, si trattava di un bambino indifeso, ma Inukashi non riusciva a credere che lo avessero accolto sotto la loro ala protettiva così prontamente. Si era aspettato di vedere il bambino prendersi come minimo uno o due morsi...
Cavoli, cos'ha questo bambino? Forse ha davvero il sangue di Shion in lui. Non dirmi che diverrà un ingenuo come lui da grande. [4]
  Provò a immaginarlo. Lo trovava talmente divertente da scoppiare addirittura a ridere. Ma adesso il bambino non doveva preoccuparsi di congelare. Si era riempito la pancia e poteva addormentarsi senza preoccuparsi del freddo. Era qualcosa di cui essere grato, una delle circostanze più fortunate in cui potesse venire a trovarsi. Eppure nonostante questo, il bambino sentiva il bisogno di piangere. Qualunque fosse la causa, scoppiava a piangere nemmeno cinque minuti dopo essere messo giù. Se preso in braccio, si calmava e si addormentava; se messo giù, si risvegliava e scoppiava nuovamente a piangere. Questo continuava a verificarsi a ripetizione. Contare i suoi soldi era l'ultima cosa che poteva fare.
  “Razza di stupido. Sono io a voler piangere, qui. Se non la pianti subito, ti getto in una pentola e do in pasto ai cani” disse lamentandosi. Apparentemente il messaggio non sembrava essere stato recepito dal bambino, che lanciava piccoli gridolini e ridendo entusiasticamente, con la sua vocina che riecheggiava contro le pareti.
  Se ci fosse stato Nezumi, avrebbe potuto cantargli una gentile ninna nanna, pensò. Una ninna-nanna tanto super efficace, da cullare il bambino in un sonno così profondo da potersi svegliare solo al mattino successivo.
  Inukashi non conosceva ninne nanne. Cresciuto dai cani, il suono del vento e il brontolio dei cani erano gli unici suoni a indugiare nelle sue orecchie. Entrambi risvegliavano sensazioni angosciose piuttosto che invitare il sonno.
  Riuscirò a mettere le mie mani sul cibo domani?
  Riuscirò a evitare di congelare a morte domani?
  Riuscirò a evitare di essere picchiato troppo forte domani?
  Riuscirò a sopravvivere ancora domani?
  Il vento annunciava pioggia, e i lamenti notizie di pericoli. Era sempre stato così.
Pericolo, pericolo. Fà attenzione. Non abbassare la guardia nemmeno per un attimo. Vedi, quel momento vulnerabile potrebbe costarti la vita. Fà attenzione, è pericoloso. Attento, sii prudente.
  I cani e il vento gli avevano sempre sussurrato parole simili. Nessuno aveva mai cantato per lui o sussurrato parole come rilassati e riposa, dormi serenamente.
  Inukashi si fermò, dondolando il bambino tra le braccia.
  La prossima volta che vedrò Nezumi, gli chiederò una ninna nanna per questo bambino. Gratis ovviamente. Questo bambino è responsabilità di Shion, dopotutto, non potrà dirmi di no.
  Anch'io vorrei ascoltarla, pensò. Vorrei sentire Nezumi cantare una ninna nanna, almeno per una volta.
  Sfiorò la paffuta guancia del bambino. Non era affatto dura o rigida, ma liscia ed elastica. Era sorprendentemente piacevole al tatto.
  Potrebbe essere gustosa.
  Il pensiero gli attraversò la mente, a metà tra il serio e l'ironico. Il suo stomaco vuoto, eccetto per i pochi avanzi, continuava a contorcersi, brontolando insistentemente. Sentiva l'acquolina in bocca. Alla fine, si trattava di scegliere tra carne e una ninna nanna. Uno stomaco pieno era molto più necessario di una dormita. Deglutì la saliva che si era raccolta nella bocca.
  Cavoli, che fame.
  Percepì l'aria che circondava le rovine mutare. Mormorava con l'abbaiare dei cani che riecheggiava da ogni dove.
  E adesso chi sarà?
  Stava arrivando qualcuno, i cani all'esterno avevano alzato le loro voci in apprensione. Ma non c'era nulla di cui preoccuparsi, il latrato dei cani, grandi e piccoli, non sembrava eccessivamente minaccioso o allarmato.
  Non si trattava di un nemico, né un estraneo che vagava per le rovine, o un ladro sgattaiolato furtivamente all'interno. Doveva trattarsi di un ospite sgradito ma poco pericoloso.
  Inukashi sollevò il volto distorcendo il naso: avvertiva odore d'alcol. Allo stesso tempo, un cucciolo dall'orecchio destro lacerato irruppe nella stanza guaendo insistentemente, informandolo dell'identità del visitatore. Inukashi lo zittì con un cenno della mano. Vedi?I cani sono davvero grandiosi. Gli dici di tacere, e loro stanno zitti.
  “Lo so, lo so. Riesco a sentirne la puzza fin da qui. È il vecchio alcolizzato, giusto?”
  I suoi occhi caddero sulle monete sul tavolo.
  “Oh, merda” Infilò il bambino in mezzo i cani, affrettandosi a nascondere le monete nella sacca. Era sul punto di infilarsela in tasca quando udì dei passi risalire le scale.
  La porta si spalancò violentemente.
  “Ti spiacerebbe bussare, almeno?” Inukashi prese posto su una sedia, aggrottando minacciosamente le sopracciglia. “E se mi stavo cambiando?”
  “Quante volte – in vita tua – ti sei degnato di – cambiarti i vestiti?” Ansimando pesantemente, con le spalle che si sollevavano e ricadevano a ogni respiro, Rikiga si appoggiò alla parete.
  “Ehi vecchio, meglio per te non correre troppo. Quei tuoi polmoni saranno mezzi squagliati nell'alcol, ormai. Occhio a non soffocare e crepare”
  Rikiga lanciò in fuori la mano destra, continuando a boccheggiare alla ricerca d'aria.
  “Cosa? Vuoi una stretta di mano?” domandò Inukashi.
  “Dammi un.... un bicchier d'acqua”
  “Una moneta di rame”
  “Cosa?
  “Se vuoi qualcosa da bere, devi pagarmi una moneta di rame”
  “Inukashi.... piccolo...”
  “Hey, ci troviamo in delle rovine. Non c'è acqua corrente come a casa tua, qui, vecchio. L'acqua mi tocca prenderla dal fiume. Roba davvero preziosa. Una moneta di rame, niente resto”
  Rikiga schioccò la lingua. Nonostante il freddo pungente, la sua fronte era madida di sudore. Doveva essere arrivato di corsa, il suo fiato impiegò diversi secondi per tornare normale. Ansimando affannosamente Rikiga si lasciò affondare in una sedia, rispondendo sarcasticamente.
  “Non mi... chiederai soldi anche per una sedia, vero?”
  “Questa volta offre la casa. Dunque, cosa la porta qui, signor cliente?”
  “La Caccia c'è stata per davvero infine, huh?”
  “Uh-huh”
  “Shion è stato portato via”
  “Così pare”
  “Sono... sono preoccupato, molto preoccupato... non riesco a restarmene con le mani in mano”
  “Per questo hai deciso di correre una maratona fin qui? I miei complimenti”
  Il pugno di Rikiga colpì il tavolo. Una moneta di rame dimenticata da Inukashi cadde a terra, rotolando sul pavimento. La fermò con il piede, abbassandosi per raccoglierla.
  “Puoi preoccuparti quanto ti pare, ma certamente non risolverai nulla in quel modo, vecchio. E poi, le cose sono andate secondo i piani, no? Sono riusciti a sgattaiolare nel Penitenziario proprio come volevano. Dovremmo congratularci con loro”
  Soffiò sulla moneta di rame, lucidandola con il tessuto della manica. “E se riusciranno ad uscire di lì, gli organizzeremo una gran festa”
  Un profondo sospiro scappò dall'ispida bocca di Rikiga. Puzzava d'alcol.
  “Shion.... povero ragazzo... quando immagino quali terribili momenti starà affrontando in questo momento... un bravo ragazzo, un così bravo ragazzo... ti prego, non morire”
  “Vecchio”
  “Cosa?”
  “Non che m'importi davvero, ma...non ti sembra di dimenticare qualcosa?”
  “Dimenticare? Cosa?”
  “Shion non si è infiltrato nel Penitenziario da solo. Beh, non che si siano proprio 'infiltrati'... 'catturati', piuttosto” aggiunse. “Comunque sia, non si trova in quel posto da solo, ha un partner con sé. Non sei preoccupato anche per lui?”
  Il volto di Rikiga si distorse. Se qualcuno gli avesse infilato un cadavere in decomposizione sotto il naso, probabilmente avrebbe assunto un'espressione meno disgustata.
  “Parli di Eve? Non me ne frega nulla di lui. Se finisse in una trappola per topi, già che si trova, sarebbe un peso in meno”
  “Sono d'accordo con te” convenne Inukashi. “Il solo immaginare Nezumi che si dimena in una trappola per topi mi fa venire le vertigini. Ma tu non eri un suo fan, vecchio? Ho sentito dire che non ti perdevi un suo spettacolo”
  Rikiga tirò sdegnosamente col naso, distogliendo lo sguardo.
  “Ero vittima di una truffa. Chi avrebbe potuto immaginare una personalità come quella con un viso simile, una voce simile? Santo cielo, quel tipo è più insidioso di una donna volpe”
  “È maschio ”
  “Quello che è.. non cambia il fatto che è un insidioso demone volpe”
  Demone volpe, huh. Non male come descrizione, molto più appropriata di Topo. Anche se, più che una volpe, penso sia più simile a un lupo.
  Inukashi fece spallucce, socchiudendo un occhio. “Shion ha un demone volpe accanto a sé, allora. Starà bene”
  Rikiga si tese in avanti afferrando un braccio di Inukashi, che si lasciò quasi sfuggire un grido per la forza della presa. Istintivamente strinse la mano intorno alla tasca, come se si fosse trovato sul punto di essere derubato dalle monete d'argento.
  “Davvero?” Gli occhi arrossati di Rikiga erano spalancati. “Lo pensi davvero?”
  “Pe-penso cosa? Porca miseria, vecchio, mi stai facendo male. Mollami”
  “Pensi davvero che Shion stia bene?”
  “Come diavolo potrei saperlo?” Disse tirando in dietro il braccio, mentre Rikiga continuava a mormorare tra sé.
  “Sarà anche una canaglia, un truffatore, una frode, ma Eve è abile quando ce n'è bisogno”
  “Lo stai insultando o facendogli complimenti?”
  Rikiga lo ignorò, continuando a mormorare tra sé.
  “Sì, possiamo contare su di lui. Eve riuscirebbe sicuramente a difendere Shion. Dico bene, Inukashi?”
  “Ti ho già detto che non lo so” Chiuse la bocca, indirizzando lo sguardo verso il soffitto.
  Senz'ombra di dubbio, Nezumi era una canaglia, un truffatore, una frode. Ma era indubbiamente in grado di affrontare qualunque situazione. Anche su questo non nutriva alcun dubbio. Nezumi era la persona più cauta e astuta che Inukashi avesse mai conosciuto. Giudizioso, pronto e tenace. Come un lupo non conformatosi al branco.
  Non aveva mai visto un lupo dal vivo, ma ne aveva sentito parlare da sua madre.
  Creature terrificanti, incapaci di aprire il proprio cuore agli umani come noi cani. Preferirebbero morire piuttosto che permettere ad un umano di prendersi cura di loro. Sono orgogliosi, ma anche ingannevoli e sempre alla ricerca di profitto. Sono avidi e spietati. Non possiedono il più piccolo barlume di compassione nei loro cuori. Ecco la differenza tra cani e lupi. Adesso ascolta, tu sei un cane. Non un umano, né un lupo. Tu sei un cane, non dimenticarlo mai.
  Una creatura orgogliosa e senza cuore. Nella mente di Inukashi, l'immagine del lupo di cui gli era stato raccontato tante volte combaciava perfettamente con quella di Nezumi. Una creatura estremamente pericolosa da trovarsi contro. Ma se avesse dovuto proteggere, sarebbe stato incredibilmente abile.
  Se Nezumi avesse provato seriamente a difendere Shion, forse sarebbero riusciti a far ritorno dal Penitenziario. Si trattava di una piccola probabilità, ma non era equivalente a zero.
  Nezumi avrebbe difeso per davvero Shion, con tutte le sue forze. Lo avrebbe fatto di sicuro. Finché Shion non avesse costituito un impedimento, sarebbero tornati come promesso.
  Il cuore di Inukashi si fece più calmo. Sì, è certamente così, si disse.
  Leggendo qualcosa dall'espressione di Inukashi, Rikiga si sistemò nella sedia, annuendo risolutamente.
  “Se è così, dovremmo passare in azione anche noi”
  “Huh? Cosa 'se è così'?”
  “Aiutarli dall'esterno in modo che Shion possa tornare a casa. Cos'altro?”
  “E quando lo avremmo deciso? Io sono fuori da questa storia” disse Inukashi rudemente. “Ho già accettato di fare da esca una volta. Ho contribuito molto più di quanto dovessi”
  “Ti stai comportando come se avessi lavorato gratis” lo schernì Rikiga. “Hai ricevuto un compenso per quello, se non ricordo male”
  “Quelli non bastano nemmeno per le spesucce. Vabbè, non intendo avere ancora a che fare con loro o il Penitenziario, comunque. Nada, nulla. Ho chiuso, ti dico”
  “Non intendi aiutare Shion?”
  “Lascia che ti dica una cosetta, vecchio. Non devo alcun favore o debito a quella zucca vuota. Non siamo amici, né fratelli, né parenti, né padre e figlio”
  “Ma fa parte del nostro gruppo”
  “Nostro gruppo?” Inukashi indietreggiò col mento, non si aspettava di udire parole come “nostro gruppo” da quell'esemplare marinato nell'alcol di uomo corrotto che pubblicava riviste oscene traendo profitti dalla vendita di corpi femminili. Quale sorpresa.
Compagni di gruppo?
  “Ci siamo dentro insieme. Sbaglio?”
  In errore lo era di certo. Dentro insieme? La punta del naso si irrigidì. Inukashi rimase in silenzio, indeciso se sentirsi divertito o esasperato. Rikiga, d'altra parte, sembrava farsi sempre più eloquente.
  “Shion fa parte del nostro gruppo, nessuno potrebbe mai rimpiazzarlo. Andiamo, Inukashi, anche tu gli sei affezionato, non è così?”
  “No...beh...non lo odio”
  “È come un angelo. È immacolato. Una persona tanto pura non la trovi da nessuna parte”
  “Uh-huh, a sì?” commentò Inukashi in tono piatto. “Scusa tanto se sono il membro corrotto della compagnia”
  “Nessuno ha detto che sei corrotto. Lo vedi? Shion non avrebbe mai rigirato le parole di qualcuno in quel modo. Accetta le cose apertamente, con onestà, per quelle che sono. Il suo cuore ha le radici nello stesso luogo di quello di sua madre. Oh, Karan, mi domando cosa stia facendo in questo momento” disse Rikiga sconsolato. “E se si fosse ammalata per la preoccupazione per suo figlio?”
  “E adesso chi è Karan? Non stavamo parlando di Shion, qui? E poi, vecchio, non fai che ripetere Shion-di-qua, Shion-di-là. E Nezumi? Se Shion fa parte del nostro gruppo, allora lo è anche Nezumi, no?”
  “Eve, nostro compagno? Ti prego, risparmiami. Preferirei accogliere una lumaca nella mia famiglia piuttosto che essere nello stesso gruppo di una insidiosa volpe come lui”
  “Di sicuro gli riservi un trattamento diverso da Shion, huh” Inukashi lanciò un'occhiata al volto arrossato dall'alcol di Rikiga. Puro e angelico? Lo crederà davvero, questo vecchio?
  Così come non conosceva veramente Nezumi, era anche all'oscuro di ciò che si trovava nel cuore di Shion. Oltre la superficie, cosa nascondeva quella figura pura e angelica? Forse celava una persona molto più orrenda e feroce di quanto si sarebbero mai aspettati. Forse all'interno di Shion esisteva un abisso profondo di verità che persino Nezumi temeva.
  Rikiga sopravalutava troppo Shion. Angelo? Assurdo. Una persona poteva diventare un diavolo ma mai un angelo. E inoltre, gli angeli possono essere molto più brutali dei diavoli, a volte. Qualcuno come Rikiga, circondato da inganni per tutta la vita, avrebbe dovuto saperlo bene.
  Questa storia puzza.
  Avvertiva una puzza, oltre l'odore dell'alcool. Ma non si trattava di un odore che trovava sgradevole, aveva sempre preferito la puzza di marcio al profumo dei fiori.
  Cogliendo lo sguardo di Inukashi, Rikiga sorrise vagamente.
  “Così altruista, non lo credi anche tu, Inukashi?”
  “Chi? Io?”
  “Ti prego, spiegami dove mai potrei trovare un briciolo d'altruismo in te. Stavo parlando di Shion, ovviamente. Ha scelto di entrare nel Penitenziario, rischiando la sua stessa vita per salvare la sua amica. Sta mettendo la sua vita in bilico per un'altra persona”
  “Da queste parti, persone del genere le chiamiamo Grandissimi Idioti”
  “Inukashi, e piantala. Se non li aiutiamo noi, chi potrebbe farlo? Shion ha fiducia in noi e attende il nostro aiuto”
  “Vecchio”
  “Hm?”
  “Potrei aiutarti a seconda degli eventi e delle circostanze”
  “Ecco, ora si che ragioniamo, Prestacani delle Rovine. Decisione ammirevole”
  “Piantala di adularmi e dimmi cosa ti spinge veramente”
  “Cosa mi spinge veramente?”
  “Le tue mire, vecchio. Cosa speri di ottenere dal Penitenziario?”
  Rikiga batté le palpebre.
  “Cosa spero di ottenere... a cosa ti riferisci? Voglio solo aiutare Shion, questo è l'unico...
  “Quanti soldi ti farà guadagnare?” Serrando ancora la tasca con la mano, Inukashi si protese in avanti. In risposta, Rikiga scivolò indietro con la sedia.
  “Cavoli, ma guardati. Ogni frase che lascia la tua bocca contiene la parola profitto. Soldi, soldi, soldi. Possibile che non hai altro a cui pensare, tu?”
  “Oh, una marea di roba. La mia mente viaggia sempre a tutto gas. E anche la tua, vecchio. Ci sono ancora ingranaggi che girano lì dentro e la tua ingordigia corre a tutta velocità. L'unico a essere diventato lento è il sangue nelle vene, per colpa dell'alcol. È impossibile che tu possa decidere di mettere le mani in pasta in un lavoro che non frutti alcun profitto, non ho ragione, vecchio? E stiamo parlando del Penitenziario, un ente collegato direttamente col Dipartimento di Sicurezza di No. 6. Un nemico non potrebbe essere più pericoloso. Sia tu che io abbiamo aiutato Nezumi a entrare lì dentro perché raggirati o convinti. Ma qui doveva finire il nostro ruolo. Ottenere il denaro che ci spettava e tornare ognuno alla propria tana. Qualunque cosa accade a quei due d'ora in avanti non ci riguarda... giusto? Ecco come dovrebbe essere”
  “Inukashi, ascolta...
  “Ma questa volta, vecchio, stai strisciando fuori dalla tua tana di tua volontà, blaterando addirittura di voler ficcare il naso in territorio pericoloso. Per Shion? Certo che no. Non ci crederei mai. È più facile che i miei cani possano cominciare a belare come pecore, piuttosto”
  “Come stavo dicendo, è...
  Inukashi agitò la mano con impazienza. Era stufo di scuse e giustificazioni. Si sentiva parecchio irritato. Ne aveva abbastanza di sprecare fiato nel tentativo di rifilarsi scuse a vicenda. Era stanco di rivestire le proprie parole oneste con menzogne, cercando nel frattempo di leggere le intenzioni dell'altro.
  Almeno...
  Inukashi inalò attraverso il naso. L'aria gelida della stanza non scaldata attraversò il suo corpo.
  Almeno quei due non si stanno ingannano a vicenda.
  Non pensava che Nezumi e Shion fossero completamente sinceri l'uno con l'altro. Specialmente Nezumi. Ma non si sarebbero mai raccontati menzogne. Nessuno dei due provava a manipolare l'altro o a celare le proprie oneste intenzioni. Desideravano semplicemente vivere per l'altro. Non per profitto, né per bramosia, né per astuzia.
  Inukashi non aveva mai incontrato un rapporto simile. Esistevano madri disposte a gettar via la propria vita per i figli. Conosceva ragazze che vendevano il proprio corpo per essere di supporto alle loro famiglie. Ma quei due, il loro rapporto non era di tipo sacrificale. Uno dei due non doveva distruggere se stesso per salvare l'altro.
  Amicizia, amore, spirito di gruppo, supporto, armonia, empatia...non importava quale nome fosse utilizzato, nessuno sembrava appropriato per descrivere il loro rapporto.
  Entrambi potevano vivere per l'altro, senza preoccuparsi del profitto, senza bramosia, senza macchinazioni. Forse a causa della stanchezza, Inukashi si ritrovò a invidiare il loro rapporto, almeno un po'.
  Inalò nuovamente.
  Non ho bisogno di essere geloso di loro. Io ho i miei cani. Gli esseri umani finiranno sempre per tradirsi un giorno. Al contrario dei cani, non sono capaci di donarsi anima e corpo. A me bastano i cani.
  “E va bene” Le spalle di Rikiga erano scosse in una risata, mentre un disgustoso sorriso compiaciuto si allargava sulle sue labbra. Quell'uomo sarebbe stato capace di commettere qualunque crimine per denaro. Non aveva problemi con inganni, minacce o frodi.
  Sì, ecco il vero aspetto di quel volto. Il giorno in cui indosserai la maschera di buon Samaritano dall'animo gentile sarà il giorno in cui smetterò di parlarti.
  “Lo sai, Inukashi, non credo resti ancora molto tempo”
  “Per te? Oh, davvero? Ma che peccato. Effettivamente lo credo anch'io, l'alcol ti ha avvelenato, vecchio. Se hai qualcosa da lasciare in questo mondo, dalla pure a me prima che sia troppo tardi”
  “Chi l'ha detto che parlavo di me? Mi riferivo a No. 6”
  “No. 6?”
  “Sì. La tanto meravigliosa Onnipotente Città Santa”
  “Non resta ancora molto tempo? Spiegati meglio”
  Il sorriso di Rikiga si allargò. Ha abboccato, diceva il suo sorriso, ma ci sono volte in cui sei costretto ad abboccare all'esca, anche se puoi vederne chiaramente l'amo. Si trattava di un'esca troppo appetibile da ignorare.
  “Sta succedendo qualcosa in No. 6?”
  “Sì. Intorno alla Città ci sono strani movimenti che saltano davvero all'occhio”
  Le parole di Rikiga sembravano serie: il sorriso era svanito dal suo volto e dalla sua voce ogni traccia di sarcasmo. “Innanzitutto, in città sono stati notificati diversi casi di una strana malattia. Ora, non sappiamo ancora di cosa si tratti o se sia o meno contagiosa, ma ricordi le parole di Fura, vero? Il Penitenziario, la struttura appena costruita e il Dipartimento di Salute e Igiene sono connessi. Dipartimento di Salute e Igiene, hai sentito? Ora, quale è la sua funzione?”
  “Monitorare la salute dei cittadini e disporne le cure...”
  “Esattamente. Il che significa, che anche la strana malattia dev'essere connessa al Penitenziario. Riesci a seguirmi?”
  “Più o meno. Ho sentito qualcosina durante quella farsa”
  “Potremmo dire che l'amica di Shion sia stata praticamente rapita e condotta al Penitenziario. E inoltre... si tratta di un'informazione non ancora confermata, ma... sembra che qualcuno coinvolto nella costruzione della struttura interna del Penitenziario sia morto improvvisamente. Un residente della città, ovviamente”
  “È stato ucciso?”
  “Non ne sono certo, ma sento una puzza di morte provenire dalla città. Poi abbiamo le onde acustiche. Hanno fatto le cose in grande questa volta, non credi? Un colpo e l'intero mercato era svanito. Un'arma nuova di zecca per far saltare in aria semplici baracche. È come mangiare avanzi in un piatto d'argento”
  “Bella similitudine, tu si che sei colto”
  “Oh, ma grazie” disse Rikiga con indifferenza. “In altre parole la città stava sviluppando armi in gran segreto, cosa proibita secondo il Trattato di Babilonia. E ora avrebbero cominciato ad utilizzarle apertamente. La Caccia di questa volta doveva essere il collaudo di questa nuova arma”
  Inukashi oscillò il collo in un ampio circolo.
  Rikiga era corso a perdifiato fin lì in ansia per Shion o fingendosi tale...ma era riuscito a raccogliere informazioni sulla Caccia, e ad esaminare quello che rimaneva degli edifici per strada. Forse aveva anche frugato tra i detriti e raccolto ciò che poteva fruttargli denaro, già che c'era.
  Certo che non puoi fidarti di lui in nulla, che osso duro, ridacchiò Inukashi silenziosamente tra sé.
  “Non credi che ultimamente le cose si siano fatte movimentate, in quel luogo?” continuò Rikiga. “E in più si stanno susseguendo troppe morti. Non solo nel West Block, ma addirittura in No. 6, la città ideale, la Città Santa, come viene acclamata. Ho alle spalle una lunga relazione con quella città. È sempre rimasta serena e composta, senza mai tradire il suo contegno di città utopica. Ma questi giorni sta emanando un forte fetore. Non ho mai avvertito un odore di morte provenire da lei così apertamente, senza restrizioni. Certo, in passato gente è stata uccisa o suicidata, ma...”
  “Non in modo così lampante”
  “Sì. Ogni morte è mascherata e fatta passare per calma e pacifica. Conosci il Twilight Cottage?”
  “Che roba è?”
  “All'apparenza si tratta di un istituto per cure palliative. In altre parole, un ospizio. Pazienti a cui non resta molto da vivere – sopratutto anziani – vengono liberati da ogni sofferenza e possono morire serenamente, quasi come in un profondo sonno. Questo è ciò che dicono del Twilight Cottage”
Inukashi emise un suono gutturale simile a fusa. Aveva l'acquolina in bocca. Una morte non molto differente dal sonno: ciò che desiderava sopra ogni cosa. Chiudere lentamente gli occhi, racchiusi in un dolce calore. Addormentarsi senza mai più risvegliarsi. Il cuore avrebbe lentamente smesso di battere, mentre il respiro si faceva corto e distanziato. La mente avrebbe continuato a sognare, fino al momento in cui il sonno avrebbe ceduto gentilmente il posto alla morte. Vivere gli ultimi istanti liberi dalla morsa dell'oscurità, con le labbra increspate in un sorriso.
Rikiga lanciò uno sguardo agli occhi di Inukashi.
  “Ehi, inutile fare quegli occhi imploranti. Certo che sei prevedibile, tu. Quello di cui parlavo è il Twilight Cottage come pubblicizzato dalle autorità”
  “...e che significa...?”
  “Le cose sono differenti, in realtà”
  “Differenti?”
  “Il Twilight Cottage non è un ospizio; ma un campo di sterminio”
  “Campo di sterminio? Esistono addirittura nella Città Santa?”
  “Certo, non è lontanamente come il Penitenziario. Non è così evidente... i pazienti condotti al Twilight Cottage non vivono fino alla fine, morendo naturalmente... appena trasferiti vengono addormentati con delle droghe e...
  Persino Rikiga provava riluttanza a pronunciare quelle parole ad alta voce; si limitò a storcere il naso, esalando un lungo sospiro.
  “Ma perché farebbero questo ai cittadini? Per quale motivo?”
  “Perché sono inutili” disse Rikiga prontamente, come se si stesse già aspettando quella domanda. “No. 6 è quel tipo di città, spietata verso chi non le è utile. Se una persona attende solo la morte, allora perché non lasciarlo andare velocemente e con facilità con le droghe? In quel modo c'è meno spreco. Ecco il loro ragionamento”
  Inukashi rabbrividì, aveva la pelle d'oca.
  Aveva visto la sua porzione di morti orribili. Così tante che le dita di entrambe le mani non sarebbero state sufficienti anche contandole per due volte. Le aveva consegnate al cuore e si era rassegnato al fatto che nel West Block bisognasse accettare ogni sorta di morte. Vita e morte erano differenti dentro le mura rispetto a fuori. Ma possibile che in realtà, morti orribili fossero diffuse dentro le mura proprio come fuori?
  “Vecchio, da chi lo hai saputo?”
  “Da alcuni miei clienti. Fura non era l'unico a sgattaiolare qui da No. 6 in cerca delle nostre signore. Le severe restrizioni di questi giorni sono sufficienti per costringermi a ritirarmi dagli affari, ma ho ancora un paio di clienti. Tra loro, alcuni lavorano in attività direttamente affiliate con la città, anche se non in posizioni di prestigio come quella di Fura. Questi tipi aprono bocca con le ragazze, finendo per vuotare il sacco. Perché credi lo facciano?”
  “Perché...beh...perché si sentono in vena di chiacchiere dopo aver finito o qualcosa del genere...” disse Inukashi imbarazzato.
  “No, no. È perché non vedono le prostitute del West Block come esseri umani. Non pensano nemmeno che le ragazze possano avere un cuore o una mente come loro. Non credono che le ragazze siano in grado di pensare o provare tristezza. Per questo vuotano il sacco. Per loro, sarà come parlare con un sasso per la strada. Ecco perché arrivano a divulgare segreti d'ufficio. Gli esseri umani sono animali loquaci; sono incapaci di tacere. 'Non posso farne parola in città, allora perché non raccontarlo alle prostitute nel West Block? Non riusciranno nemmeno a capire il linguaggio, comunque'. Ecco cosa pensano. Ma quelle ragazze ascoltano, arrivano addirittura ad adulare il tipo per spronarlo a parlare ancora di più, a volte”
  “E tu raccogli queste informazioni e le rivendi, o le usi per minacciare le persone per far soldi, huh, vecchio”
  “Bhe, si ottengono informazioni sia buone che inutili. La maggior parte è inutile, ma ultimamente i miei clienti di No. 6 si sono fatti molto più loquaci del solito. Prima erano soprattutto millanterie o menzogne esagerate... ma ora ci sono lamenti, scontento... incertezze. Ho sentito un sacco di storie di incertezze. Vedi, Inukashi, No. 6 non è nessun'utopia. Sta solo cercando di mantenere un'abile presa sui suoi cittadini per poterli dominare. E questo sta cominciando a farsi evidente. Sta cominciando a sfilarsi dalle cuciture. Questi cittadini cominciano a sentirsi soffocati in quell'ambiente. Vivono nella città ideale, eppure non possono nemmeno respirare e cominciano a domandarsi il perché. Ho sentito di un cliente che ha passato l'intera notte a letto mormorando 'Perché? Perché pensi che sia così?'”
  “Capisco” Inukashi riusciva finalmente a capire dove conduceva questo discorso. Allora è così. “Strane malattie, la nuova struttura nel Penitenziario, la fuga d'informazioni e le crescenti lamentele, insoddisfazioni, incertezze. Stai dicendo che si sta accumulando gas dentro le mura?”
  “Sì, gas. Potrebbe essere ancora poco, adesso, ma cosa accadrà una volta aumentata la densità? “ Rikiga allargò le dita di entrambe le mani, mimando il gesto di un'esplosione.
  “Un'esplosione? Stai dicendo che No. 6 collasserà dall'interno?”
  “Se tutto andrà come pianificato, prima che la città stato di No. 6 scenda in campo con una schiacciante forza militare...prima che possa arrivare a dominare il mondo e i suoi cittadini con la forza, ci basterà dare fuoco al gas. E il Penitenziario è il luogo dove tutto avrà inizio. La maggior parte dei misteri sono concentrati in quel luogo. Proviamo a incalzarlo per informazioni. Non sei curioso di conoscere cosa potremo scoprire?”
  “...questo è quanto ha detto Nezumi”
  “Idiota. Come avrebbe potuto un moccioso simile venir fuori con una teoria tanto avanzata?”
  “Avanzata, indubbiamente. Nessuna mente alcolizzata sarebbe in grado di mettere insieme qualcosa di simile. Che fine ha fatto quel discorso sui soldi, huh? Il tesoro salterà in aria nell'esplosione, piovendo sulle nostre teste?”
  “Nessuna pioggia, saremo noi a dover scavare”
  “Scavare?”
  “Sembra che nel basamento del Penitenziario esista un buncher segreto”
  “Una cassaforte segreta? Nello spazio bianco?”
  “Non conosco l'ubicazione esatta, ma gira voce che i pezzi grossi di No. 6 abbiano nascosto diverse decine di migliaia di tonnellate di lingotti d'oro”
  “Oro... lingotti d'oro, hai detto?”
  “Decine di migliaia di tonnellate di lingotti d'oro. Potrebbero essere barre, non lo so con esattezza. Allora? Non ti senti accecare al solo pensiero di tanta brillantezza?”
  “Ma... voglio dire, come hai avuto quest'informazione?”
  “Da una ragazza, ovviamente. Una rossa di nome Sulu che ha un cliente abituale appartenente al Dipartimento Finanziario. Piuttosto carina, direi”
  Inukashi se ne infischiava della donna dai capelli rossi. Il suo interesse era rivolto piuttosto ai lingotti d'oro che al corpo umano.
  “Quindi l'hai sentito da lei”
  “Già. Era un racconto della buonanotte, però, quindi non posso essere sicuro al centro per centro della sua attendibilità. Ma è plausibile, non trovi? Una montagna d'oro in un luogo dove infiltrazione e fuga sono impossibili. Un nascondiglio molto più sicuro di qualunque altro. Piuttosto credibile, direi”
  “E riusciremo a prenderli?”
  “Noi li prenderemo. Una volta che No. 6 comincerà a crollare, l'intero luogo sarà immerso nel caos. Non dobbiamo fare altro che approfittare di quel momento... cosa ne pensi?”
Inukashi grugnì silenziosamente. Sembrava un sogno. Avrebbe dovuto riderci su definendola una sciocchezza, o assecondare questa favoletta, solo per il gusto di farlo?”
  “Nezumi pensa di distruggere il Penitenziario?”
  “Eve? Potrebbe riuscirci. Non sarà capace di creare un granché, ma è certamente abile nel distruggere. Non credi? Perché non lo lasciamo fare, allora? Lasciamo che tiri fuori un gran bello spettacolo da questa storia”
  Il Penitenziario – la personificazione stessa del terrore – sarebbe crollato. Il cuore di Inukashi danzava al solo immaginare la sua distruzione.
  Il collassare del Penitenziario e le scintillanti montagne d'oro. Due delle migliori compensazioni che avrebbe mai potuto ricevere. Forse valeva la pena provare. Comunque...
  Inukashi si leccò le labbra e inalò, riempiendo le narici dell'odore dei cani che permeava la stanza.
  Comunque, se gli fosse stato chiesto di scommettere la propria vita in questa ricchezza, avrebbe preferito declinare. Preferiva restare a soffrire la fame nelle rovine, ma vivo con i suoi cani, piuttosto che morire seppellito nell'oro.
  “E cosa dovrei fare? Se si tratta di qualcosa di rischioso, io sono fuori”
  “Lo so, lo so. Non correrai alcun pericolo. Mi servono solo le tue connessioni”
  “Connessioni?”
  “C'è un uomo che ti passa gli avanzi dal Penitenziario, non è così?”
  Inukashi socchiuse gli occhi, serrando leggermente la mascella. Dietro la mente affogata nell'alcol di quell'uomo di mezz'età, poteva vedere chiaramente la firma del sorriso ironico di Nezumi.
  Bel lavoro, Nezumi. Sei riuscito ad ammorbidire quest'osso duro. Davvero abile. [5]
  Numerosi sentimenti e desideri si mescolavano in Rikiga, sciogliendosi e dibattendosi in lui: genuina solidarietà verso Shion, impulsi distruttivi e un forte desiderio di veder crollare No. 6 sotto i suoi stessi occhi; e più di tutti, la bramosia nei confronti dei lingotti d'oro. Nezumi aveva utilizzato tutto questo a suo vantaggio, volgendo ciò che poteva a suo favore con maestria. Gli aveva impartito degli ordini e lo stava controllando a distanza. Era davvero impressionante. Ma c'era la possibilità che Rikiga fosse pienamente consapevole di essere controllato e avesse accettato di impersonare il ruolo della marionetta per Shion e l'oro; amore e avarizia.
  Inukashi si ritrovò a sospirare. Gli ricordavano un procione e una volpe che tentano di ingannarsi a vicenda. [6] Cominciava quasi a sentire la mancanza di Shion. Poteva essere una persona incomprensibile, ma era mille volte meglio di un vecchio procione e un demone volpe. Gli mancavano quelle sue azioni goffe e ingenue; quel suo modo di parlare stupidamente onesto e diretto; il suo sorriso spensierato. Desiderava assolutamente rivedere Shion.
  “Stai ancora ricevendo una bella quantità di avanzi, no? Quella strada non è ancora stata tagliata, giusto?”
  “No” Non era ancora stata tagliata. L'uomo incaricato dello smistamento dei rifiuti gli rivendeva per vie traverse non solo avanzi, ma anche vestiti ed effetti personali dei detenuti. Una volta si era addirittura lamentato di essere stato assegnato alla sistemazione dei cadaveri, nel Dipartimento dove venivano raccolti tutti i rifiuti e i cadaveri della struttura. Era sempre nel Penitenziario, ma si trattava di un luogo reputato di scarsa importanza e per questo anche i controlli erano bassi. Tuttavia sarebbe stato probabilmente impossibile utilizzarlo come punto d'appoggio per infiltrarsi nella struttura e ancor meno per potervi uscire. L'uomo aveva raccontato che non gli era permesso nemmeno di metter piede nell'edificio dal sito di stoccaggio rifiuti. La porta che conduceva all'interno era bloccata.
  “Mi chiedo se possa servire a qualcosa...” domandò Inukashi dubbioso.
  “Certo che sì. Anche il meno affilato dei coltelli ha la sua utilità”
  “Anche questo lo hai sentito da Nezumi?”
  “Ha importanza? Chiaramente hai qualcosa contro Nezumi, e parecchio anche. Ascolta, Inukashi, cerca di mantenere i rapporti con quel tipo del Penitenziario, tornerà sicuramente utile. E se puoi, cerca un modo per averlo in pugno”
  “Capito” Com'è che si chiamava? L'uomo aveva un volto magro e allungato con sopracciglia cadenti, e aveva il vizio di sospirare di continuo. Teneva molto alla sua famiglia...si era anche lamentato di non poter parlare loro del suo lavoro al Penitenziario e in caso contrario sarebbe stato licenziato all'istante. 'È davvero triste non poter nemmeno dire alla tua stessa figlia cosa fai per vivere' aveva detto. Figlia? Ah, già, aveva una figlia. Aveva anche raccontato che presto avrebbe avuto un altro bambino... ed era bisognoso di denaro. Aveva bisogno di una buona somma per sostenere la sua famiglia...già, forse non sarà così difficile ammorbidirselo.
  “Mi servono soldi. Me ne procurerai un po', capito, vecchio?”
  “Lo so, lo so. Non ti costringerò a dar fondo al gruzzoletto che appesantisce la tua tasca in questo momento” Rikiga si grattò il mento, sorridendo. “Puntare ai risparmi del negoziante di carne, huh? Hai davvero una vista acuta. Ho rinnovato la mia ammirazione per te, Inukashi”
  “Lo stesso vale per te. Chi avrebbe mai immaginato che lo avresti scoperto tanto presto? Piuttosto sorprendente. Hai davvero la mia ammirazione”
  Cavoli, questo procione. Niente passa inosservato con lui.
  Inukashi fece spallucce. Il bambino cominciò improvvisamente a piangere, spaventando Rikiga che scattò in piedi dalla sedia.
  “Che roba è?”
  “Che roba è cosa?”
  “Questa voce. È il pianto di un bambino”
  “Huh? Io non sento nulladisse Inukashi con noncuranza. “Hai le traveggole, vecchio? Hai la mia simpatia”
  Dopo aver lanciato uno sguardo ad Inukashi, Rikiga si avvicinò a grandi falcate verso i cani distesi in un angolo, che si alzarono istantaneamente in piedi, cominciando a ringhiargli contro minacciosamente.
  “Inukashi, cos'è quello?”
  “Uno dei miei cani”
  “Anche quello che piange, infilato in mezzo ai cani? È il cucciolo di una nuova razza, per caso? Perché non ha la coda...”
  Il lamento si rinnovò, raggiungendo un volume ancora più alto. Riluttante, Inukashi sollevò il bambino tra le braccia. Rikiga scosse la testa.
  “A che scopo l'hai raccolto? Intendi venderlo, per caso?”
  “Non l'ho raccolto, mi è stato affibbiato” disse ostinatamente. “Dal tuo caro angioletto”
  “Da Shion?”
  Inukashi fornì una breve spiegazione. Rikiga fece un cenno col capo in assenso, indossando una solenne espressione in volto.
  “Sembra qualcosa che Shion farebbe. Avrà pensato subito di nascondere il bambino e proprio mentre la sua stessa vita era in pericolo, per giunta... è davvero l'incarnazione di un angelo”
  “Gli angeli non sbolognano bambini alla gente. Cavoli, bel peso che mi ha affibbiato”
  “Non lamentarti. Pensa a come dev'essersi sentito Shion. Il piccolino ha una faccia così carina. È un maschietto, huh. Come si chiama?”
  “Shion”
  “Huh?”
  “È stato lui a rifilarmi questo cosetto, quindi può anche dargli il nome. Hey, vecchio, non credi che gli occhi di questo bambino somiglino a quelli di Shion?”
  “Hmm, ora che me lo fai notare, sono dello stesso colore” disse Rikiga pensieroso. “Sono limpidi come i suoi. Dei bellissimi occhi”
  “Vero? È un bambino angelico. Allora perché non te lo porti a casa? Che ne dici?” Inukashi infilò il bambino nelle braccia di Rikiga, che si affrettò a indietreggiare scuotendo il capo.
  “No, spiacente, sono scapolo”
  “Bhe, idem per me. Ma tu conosci decine di donne con tettone enormi, vecchio”
  “Sì, ma nessuna di loro è in grado di allattare. Qui, invece, non avresti nemmeno bisogno di pannolini perché lo pulirebbero i cani leccandolo. Lo terrebbero anche al caldo. Sei cresciuto anche tu in quel modo, no? Una condizione ottimale per la crescita... oh, ma certo, ti procurerò del latte in polvere”
  “È stato Shion a lasciarmi il bambino, lo sai” puntualizzò Inukashi.
  “Vedrò di procurarti anche dei lenzuolini soffici e puliti. E non uno solo...te ne porterò due o tre. Bene, ci vediamo allora, Inukashi. Passerò presto”
  In una cozzaglia di passi affrettati, Rikiga si fiondò a tutta velocità fuori dalla stanza. Apparentemente la sua abilità di svignarsela non era ancora andata a male.
  Tra le braccia di Inukashi il bambino sorrise, afferrando una ciocca dei suoi lunghi capelli e sorridendo felicemente.
  “Hey, Shion, mi stai facendo male. Cerca di non esagerare, ok?” Inukashi pungolò il naso del bambino e un largo sorriso si allargò sul piccolo visino. “Allora, contento di avere un nome adesso? Cerca di sopravvivere fin quando tornerà tuo padre, allora, ok?”
  Una leggera brezza soffiava nella stanza. Il cielo era completamente ricoperto da nuvole grigie.
  Resta in vita, Shion. Vivi per tornare a prendere questo piccolino.
  Volgendo il capo alle nuvole innevate che si accumulavano, si ritrovò a mormorare tra sé queste parole, come in una preghiera.
-FINE CAPITOLO-
note:
  [1]Hinnells, John R. Persian Mythology. P. Bedrick Books, 1985. 42. traduzione fatta da me 
  [2] Non sicura riguardo gli obici. La parola originale è howitzer. Ho trovato sia “cannone di owitzer” che “obice” ma, da quello che ho visto su wikipedia riguardo gli obici mi sembrano modelli un po troppo vecchi... bho. (Back)
  [3] parla dei capodogli. http://it.wikipedia.org/wiki/Physeter_macrocephalus#Spermaceti Il gioco di parole in originale era "Those... spleen whales, or whatever?" "Sperm whales." (whales= balena, spleen significa milza o tristezza, ma è una parola messa a caso, e sperm-whales= capodoglio, mentre )
avevo pensato a “questo campidoglio o come si chiama” “capodoglio”
ma cercando su wikipedia ho scoperto il nome spermaceti (che somiglia a sperm-whales), e non ho saputo resistere al gioco sottaceti, chiedo venia... poi mi immagino inukashi fare battute sul cibo. (Back)
  [4] penso di averlo già scritto in precedenza. Sia Nezumi che Inukashi chiamano Shion con un nomignolo particolare. In giapponese è 'tennen' . Questo termine è difficile da tradurre sia in inglese che in italiano, non esiste un corrispettivo esatto. In ambito delle fanfiction, il nomignolo ufficiale di Shion in inglese è 'airhead', che stà bene o male per testa vuota, svampito (può significare addirittura ignorante, alcune volte) . 9th avenue non lo ha quasi mai usato, ma utilizza termini che vanno dallo stupido, idiota, ingenuo o ottuso. Usa anche 'natural', difficilmente traducibile in italiano, più o meno come dire 'l'essere così gli viene naturale'. Il problema è, cosa significa tennen? Tennen (abbreviazione di tennen boke) originariamente significa naturale, spontaneo. La parola boke invece significa stupido, sciocco, idiota, svampito. Questa espressione ha origine nei duo della commedia giapponese tradizionale, dove quello normale è chiamato 'tsukkomi', mentre la persona 'divertente' è chiamata boke, che è solitamente la vittima degli scherzi. Quindi tennen(boke) significa naturalmente/spontaneamente svampito. 'Stupido' è troppo forte come accezione, significa semplicemente che la persona può essere sbadata a volte. (fonte: http://answers.yahoo.com/question/index?qid=20101204211340AARTOi0 ).
Non ne ricordo la fonte, ma può significare anche, semplicemente, qualcuno che non coglie allusioni, o non è molto consapevole di ciò che lo circonda... (un esempio che avevo trovato è una ragazza che non si rende conto di qualcuno che le fa la corte verrebbe definita 'tennen').
  [5]qui c'è un gioco di parole intraducibile in italiano: “osso duro” è scritto “tough cookie” (letteralmente biscotto duro), ed è la seconda volta che lo utilizza riguardo Rikiga. Nel pezzo in questione dice “sei riuscito ad ammorbidire questo biscotto duro, ottime abilità culinarie (you softened this tough cookie up, nice cooking skills).
  [6] nel folklore giapponese, i procioni e le volpi sono conosciute per essere ingannevoli. Nota mia, molto probabilmente parla di Tanuki (procione) e Kitsune (volpe).

6 commenti:

  1. Molto bello il capitolo *_*
    Mi piace la visione di Inukashi su quei due, e anche quello che l?Asano ci ha mostrato dal suo punto di vista. Ovvero quello che pensa Nezumi di Shion, il suo terrore. E poi Inukashi e la sua preoccupazione sul fatto di non poter rivedere più quei due "ragazzi bizzarri".
    Ha fegato la ragazza e anche il bambino che ha prso con se: stranissimi gli occhi:marroni con riflessi violacei!? E poi dinalmente il lilla di quelli di Shion.
    Sinceramente è stato un enorme peccato sostituire gli occhi viola di Shion con quelli rossi, imitando quasi Dr. Grey Man...
    Bah!
    Ma a quanto pare a tutti piacciono i capelli del "tennen". xD
    Poi Nezumi con la sua bellissima voce che cattura tutti ipnotizzandoli, che racconta storie che affascinano persino Inukashi, che vorrebbe tanto vedere il mare. Mi chiedo se anche Nezumi lo abbia mai visto. Più che altro, penso che il villaggio Mao si affacciasse su di un lago.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Da come sono riuscita a ricostruire il territorio di quella zona, la foresta dove sorgeva Mao era a nord, mentre i laghi erano a est. Tra l'altro, in un mondo semi distrutto dall'inquinamento, è difficile pensare che no.6 possa sorgere in prossimità del mare/oceano, che dovrebbe essere una delle zone a maggior rischio inquinamento^^
      Gli occhi del bambino e quelli di Shion sono identici, ho usato io viola e lilla, ma in inglese dice semplicemente purple, non fa differenze. è vero, questo capitolo è molto bello e offre ampio spazio alle riflessioni della Asano su condizioni come miseria e povertà. Vale la pena vivere anche con la durezza e la sofferenza che si prospetta davanti? I residenti del west block sembrano guardare la morte con un timore reverenziale... da un lato la temono perchè nel west block non esiste morte senza dolore, dall'altra costituisce la fine della sofferenza... è interessante vedere i vari stati d'animo delle persone a riguardo (vedi i discorsi di inukashi a proposito del bambino e la morte... )

      Elimina
  2. Sì infatti, sono rimasta molto colpita anche io dal coraggio, diciamo, e dalla velocissima ripresa della gente del West Block, nonostante la caccia all'uomo sia avvenuta solo un giorno addietro, sono già sul punto di ripristinare l'equilibrio che avevano. "Insetti" che non si arrendoo, quindi.
    In effetti mi è piaciuta molto la riflessione dell'autrice, che ha messo in evidenza magistralmente tutti i punti di vista di cui parlare. I laghi ad Est? Io penso ce ne siano anche a Nord, se ci fai caso nel quinto episodio dell'anime, quando Nezumi sviene, il soffio del vento scorre lungo una distesa d'erba sul bordo dell'acqua: molto probabilmente è un fiume, ma penso possa essere anche un lago. Dopotutto resta il fatto che gli abitanti di Mao dovevano avere qualche risorsa d'acqua e un bel lago non guasta mai. xD Ma neanche un fiume, il lago, diciamo, è un lusso in più.

    RispondiElimina
  3. Bel capitolo in cui si spiega qualche cosa e parlano un po' anche gli altri personaggi.
    Certo che questo Rikiga è una via di mezzo fra un disgustosi viscidone e un romantico incallito...dopo sedici anni ancora pensa a Karan eppure traffica con le prostitute!
    Bah!
    Interessanti come sempre le tue note; sei veramente accurata.
    Brava!
    Grazie per il capitolo

    RispondiElimina
  4. Onestamente non mi è chiaro se Shion abbia gli occhi viola o semplicemente neri con riflessi viola..? Comunque non riesco davvero a capire perché gli abbiamo fatto diventare gli occhi rossi...? Comunque vedere Inukashi cambiat(a) è davvero eccitante. Shion ha cambiato il modo di pensare di molte persone..quasi come un vento fresco.....mi dispiace per Inukashi vivere in quel modo.."sopravvivere"è tutto quello che ha fatto fin'ora...noi viviamo senza preoccuparci di quel che accade domani..viviamo pensando che il nostro tempo sia illimitato...che il tempo sia nelle nostre mani.."gestiamo il tempo" quante volte ho rimandato cose che avrei potuto fare in quell'instante solo perché non ne avevo voglia? Mentre per persone come Inukashi il tempo è il peggior nemico...non sanno mai cosa potrebbe accadere da un momento all'altro..perché viviamo in così tanta ignoranza? Perché pensiamo di essere così meritevoli di tutto? Mi da un fastidio cane...davvero..dover realizzare qualcosa così..qualcosa di così importante in questo modo ma la cosa che più mi fa paura..è che io so di essere esattamente come dice Nezumi..io dimenticherò tutto questo probabilmente e continuerò a vivere come sempre...pensando che tutto mi spetti...in questi giorni so rivalutando tantissimi miei atteggiamenti..spero davvero di trovare quella forza in me che mi permetta di fare le cose che mi sto ripromettendo e non di farle volare via col vento. Per quanto riguarda Rikiga non riesco a inquadrarlo come personaggio..non mi fa ne pena ne niente mi piace ma bo.? Non riesco a capirlo XD

    Comunque NO.6 assomiglia molto alle idee Hitleriane...uhm..beh credo che non sia l'unico ad aver pensato cose così...è terribile..mascherare le più brutalità con cose come "città perfetta..pacifica" e tutte queste stupidaggini...

    RispondiElimina
  5. Sono d'accordo nel considerare Nezumi più un Kitsune che è un topo, anche perchè i Kitsune sono bellissimi ma furbi, pericolosi e crudeli, i topi... no . Sono d'accordo anche nel considerare Rikiga un Tanuki ( e ogni volta che sento nominata la rivalità tra queste due specie di demoni mi chiedo sempre se davvero ha senso di esistere visto che reputo i tanuki molto più deboli dei Kitsune). Inukashi alle prese con Tiny Shion è bellissimo e sì, anche secondo me quel piccolo è la reincarnazione in miniatura dal suo omonimo :-)

    RispondiElimina