31 agosto 2012

Capitolo 36 (prima parte)

Volume 8
Capitolo 2
Basta!
Basta coi miraggi, basta con i terrori fittizi, basta coi fantasmi!...
La vita è reale! Non stavo forse vivendo, poco fa? [...] Sia
suo il regno dei cieli,-- [...] Ora viene il regno della ragione e della luce e...
della volontà, e della forza... e finalmente staremo a vedere!
Vedremo chi sarà il più forte!» [1]
-Dostoyevsky, Delitto e Castigo.




 Lili stava dormendo. Respirava silenziosamente, distesa sul lacero sofà nel retro del negozio.
 Si trovava in posizione fetale, con le sopracciglia corrugate e le labbra morse appariva tutt'altro che serena. Lacrime erano ancora visibili sul volto. Per l'ansia si era probabilmente rannicchiata, stringendosi stretta al lenzuolo con cui Karan l'aveva coperta.
 "Lili... povera cara." Karan le sistemò meglio il lenzuolo. Le labbra della bambina si stavano muovendo impercettibilmente.
 "Babbo... non andare," mormorava nel sonno. Le piccole dita chiuse saldamente intorno all'orlo della coperta.
 Lacrime sgorgarono dagli occhi di Karan, e premette velocemente le mani contro i suoi condotti lacrimali. Piangere non avrebbe risolto nulla. Le lacrime non avevano mai risolto niente per lei; aveva pianto tutte le sue lacrime quando Shion era scomparso.
 Aveva pianto ancora, ancora e ancora. Certamente, c'erano stati momenti in cui le proprie lacrime l'avevano supportata. Alcune volte, piangere le aveva permesso di cambiare la sua attitudine e compiere un uovo passo verso il domani. Aveva vissuto numerose volte una simile esperienza. Karan non aveva alcuna intenzione di negarle o vergognarsi delle sue lacrime.
 Ma questa volta era differente.
Devo proteggere questa bambina. Non posso sedermi a piangere. Devo diventare più forte.
 Karan accarezzò gentilmente i capelli della bambina. Doveva proteggere Lili da qualunque tipo di pericolo. Non lascerò che sia ancora triste. Non la lascerò soffrire. Non ho potuto proteggere Shion o Safu. Appunto per questo, devo proteggere Lili con tutte le mie forze.
Non mi è stato concesso quasi alcun potere: alcun potere per cambiare il mondo; nessun potere per allontanare la pioggia di sventure; alcun potere per salvare le persone che amo. Sono una persona debole, ma non impotente. C'è ancora una piccola forza in me. Userò quella forza per allargare le mie braccia, e divenire uno scudo per quelli più deboli e fragili di me.
 "Babbo... babbo... ho paura."
 Karan baciò delicatamente la fronte della bambina. "Lili, va tutto bene. Andrà tutto bene."
 Udì bussare alla porta.
 Qualcuno stava bussando alla porta del negozio in modo umile ma affrettato. Ogni volta che udiva bussare, il cuore di Karan era solito librarsi al pensiero di Shion che tornava a casa. Era sopraffatta dal bisogno di correre alla porta. Ora, era abbastanza calma da tendere un cauto orecchio al suono della porta colpita.
 Non perché avesse perso la speranza. Come madre, la speranza che suo figlio potesse ritornare era saldamente radicata nel suo cuore.
Vi riunirete assolutamente.
 Il messaggio di Nezumi. Quella breve lettera era l'incarnazione stessa della speranza. Una speranza che le apportava sollievo e risoluzione. Che la invitava a restare calma. Che le donava qualcosa in cui credere.
Vi riunirete assolutamente.
 Sì, ma certo. Tornerai sicuramente a casa un giorno, Shion. Assolutamente. Karan si alzò, avvicinandosi alla porta.
 "Karan, sei a casa? Sono io," disse una voce maschile, che sembrava in qualche modo stanca. Era Yoming, il fratello maggiore di Renka, madre di Lili. Era l'unico zio di Lili e uno dei suoi pochi parenti.
 "Aspetta un attimo, Yoming. Apro subito." sollevò la veneziana e aprì la chiave della porta. Un uomo di alta statura entrò con passo incerto. Sembrava ancora più esausto di quanto apparisse dalla voce.
 "Come sta Renka?" Domandò Karan appena chiusa la porta. L'uomo era affondato in una sedia. A quanto diceva, Renka era presa dal panico, preoccupata per il mancato ritorno del marito dal lavoro.
 "Le ho dato dei tranquillanti e si è finalmente addormentata. Piangeva e gridava... è stato orribile. Non avrei mai immaginato che potesse piangere in quel modo. Solitamente è più forte."
 "Dev'essere terribilmente preoccupata."
 "Puoi scommetterci. Per quanto ha continuato ad attendere, Getsuyaku non è tornato a casa. Non si è fatto vivo al solito autobus, né al successivo. È la prima volta che accade da quando si sono sposati. Ha pensato che qualcosa dev'essergli accaduto, e non ha idea di cosa fare. Era l'unica cosa a cui poteva pensare. Le ho detto di calmarsi, ma non ascoltava nulla di quello che dicevo... era uno spettacolo pietoso da guardare."
 "Ma se gli fosse accaduto qualcosa a lavoro, avrebbero chiamato, no? Se non c'è stata nessuna telefonata, allora..."
 Yoming scosse debolmente il capo. Le borse sotto gli occhi si fecero ancora più pronunciate, e le rughe tra le sopracciglia si fecero più solcate.
 "Non so dove lavori. Non ho idea di dove chiamare, o a chi fare domande. Getsuyaku non ha rivelato nemmeno alla sua famiglia dove lavorava."
 "Dove lavorava? Nemmeno Renka lo sa?"
 "Già, ha detto di non averne la più pallida idea. Glie lo ha domandato una volta, poco dopo sposati, ma Getsuyaku non le ha mai dato una risposta. Ha detto che non stava facendo nulla di losco, ma che non poteva rivelare nulla per ordini superiori. La supplicò di non domandarglielo, perché sarebbe stato licenziato in caso cui glie lo avesse detto. Renka ha detto di non aver avuto scelta se non chiudere la bocca a quelle parole. Il suo salario non era propriamente alto, ma Getsuyaku guadagnava molto più del normale residente di Lost Town, ed era solito consegnarlo tutto a sua moglie. Renka alla fine ha smesso di preoccuparsi del lavoro di suo marito, e si era convinta che glie ne avrebbe parlato al momento giusto. Lei aveva Lili a cui pensare, e un altro bambino era in arrivo. Certo, la preoccupava, ma uno stabile mezzo di sostentamento era la sua maggior preoccupazione. Così aveva chiuso un occhio. Il risultato – questo."
 "Ma quale tipo di lavoro terresti segreto alla tua stessa famiglia?"
 "Tu cosa pensi?" Yoming fissò Karan. Un bagliore tagliente scintillò per un momento nei suoi occhi arrossati. Karan deglutì. Segreti, occultamento, silenzio.
 "Il Penitenziario." Appena le parole scivolarono sulla sua lingua, un sapore amaro le si diffuse per tutta la bocca. Sapeva che era un illusione, ma l'amaro era abbastanza da farla rabbrividire.
 ”Sì, è quello che credo anch'io. Non ho alcuna evidenza, ma sono praticamente certo fosse lì. Getsuyaku stava lavorando presso il Penitenziario. Certo, non doveva essere un dipartimento di grande importanza. Ma un lavoro che richiede di forzare una legge-bavaglio ai gradini più bassi dell'organizzazione... sì, quel luogo è l'unica possibilità."
 "Ma... anche se Getsuyaku lavorasse presso il Penitenziario, tornava comunque a casa tutti i giorni alla stessa ora, no?"
 "Già. Usciva ed entrava in casa con perfetta regolarità. Ma oggi, non importa quanto mia sorella abbia aspettato, lui non è rincasato. E come se non bastasse..." Yoming esitò.
 "E’ accaduto qualcosa?"
 Yoming tirò fuori una piccola sacca dalla tasca della giacca, vuotandone il contenuto sul palmo della mano. Karan trattenne il respiro.
 "Mio dio, monete d'oro."
 Tre monete d'oro. Una singola moneta d'oro corrispondeva a quasi un metà di un anno di lavoro per un residente di Lost Town. Tre monete d'oro. Era un enorme somma.
 "Glie li ha dati Getsuyaku."
 "Oh cielo, come ha fatto ad avere una così larga somma di denaro?"
 "Renka gli ha domandato la stessa cosa. Ma conoscendola, gli avrà praticamente fatto il terzo grado."
 "E Getsuyaku-san?"
 "Non le ha dato una risposta chiara. Ha detto che non era denaro sporco, e continuava a ripeterle che era un pagamento legittimo. Alla fine, l'intera faccenda è rimasta all'oscuro. È solo che... dopo questo, Renka lo ha sentito dire tra sé che dovrebbe essere abbastanza per sostenerli per un po'. Renka insiste che Getsuyaku intendesse dire che sarebbero stati al sicuro per un po', se fosse scomparso. Per quanto riguarda me, non credo sia sia frutto della sua mente."
 "Pensi che Getsuyaku-san sentisse qualche sorta di... sensazione che stesse per accadere qualcosa?"
 "Immagino di sì. Renka dice che era da un paio di giorni che agiva in modo strano. Sembrava perso e preoccupato di qualcosa, e c'erano spesso momenti come ieri, in cui si faceva assente e non rispondeva."
 "Sembra che Lili avesse la stessa sensazione. Era molto preoccupata per Getsuyaku-san." La voce di Karan tremava. Il suo cuore batteva freneticamente.
 Una grossa somma di denaro di cui non se ne conosceva la provenienza; parole che avevano predetto il suo mancato ritorno; il suo enigmatico comportamento – tutto puzzava di distruzione. Poteva comprendere perché Renka fosse così sconvolta, incapace di sopportare la propria ansia, in aggiunta a questo, Renka aveva assistito all'improvvisa e misteriosa morte del suo precedente marito.
Sta per succedere la stessa cosa.
 Quel pensiero accresceva la sua paura e la sua ansia ancora di più. Il suo focolare con Getsuyaku era il suo piccolo paradiso, realizzato dopo innumerevoli difficoltà insieme a sua figlia. Vedersi strappare via e perdere tutto questo ancora una volta – era troppo crudele.
 Yoming si alzò in piedi all'improvviso. Cominciò a camminare nel piccolo negozio, i passi riecheggiavano per tutto l'ambiente.
 "Sono collegati?" I suoi passi quasi ricoprivano il suo basso tono di voce, ora ridotto quasi a un sussurro.
 "Mh? Cosa hai detto?"
 Yoming si fermò all'improvviso, poi si voltò per fronteggiare Karan. Il suo volto era teso, ma le guance arrossate tradivano il suo eccitamento.
 "Pensi che ci sia una connessione tra l'incidente di Getsuyaku e quelli in No. 6? Cosa ne pensi, Karan?"
 "No, perché, è impossibile --"
 "-- che possa essere vero? Ne sei sicura?" Gli occhi di Yoming ospitavano una luce, quasi febbrile. Nel giro di un attimo , il suo intero contegno era cambiato. O stava mostrando un lato di sé che aveva tenuto nascosto fino ad allora?
"Se Getsuyaku non è potuto tornare a casa, non è stato per ragioni personali. Lo conosci; se così fosse, avrebbe sicuramente trovato il modo di contattare la famiglia. In questo momento si trova in una situazione in cui non può contattarli nemmeno se volesse. Forse gli è stato completamente impedito di contattare chiunque."
 "Intendi che è tenuto prigioniero da qualche parte?"
 "Sì. Ma se fosse stato imprigionato, la sua famiglia avrebbe ricevuto qualche tipo di notifica dal Dipartimento di Sicurezza. Almeno, era così che funzionava fino ad ora. Ma non c'è stato alcun contatto. Se il suo lavoro fosse presso il Penitenziario... come possiamo essere sicuri che non sia accaduto qualche tipo di strano incidente, lì?"
 Istituto Penitenziario. Il luogo in cui Safu doveva essere stata condotta, e anche Shion si trovava lì, probabilmente.
 "Non si tratta solo del Penitenziario... hei, Karan. In questo momento No. 6, questa città sta vivendo un grosso cambiamento. Lo senti anche tu, non è vero?"
 "Sì," disse Karan esitante.
 Yoming riprese a camminare. Click, click, click. I suoi passi risuonavano ancora più forti, ancora più incessanti. "I residenti della Città Santa stanno morendo a destra e a manca. Le autorità non provano nemmeno a fare qualcosa. Infatti non possono. Nessuno ha idea di cosa fare. Questa sarà probabilmente la prima volta che qualcosa del genere accade. No. 6 era la suprema città ideale, chiamata persino Città Santa dalla sua gente – e ora sta crollando a pezzi. Domani forse sarà già svanita."
 "Yoming, stai correndo troppo. È impossibile che --"
 "No, io lo so," Yoming interruppe Karan in modo deciso, e un piccolo sorriso gli attraversò le labbra. "Un senso di terrore sta circolando per la città, un orrore che nessuno ha mai sperimentato prima. Il terrore di vedere la propria vita minacciata. Presto, si trasformerà in scontento nei confronti delle autorità. Infatti, lo scontento si è già gonfiato in misura tale che starà già per esplodere. I cittadini erano abituati all'obbedienza e ad accettare la falsa prosperità imposta loro, ma ora hanno finalmente aperto gli occhi. Si sono svegliati, comprendendo in che razza di mondo ingiusto e relegante hanno vissuto fin'ora. Sì, sì, si sono finalmente svegliati. E sono quasi impazziti per il panico. Dio solo sa perché non ci hanno provato prima. Nessuno si è nemmeno sforzato di vedere la verità.”
 ”Yoming...” Karan indietreggiò di un passo. Yoming sembrava non aver notato il suo disagio. Sembrava quasi essersi dimenticato di Getsuyaku e la sua unica sorella, Renka. Getsuyaku, Renka, Lili e Karan. Scosso dal tumulto delle proprie emozioni, Yoming non era in grado di dedicare un singolo pensiero a ciascun individuo intorno a lui.
 Karan conosceva persone con occhi simili.
 Era accaduto tanto tempo fa, quando Karan era ancora giovane. No. 6 non aveva ancora esteso i suoi confini. Quelle persone si lasciavano trascinare dalle loro stesse parole e ideali: i loro sguardi ardevano di passione e le loro voci erano infervorate. Accecavano gli altri con la loro intelligenza, ma ne erano anche terrificati. Non era sugli esseri umani che erano puntati i loro accesi sguardi. Discorrevano di ideali, ma erano a malapena interessati alle persone. Forse non si rendevano nemmeno conto che non apprezzavano più l'esistenza degli esseri umani. Parlavano della fondazione della città ideale come qualcosa di prossima realizzazione, eppure gli esseri umani non entravano mai come fattori in tali pensieri... era inquietante.
 Karan si era gradualmente allontanata da queste persone. Aveva paura di trovarsi in loro compagnia. Era spaventata dai loro sguardi. Questi individui erano le persone che stavano proseguendo alla graduale fondazione di No. 6, eppure li trovava terrificanti, inquietanti, difficili da trattare.
 Terrificanti, inquietanti...
 Gli stessi occhi. Quegli uomini discutevano della creazione della città utopica, l'uomo dinnanzi a lei parlava della sua distruzione. Occupavano posizioni opposte, eppure i loro occhi erano simili.
 ”Karan, questa è la nostra occasione. La possibilità che si presenta una volta su un milione di strappare l'ultimo respiro a questa artificiale Città Santa. Chi se lo aspettava che sarebbe giunta così presto?” scoppiò a ridere. “Persino i cieli hanno voltato le spalle a No. 6.”
 Yoming si fermò, cominciando a ridere ad alta voce. Karan avvertì un brivido. Sentiva la propria schiena tesa in un brivido gelido.
 ”Yoming... cosa stai pensando? Cosa hai intenzione di fare?”
 Lo sguardo di Yoming ricadde su Karan.
 ”Cosa sto cercando di fare? Hmm... beh, Karan, immagino di poterti raccontare tutto. Sei quasi una di noi, dopotutto.”
 ”Una di voi...?”
 ”Ci sono un grandissimo numero di persone come me in questa città, che si sono visti i propri cari strappare via spietatamente. Sei anche tu una di quelle persone, no?”
 Non aveva altra scelta se non rispondere 'sì'. Era stata certamente spietatamente all'improvviso strappata via da suo figlio.
 Era quasi impossibile contattarsi l'un l'altro a causa dell'assoluta rigidità della sorveglianza cittadina. “È quasi un miracolo che tu ed io abbiamo potuto incontrarci e parlare liberamente in questo modo. È stata una coincidenza che tu fossi amica di vicinato di Renka, e la cosa ha lavorato in nostro favore. Ma con questa confusione, la loro sorveglianza dovrebbe essere meno rigida. Le autorità sono occupate con le emergenze. Noi penetreremo attraverso queste brecce. Sta a vedere, Karan.”
 ”Yoming!” disse Karan insistente. “Rispondimi, cosa stai pensando di fare?”
 ”Shh, non alzare la voce,” l'avvertì Yoming. “Sii cauta, non abbassare ancora la guardia. Guarda e ascolta attentamente. Presto userò una rete di informazione elettronica per appellarmi ai cittadini. Dirò loro: le autorità hanno intenzione di guardare la loro gente morire, e non fare nulla a riguardo. Invece di prendere misure effettive nella battaglia contro l'emergenza, rigireranno semplicemente le dita assistendo allo spettacolo dei loro cittadini che periscono. Precipitiamoci tutti presso il Moondrop. Dobbiamo condurre il sindaco allo scoperto. I loro piani alti intendono tutelarsi con dei vaccini speciali per essere gli unici a sopravvivere. Non possiamo permettere che accada. Ecco cosa dirò.”
 ”Aspetta, quale vaccino speciale? Esiste davvero?”
 ”Non lo so.”
 ”Non lo sai... vuoi dire che non esiste allora?” disse Karan incredula.
 ”Non abbiamo tempo per preoccuparci se esiste o meno. Ma non credi sia una storia credibile?”
 ”E’ troppo incerta per circolare... Yoming, stai pensando di far circolare questa falsa notizia per istigare la gente a una rivolta?”
 ”Sì,” rispose Yoming prontamente. “'I cittadini' scontenti daranno luogo a una rivolta senza precedenti. Questo sarà certamente d'effetto. È l'ultima goccia che farà traboccare l'intero vaso. Pensaci, Karan: la maggior parte dei cittadini di No. 6 si riuniranno come gregge sotto il Moondrop, le facce contorte in paura e rabbia. Che visione sarà! Il solo pensarci mi fa sentire un brivido di piacere.”
 ”No, fermati. Non devi farlo.”
 ”Non devo? Perché no? Perché mi dici cose simili?”
 ”Delle persone moriranno” Karan fissò Yoming diritto in faccia e parlò lentamente, come per ponderare ciascuna parola. La lingua le sembrava fiacca e pesante. Una parte della sua testa sembrava intorpidita. “Molte persone moriranno. Yoming, non dirmi che non riesci a immaginare cosa accadrà. Come reagiranno le autorità contro quella folla infervorata di persone? Non dovresti nemmeno aver bisogno di pensarci; tenteranno di sopprimerli con la forza bruta. No. 6 – questa città stato – mai e poi mai perdonerebbe qualcuno che si ribella contro di lei. Cercheranno di sopprimere ciascuno dei presenti con forze... con forze militari... Yoming, lo capisci, non è vero? Lo capisci molto, molto bene.”
 Yoming distolse lo sguardo da Karan, sospirando.
 ”Ma se decine di migliaia di cittadini si precipitassero lì, nemmeno le autorità saranno in grado di fare nulla. Solo un armata potrebbe controllare la situazione.
 ”E se mobilitassero l'esercito?” Karan alzò la voce.
 ”Non essere sciocca. No. 6 non possiede nessun esercito. Ogni tipo di forza militare è stata vietata dal trattato di Babilonia.”
 Yoming si ammutolì. La sua mascella era rigida e tesa. Karan sentiva il bisogno di ridere.
 No. 6 che onora un trattato? Come puoi dire qualcosa di così stupido che fatichi tu stesso a crederci? Hai sempre parlato così facilmente di qualcosa in cui sei il primo a non credere? Yoming, sei stato tu a dirmelo: questa città divora i suoi cittadini spietatamente. Non stavi combattendo contro quel crudele stato che si rifiutava di trattare gli esseri umani come tali? Non stavi combattendo per onorare le vite delle persone?
 ”Delle persone moriranno,” ripeté. E lo avrebbe fatto quante volte ce ne sarebbe stato bisogno. “Se cittadini ed esercito dovessero scontrarsi, un mare... un mare di sangue verrà versato. Non puoi permettere che accada. Yoming, pensaci. Tutti coloro che moriranno – anche loro hanno delle famiglie. Hanno delle persone che amano. Hanno una famiglia, come Lili qui, o Renka. Non puoi assassinarli.”
 ”Non c'è alternativa.” Il mormorio di Yoming mise fine alle parole di Karan. Per un momento, non comprese cosa le era stato detto.
 ”Cosa? Cosa hai detto?”
 ”Karan, il mondo è sull'orlo del cambiamento. Persone verranno sacrificate, ma non possiamo farci nulla. Nulla cambierà se continuiamo a temere di versare del sangue.”
 ”Yoming... sei impazzito?”
 ”Impazzito? Certo che no. Non sono io ad essere pazzo: sono loro, No. 6. Ho la mia intelligenza con me, e non ho paura. Anche se dovessi perdere la vita adesso, non avrei rimpianti. Devo solo riuscire a realizzare quello che mi sono prefisso di compiere. Sì, so che la mia morte non sarebbe in vano. Per fondare un nuovo mondo, offrirei volentieri la mia stessa vita. Diverrei la pietra miliare su cui il nuovo mondo sorgerà... un vero eroe.”
Hai bisogno di sacrifici per fondare un nuovo mondo? Devi per forza offrire delle vite in cambio? Un mondo che cerca in cambio delle offerte sacrificali sarebbe lo stesso – identico a quella Città Santa che stai così disperatamente cercando di distruggere. Non sarebbe nuovo affatto. Non una singola pietra cambierebbe.
 Si sentiva stringere il petto. Il respiro le si fece affannoso, le parole gettate nello scompiglio e annaspava in cerca d'aria.
 ”Pensi che tua moglie... pensi che avrebbe voluto la tua morte... la morte di tutte quelle persone?”
 ”Mia moglie... hai ragione, sarò finalmente in grado di vendicare mia moglie e mio figlio. Saranno probabilmente colmi di gioia.”
 ”Yoming, tua moglie non avrebbe voluto vendetta. Sono sicura che non avrebbe mai voluto che tu morissi. Riprenditi, ti prego. La vendetta non genererà mai pace. L'odio darà luce solo a maggior odio. Devi continuare a vivere.”
 Lo sguardo di Yoming si fece duro. Rabbia ardeva al loro interno.
 ”Karan... perché stai cercando di fermarmi? Non sei una di noi? Sei dalla parte di No. 6?”
 ”Nessuno ha detto che lo fossi. Solo --”
 ”Basta così.” Yoming raggiunse velocemente la porta, posando una mano sulla maniglia. “Karan, sono deluso. Pensavo potessimo comprenderci di più. Un vero peccato. Ho perso la speranza in te.”
 ”Yoming,” protestò Karan.
 ”Presto realizzerai che avevo ragione. E quando arriverà il momento, mi celebrerai. E io ti perdonerò.”
Ho ragione io, ho ragione io. È impossibile che possa essere nel torto. Una volta che un uomo credeva completamente di aver ragione, che non avrebbe mai potuto cadere in errore, era già in torto.
 ”Abbi cura di Lili e Renka per me. Probabilmente non sarò in grado di vederle per un po'.” La porta si aprì. Il vento soffiò all'interno. Poteva vedere l'oscurità. Il sole era già tramontato, e una brezza strisciava al terreno. L'alta figura dell'uomo scomparve nel vento e nell'oscurità. La porta si richiuse e l'unica cosa che rimase fu l'odore della notte.
 Karan era caduta al pavimento. Si coprì il volto con le mani e chiuse forte gli occhi. Aveva le vertigini. Aveva nausea.
 ”Signora,” la chiamò una piccola vocina da fanciulla. Lili si era messa seduta sul sofà e stava fissando Karan. “Cosa c'è?”
 ”Lili... no, non è nulla, cara.”
 ”Davvero? Non c'è davvero niente che non va?” Lili sollevò le manine. Karan la abbracciò, ancora avvolta nel suo lenzuolo. Il suo piccolo corpicino stava tremando.
 ”Va tutto bene, va tutto bene. Non hai nulla di cui preoccuparti. Andrà tutto bene, “ sussurrò lentamente come in una canzone. Il tremore di Lili si fermò, e il suo respiro affannato si fece più leggero.
 ”Papà non è ancora a casa.”
 ”No, non lo è. Deve aver avuto una giornata piena al lavoro.”
 ”Signora, ora vado a casa. Devo stare con la mamma. Non posso lasciare la povera mamma da sola.”
 ”Oh, Lili.” Yoming, lo vedi? La tua nipotina è così giovane, così debole, eppure è ugualmente preoccupata per sua madre. A modo suo sta provando a proteggere le persone per lei importanti. Ci sono tanti bambini come Lili là fuori. Non possiamo lasciare che soffrano. Non possiamo portare via i loro cari. Ti prego, lascia che nessuno venga ucciso. E non morire, Yoming. Non farti uccidere.
 ”Lili, la tua mamma sarà addormentata adesso. Lascia che riposi. Attenderemo ancora un po, poi le telefoneremo, ok? Per il momento, dobbiamo aspettare qui il tuo papà.”
 ”Qui al tuo forno, signora?”
 ”Sì. Abbiamo il pane qui – pane fresco, latte, e un po' di frutta. Ma certo! Facciamo una festa tutti e tre. Quando tornerà a casa il tuo papà, potrà unirsi a noi.”
 ”Una festa?” Lili batté le palpebre. Un leggero colorito le imporporò le guance. “Una festa sarebbe meravigliosa.”
 ”Vero? Ora non posso preparare una torta, ma potremmo preparare dei muffin. Sono rimasti anche alcuni biscotti al cioccolato, e penso di avere anche qualche marshmallow. Lili, ti spiacerebbe sistemarli nel vassoio?”
 ”Sì, lo faccio subito, mi piace sistemare i biscotti!”
 ”Allora lascio fare a te. Prepariamo tutto per bene per la festa, e poi telefoniamo insieme alla tua mamma. Renka sarà contentissima, vero?”
 ”Oh, sarà sicuramente felice!” disse Lili estasiata. “Alla mamma piacciono tanto i tuoi muffin, quasi quanto piacciono a me... oh, Cravat!”
 ”Mh? Cravatte?” Karan lanciò un istintivo sguardo al bancone, in cui non era rimasto quasi nulla. Non aveva venduto tutto; piuttosto, non era stata in grado di cucinare una sufficiente quantità di pane e dolci. Il suo solito fornitore non era passato. Negozi avevano chiuso ovunque le loro vetrine. Lei stessa stava per terminare farina, zucchero, burro ed olio. Se andava avanti senza rifornire le proprie scorte, le avrebbe terminate nel giro di un paio di giorni. Karan non aveva avuto scelta se non chiudere il negozio.
 La catena di distribuzione stava cadendo a pezzi.
 ”Lili, non ho preparato nessuna cravatta,” disse ad alta voce, comprendendo immediatamente che Lili non stava parlando delle paste. Era Cravat, il piccolo topino marrone.
 ”--No,” disse Lili esalando un respiro, con delusione che faceva eco nella sua voce. “Pensavo di aver visto Cravat, ma è stata solo un'impressione.”
 ”Vorresti rivedere Cravat, Lili?”
 ”Sì. Mi piace davvero tanto quel topolino. Ha degli occhietti così belli, ed è soffice e caldo quando sta nella mia mano. Mi piace tanto tanto. Signora, dove vive Cravat?”
 ”Hmm... me lo domando anch'io.”
 ”Non lo sai nemmeno tu, signora?”
 ”No, sfortunatamente. Non ne ho idea.”
 ”Oh,” disse Lili. “Lo sai, vorrei tanto vedere la casetta di Cravat. Sento che sarebbe davvero divertente. Ci saranno probabilmente un sacco di altri topini insieme a Cravat, no?”
 ”Hmm, penso tu abbia ragione. Penso sia così.”
La destinazione e la casa di Cravat – è dove si trova mio figlio.
Shion, cosa stai facendo adesso? Come stai? Sei con Nezumi? Tu, Nezumi e Safu state bene, vero? Non posso fare nulla per voi. So che sono inaffidabile, ma queste mani non possono raggiungerti.
 Vivi, Shion. Ti prego, abbi cara la tua vita. Tratta la tua vita e quella degli altri con compassione.
Vi riunirete assolutamente.
 Sì, sicuramente. Non ci lasceremo abbattere. Non importa quanto terribile sia la situazione, noi vivremo per incontrarci ancora.
 ”Signora, vado a prendere i vassoi.”
 ”Sarebbe magnifico, cara. Vorrei che prendessi quel grosso vassoio colorato in fondo allo scaffale. C'è un servizio da tea in coordinato. Potresti trovarli?”
 ”Certo. Lascia fare a me!” Lili saltò facilmente sullo scaffale.
 Karan si portò una mano al petto, tirando silenziosamente diversi respiri.
Non importa cosa accadrà, noi sopravvivremo. Raggiungeremo la fine delle nostre vite, non come gloriosi eroi, i cui nomi saranno tramandati nel tempo, ma come persone vissute con modestia. Stringeremo nelle nostre mani una vita non impostaci, ma una vita scelta da noi stessi.
 Questa sarà la nostra vittoria.
 Giusto, Shion? Giusto, Nezumi?


Fine prima parte


[1] Dostoyevsky, delitto e castigo, traduzione mezza presa da qui http://www.vastacom.org/documenti/Delitto%20e%20Castigo.pdf , per il resto.... non sono così presuntuosa da ritenere le mie traduzioni migliori di quelle ufficiali, è solo che vorrei tenermi fedele al testo inglese... che non so se è tradotto dal giapponese o prende fonti a parte... cmq....non è che abbia cambiato poi tantissimo.

Capitolo 35

Non lo senti anche tu?
Sentire? Cosa?
C'è qualcosa che non va.




Volume 8
Capitolo 1
Suonate la campana d'allarme!
Comincio a essere stanco del sole, vorrei che la fabbrica del mondo fosse distrutta.
Si suoni la campana d'allarme!... Soffia, o vento, vieni, o naufragio! Voglio almeno morire con le mie armi indosso.
- Macbeth atto 5 scena 5[1]


Ti amo, Shion. Più di ogni altra cosa al mondo.




  C'erano dei cervelli al centro di colonne trasparenti.
  Cervelli umani.
  Quanti erano? Dieci, venti, trenta... forse anche più di cinquanta. Doveva esserci una fonte di luce alla base delle colonne, da cui sembrava provenire un pallido bagliore.
  Una scena mai vista prima di allora. Un ambiente ordinato, sterile e inorganico, sul cui pavimento liscio non si notava neppure il più piccolo granello di polvere. La stanza era inodore e piuttosto silenziosa, qualcosa che sembrava già di per sé terrificante. Shion ebbe l'impressione di trovarsi davanti a una scena molto più terribile di tutte quelle viste fino a quel momento. Non poteva udire pianti, grida o gemiti; non vi erano cadaveri, sangue o volti agonizzanti. Eppure la scena davanti ai suoi occhi era molto più orribile di quell’inferno a cui aveva assistito nel sotterraneo e impresso nella sua memoria.
  Safu si trovava proprio al centro di questa orribile scena.
  ”Safu--”
  Shion barcollò, provando a correre ma cadendo sulle sue ginocchia. Non aveva più forza nelle gambe. Il cuore batteva rapidamente, e il suo copro ferito, esausto e sanguinante invocava riposo a gran voce.
Non posso procedere oltre.
  Sollevò il viso. Una goccia di sudore scivolò giù lungo la guancia, umettando le labbra al suo passaggio.
  Safu fissava Shion in silenzio. Non era cambiata affatto. Nulla di lei era diverso: la lunghezza dei capelli, la sua statura, lo sguardo determinato.
  Lost Town, No. 6.
  Si erano salutati in fretta alla stazione. La Safu di allora si trovava davanti a lui in quel momento.
  Non sembrava esausta né ferita.
  ”Safu... sei salva.” Sei al sicuro. Stai ancora bene, sei ancora viva. Abbiamo potuto rivederci di nuovo, vivi.
Ti amo, Shion. Più di chiunque altro.
  La sua confessione lo aveva raggiunto attraverso l'ID card. Un avanzato mezzo di comunicazione che aveva mediato dei sentimenti reali.
  Le parole della ragazza risuonavo nella sua testa.
  ”Shion, sei venuto.” La voce di Safu. Leggermente bassa per una ragazza, eppure sempre vispa e potente. Quanto gli era mancata.
  Lo commuoveva, stringendogli il cuore nel petto.
Oh, mi è mancata così tanto.
  Safu, siamo stati piuttosto lontani, non trovi? Ho l'impressione di non vederti da secoli.
"Lo sapevo. Ho creduto fermamente che saresti venuto..." Sorrise Safu. Il suo volto assunse un'espressione a metà tra la felicità e le lacrime. "Ti ho aspettato per tutto questo tempo. Aspettare era tutto quello che potevo fare. Potevo solo restare qui..."
  "Mm-hmm."
  Shion sollevò la parte superiore del corpo, tirando un profondo respiro.
  “Lo so, sarei dovuto venire prima... mi dispiace, Safu."
  Safu scosse il capo, inclinandolo da un lato. Sbattè le palpebre mentre il suo sguardo veniva offuscato da una lieve inquietudine.
  "Shion, i tuoi capelli..."
  ”Hmh? Oh, questi. Bhe, sono accadute un sacco di cose, e... ti spiegherò con calma più tardi.” Ti racconterò tutto ciò che ho vissuto mentre siamo stati separati. C'è così tanto che vorrei tu ascoltassi. Non basterebbe un'intera serata per dirti tutto.
  ”Devi aver affrontato tanti momenti difficili... più difficili di quanto possa immaginare. Sono sicura che arrivare qui non sia stata una passeggiata, eppure sei venuto comunque. Per me... questo è più che sufficiente. Grazie, Shion. Ti ringrazio davvero tanto.”
  ”Sembrano le ultime parole prima di morire,” mormorò Nezumi accanto a Shion. La sua voce non era fredda, ma piatta e priva d'emozioni.
  Gli occhi di Safu si spostarono lentamente verso il mormorio, posandosi su Nezumi.
  ”Tu devi essere Nezumi...”
  ”Già.”
  ”Sono lieta di conoscerti. Ho sempre voluto poterti incontrare. Sapere che tipo di persona fossi.”
  ”Eccomi qui. Solitamente il mio aspetto è migliore. Questo non è propriamente lo stato in cui preferisco farmi vedere da una signora, ma sfortunatamente non ho avuto modo di sciacquarmi il volto o cambiarmi d'abito. Spero me ne perdonerai.” Anche Nezumi aveva lo sguardo fisso su Safu, fissandola senza batter ciglio.
  ”Safu, c'è qualcosa che mi piacerebbe domandarti.”
  ”...va bene.”
  ”Sei stata tu a controllare il computer principale guidandoci fin qui?”
  Non vi fu risposta. Un momento di silenzio trascorse, durante il quale Shion, ancora in ginocchio, sollevò il capo per fissare Nezumi.
Safu, controllare il computer di quest'edificio? È impossibile che possa aver fatto una cosa simile.
  Inghiottì le parole prima di dargli voce.
  Non poteva essere. Eppure era l'unica spiegazione possibile.
  Gli occhi grigi di Nezumi si spostarono leggermente di lato.
  ”Già. È l'unica spiegazione.” Con parole che sembravano ricalcare esattamente i pensieri di Shion, Nezumi proseguì col suo tono inespressivo. “Sei stato tu stesso a dirlo, qualcuno ti stava chiamando. Grazie a quel qualcuno siamo stati in grado di arrivare fin qui. Ammesso che non si tratta di un luogo che muoio propriamente dalla voglia di visitare, non riesco a immaginare nessun altro così gentile da inviarci qualcuno ad accoglierci dal Penitenziario. Lei è l'unica persona possibile.”
  Non aveva altra scelta se non annuire. Lo stesso Shion aveva avuto l'impressione che Safu lo stesse chiamando. Quella voce lo aveva esortato e condotto fino a quel luogo.
  Ma se era davvero così, significava che Safu era in qualche modo coinvolta col nucleo del sistema del computer.
  Ma come? Come le era stato possibile?
  ”Shion.” Nezumi mosse solo le labbra, chiamandolo. “Per quanto ancora pensi di rimanertene seduto lì? Puoi aspettare quanto ti pare, ma dubito ti verrà portato del caffè.”
  ”Ah-”
  Certo. Cosa stava facendo? Era arrivato fin lì: cosa ci faceva ora seduto al pavimento a gambe incrociate?
  Si tirò in piedi, convogliando forza nelle gambe, che lo reggevano a fatica. Riuscì a trovare un equilibrio, anche se precario. Nezumi non tentò una volta di aiutarlo, e lui stesso non aveva intenzione di aggrapparsi alla figura davanti a lui.
  Erano entrambi feriti, esausti e avevano perso la stessa quantità di sangue – no, per Nezumi doveva essere stato molto più arduo.
  Appoggiarsi a lui era l'ultima cosa che Shion desiderava fare. Anche aggrappandosi a lui per continuare a stare in piedi, il passo successivo sarebbe stato ugualmente difficile. Se fosse riuscito a mantenersi in piedi con le proprie forze, sarebbe riuscito anche a proseguire.
  Safu li stava ancora osservando. Restava immobile, le mani strette insieme come in una preghiera.
  ”Non sono stata io,” fu la sua breve risposta. “Non possiedo quel genere di potere.”
  Le sopracciglia di Nezumi si corrugarono leggermente.
  ”L'ho solo pensato... ho solo continuato a sperare nel mio cuore che volevo vedere Shion.”
  ”Allora chi è stato? Chi ci ha condotti qui?”
  ”Elyurias.”
  ”Elyurias!” Gridarono Nezumi e Shion all'unisono.
  Elyurias.
  Avevano udito quel nome da Rou, l'anziano che aveva vissuto per lungo tempo nel regno sotterraneo. Un uomo coinvolto con la fondazione di No.6 quale città-stato, e aveva perso entrambe le gambe a causa di una vespa parassita come primo sacrificio. Un vecchio e caro amico della madre di Shion, Karan.
  Rou lo aveva detto.
Elyurias era una grande sovrana. No, sono sicuro che lo sia tuttora. Probabilmente regna ancora oggi.
  Shion si portò una mano alla tasca. Il chip consegnatogli da Rou era ancora al suo interno. Una volta portata Safu in salvo dal Penitenziario, intendeva decodificarlo attentamente. Li si trovavano le risposte al puzzle. Il segreto di No.6, del regno sotterraneo. E soprattutto, i misteri che circondavano Nezumi. Esistevano risposte a queste domande. Doveva esserci anche una gran quantità di informazioni riguardanti Elyurias, la regina.
  Il suo cuore accelerò leggermente al pensiero. Si era completamente dimenticato di quel chip dopo aver messo piede nel Penitenziario. Non ci aveva pensato nemmeno una volta. Non ne aveva avuto il tempo. Non aveva fatto che correre costantemente, spingendo mente e corpo oltre i limiti. Un passo errato, un momento d'indecisione avrebbe potuto rovesciare essere fatale. Doveva sopravvivere anche un secondo di più – sopravvivere e andare avanti. Questo era l'unico pensiero che aveva occupato la sua mente.
  Elyurias.
  Pensare che avrebbe udito quel nome proprio dalla bocca di Safu.
  ”Conosci Elyurias?” Il tono di Nezumi esitò per la prima volta. Una debole agitazione si insinuò nella sua voce.
  “No, ma... è stata lei a condurvi qui. È stata lei a svegliarmi completamente... e a farmi conoscere la verità.”
  ”La verità,” le fece eco Nezumi, come per contro-interrogarla. “Verità, huh. Safu, perché mai Elyurias o chiunque fosse, ci avrebbe invitati qui?”
  ”Non lo so.”
  ”Dove si trova adesso Elyurias?”
  ”Non lo so... ma--”
  ”Ma?”
  ”Ma penso sia... qui vicino. Ho l'impressione che si trovi qui.”
  ”Semplice intuizione, o--”
  Safu cambiò posizione inquieta.
  ”Non mi starai bombardando di domande, Nezumi?”
  ”Non otterrò alcuna risposta se non bombardandoti. Non siamo giunti fin qui per una tranquilla chiacchierata. C'è una montagna di cose che abbiamo bisogno di sapere, che sarebbe opportuno conoscere. Se potessi semplicemente rispondere alle mie domande, sarebbe una buona cosa per tutti noi. Non lo credi anche tu, Safu?”
  ”Hai ragione. Ma non posso rispondere neppure a metà di ciò che vuoi sapere. Non sei alla ricerca di risposte... così facili da ottenere, dico bene?”
  ”Quindi stai dicendo di andarcele a cercare autonomamente, se le desideriamo.” Nezumi gettò fuori il respiro. “Il che significa, riassumendo il tutto, che non sei al corrente di nulla.”
  ”Non sono al corrente di nulla riguardo te, Nezumi. Ma so qualcosa... di Shion.”
  Anche Safu emise un respiro. “Perché l'ho desiderato. Volevo rivedere Shion, lo volevo con tutte le mie forze. Elyurias ha udito il mio desiderio. Mi ha detto...”
  Le labbra di Safu tremavano.
  ”Realizzerò il tuo desiderio. Condurrò da te colui che desideri vedere così tanto... ecco cosa ha detto. E ha mantenuto la sua promessa.”
  ”Quindi Elyurias ha libero accesso al controllo del sistema del computer?”
  ”Non lo so. Non so chi lei sia o dove si trovi, o perché abbia cominciato a parlarmi all'improvviso... non possiedo una chiara idea... su nulla di tutto questo.”
  ”Ti ha parlato? Avvicinandosi a te?”
  Safu confutò il suggerimento.
No, non in quel modo.
  ”Lei... mi ha parlato da dentro di me. Mentre dormivo, ho sentito la sua voce chiamarmi direttamente.”
  ”Aspetta, cosa intendi per --”
  ”Basta così.” Shion gli afferrò il braccio. Lo sguardo di Nezumi navigò lentamente dalle dita al suo volto.
  ”Va bene così, è sufficiente, Nezumi. Non siamo qui per una tranquilla conversazione, o per interrogare Safu.”
Siamo giunti fin qui. Ora dobbiamo fuggire.
  Erano stati in due fino ad allora, ma d'ora in poi sarebbero stati in tre.
  Nezumi continuò a fissare Shion, battendo le palpebre.
  ”'Non badate all'etichetta, uscite pure tutti insieme', [2] huh. Non so quanto possa esser più facile tornare a casa di qui che abbandonare un banchetto di nobili.”
  ”Pessimistico da parte tua.”
  ”Sono una persona prudente, non amo agire con avventatezza. Ormai sarà al corrente mezzo mondo della nostra posizione all'ultimo piano. Dei tipi spaventosi potrebbero irrompere dal piano inferiore da un momento all'altro.”
  ”Nezumi, c'è una singola strada che porta in questo luogo, e quella è l'ascensore che abbiamo usato per arrivare qui. Nessuno può entrare a meno che non si muova quell'apparecchio. Ogni sezione di questo edificio è programmata nel sistema del computer.”
  ”E cosa ti rende così sicuro che il sistema continuerà a rimanere dalla tua parte? Stai dicendo di poter prevedere dove e quando la nostra situazione cambierà?”
  ”Bhe --”
  Era a corto di risposte.
  ”Non possiamo nemmeno capire esattamente chi sia questa Elyurias. Non dimenticartene. Rifletti prima di fidarti di qualcuno di cui non sai nulla.”
  Nezumi aveva ragione. Nessuno dei due possedeva alcuna informazione certa riguardo Elyurias. Ciò che conoscevano era quanto detto loro da Rou, e ciò che avevano udito da Safu.
  Sapeva che non potevano aggrapparsi a cose vage e indistinte. Non potevano dare ciecamente interpretazioni positive. È necessaria una salda determinazione per credere in qualcuno. La fiducia è vana senza determinazione. Una falsa ed eterea soddisfazione mascherata in un sottile velo. Ed anche un millimetro di tale appagamento era sufficiente a costargli la vita.
  ”Safu,” parlò Shion alla ragazza dinnanzi a lui. “Potresti portarci al computer centrale... il computer madre, dovrebbe essere chiamato... il nucleo del sistema?”
  Safu annuì. Non c'era tempo per esitazione, ansietà o per riflessioni prolungate.
  ”Seguitemi.” Si voltò, cominciando a camminare.
  ”Andiamo,” Esortò Shion. Nezumi sembrava vagamente esitante.
  ”Possiamo fidarci di lei?”
  ”Di Safu?”
  ”Sì. Siamo sicuri di poterla seguire in questo modo, come se nulla fosse? Puoi dire con certezza che non ci tradirà?”
  ”Sì.”
  ”Ne sei assolutamente sicuro?” Un freddo sorriso si formò sulle sue labbra. Dichiarare assoluta fiducia in qualcuno non era mai stato un valore per Nezumi; era un comportamento sconsiderato.
  ”Nezumi, ci sono tre persone di cui mi fido completamente, non importa cosa possa accadermi. Queste persone sono Safu, mia madre e tu.”
Persone in cui posso credere, in qualunque circostanza. Avere fiducia mi ha supportato. Non credo si tratti di ingenuità. Una fiducia semplice e superficiale potrebbe spingerti con le spalle al muro, ma è anche vero che una persona incapace di nutrire sincera fiducia in un altro è una persona fragile. La superficie su cui poggia piedi sarebbe instabile come sabbia.
  Poter aver fiducia, qualunque cosa accada. Poter continuare a credere fino alla fine. Questa è la mia forza.
  ”Se... se una di queste tre persone dovesse un giorno tradirmi, allora mi rassegnerei. Anche se dovesse costarmi la vita, non nutrirei alcun rimpianto. Il giorno in cui comincerò a dubitare Safu, mia madre, o tu... a cessare di poter credere in voi, sarà il giorno della mia fine.”
  Il sorriso scomparve dal volto di Nezumi. La tonalità nei suoi occhi si fece più scura. Lo faceva apparire qualcuno in perenne riflessione in cerca della verità, o un uomo perso a vagare ai confini della follia.
  ”Shion, tu non lo senti?”
  ”Sentire? Cosa?”
  ”Qualcosa di strano.”
  ”Strano... cosa intendi?”
  Nezumi fissò la schiena di Safu in silenzio.
  ”E va bene, allora, faremo come vuoi. Sembra che l'unica strada per me aperta sia quella di segue il tuo percorso, comunque. Mi ci è voluto tempo per comprenderlo, ma immagino di dovermi preparare alle conseguenze, se voglio andare da qualche parte.”
  ”Significa che ti fidi di me?”
  ”Non correre troppo, idiota,” sputò Nezumi mentre cominciava a camminare. Era difficile pensare avesse un proiettile conficcato nella gamba. Shion non poteva evitare di trascinare il suo piede. La sua gamba ferita sembrava pensante, come se non gli fosse appartenuta affatto.
  Si addentrarono ancora di più tra le colonne trasparenti, con Safu alla guida. Alcuni momenti dopo raggiunsero una parete. Era bianca con una leggera sfumatura di giallo, come il pavimento. Il muro si aprì in due silenziosamente, appena Safu gli si fermò davanti.
  ”Le stanze più interne del palazzo, huh?” Nezumi si leccò le labbra.
  Shion aveva spalancato gli occhi, trattenendo quasi inconsciamente il respiro.
  Era una stanza bianca e luminosa. Non era particolarmente spaziosa, la dimensione era quasi la stessa della salone di una normale abitazione di No. 6. le luci brillavano vivide, illuminando ogni angolo della stanza, priva di finestre o mobilio.
  Una colonna ne occupava il centro, poco più spessa di quelle viste qualche momento prima. Non vi erano cervelli galleggianti all'interno, ma una sfera di un pallido argento. Era ricoperta da innumerevoli piccole protuberanze, le cui estremità lampeggiavano a intervalli regolari. Alcune blu, altre cremisi, altre rifulgevano di un profondo rosso. Sottili tubi trasparenti si estendevano da alcune delle protuberanze, intrecciandosi verso l'alto. Era troppo scuro per vedere dove si estendevano oltre quel punto.
  ”Questa è Mother.”
  ”Questa è Mother?”
  Le voci di Safu e Shion si sovrapposero.
  ”C'è un modello identico all'interno del Moondrop, Grandmother, la gente lo chiama la Nonna. Un istituto di ricerca ubicato inizialmente nel Moondrop si è distaccato, e trasferito presso il Penitenziario come organizzazione indipendente. Questo perché una versione della Nonna, più piccola ma con le stesse capacità, la Madre, era stata completata. Questa era una ragione.”[3]
  ”Nel Penitenziario avrebbero potuto raccogliere più facilmente cavie per i loro esperimenti. Cavie umane, per l'esattezza. Sarebbe questa la seconda ragione, non è così?”
  Nezumi sbuffò.
  ”O questo, o cominciavano ad aver bisogno di un maggior numero. Era impossibile acquisire esseri umani in gran quantità da usare come topi da laboratorio, almeno in No.6. Introdurre un gran numero di persone dall'esterno sarebbe stato anche una seccatura, ma qui, nel Penitenziario, al contrario non ci sarebbero stati problemi. Il West Block traboccava di persone, dovevano solo cambiare la ragione della Caccia all'uomo, il controllo della popolazione, per la raccolta di soggetti per gli esperimenti. Potrebbe essere stato per la nonna o la mammina, ma credo che questa possa essere una più plausibile ragione per la loro piccola trasferta rispetto a un computer, non credi?”
  ”Potresti aver ragione.” Safu chiuse gli occhi per qualche secondo. Una volta che gli occhi scuri della ragazza scomparvero dal suo volto pallido, sembrava quasi una bambola.
  ”Il Penitenziario era... è sempre stato un luogo per le sperimentazioni sugli esseri umani. Molti esperimenti in cui corpi umani erano necessari sono stati condotti qui ancora e ancora. Grazie a ciò, la tecnologia medica di No.6 ha conosciuto il progresso e ha fatto un balzo nella crescita... e tu ed io, Shion, abbiamo ricevuto i pieni benefici da tali progressi...”
  ”Sì... hai ragione.”
  Shion si voltò nuovamente verso Nezumi, ponendogli una domanda. La sua voce quasi non gli apparteneva, così stridula e sgradevole all'udito.
  ”Nezumi, quella stanza... la stanza con il corridoio che partiva dalla camera sotterranea...”
  Il fondo dell'ascensore si era aperto, divenendo velocemente un patibolo, e la gente era stata scagliata urlante al pavimento. La camera sotterranea era divenuta la prima pagina in quel libro degli orrori infernali, e uno stretto passaggio si era aperto da lì, conducendoli in una stanza che sembrava quasi un cubo. Nezumi l'aveva chiamata “luogo di riposo temporaneo”.
  ”Già. L'hai notato finalmente? La struttura dalla camera sotterranea a quella stanza serve a selezionare i loro topi da laboratorio. Coloro che erano in grado di raggiungere quella stanza erano quelli capaci di sopportare l'impatto della caduta e fuggire autonomamente guidati dalle luci lampeggianti. Topi da laboratorio con una forza fisica e mentale oltre la media, e una decente quantità d'intelligenza. Topi da laboratorio di qualità superiore. Se devi usare delle cavie, perché non procurarsene di forti e resistenti? Ecco cosa devono aver pensato.”
  Safu emise un piccolo suono soffocato.
  Gli occhi di un certo individuo riaffiorarono nella mente di Shion. Non conosceva il nome né la storia del loro proprietario. Sapeva solo che stava soffrendo, incapace di morire, si era aggrappato a Shion nella sua sofferenza, e i suoi occhi – i suoi occhi lo stavano ancora tormentando.
  Era stato Nezumi a salvare quell'uomo, conferendogli una morte pacifica. L'aveva chiamata omicidio, non salvezza. Shion non lo sapeva. Esattamente come prima, persino ora Shion faticava a trovare una risposta.
  L'unica cosa a cui poteva rispondere con certezza era che quell'uomo era un essere umano, non un topo da laboratorio da usare negli esperimenti.
  ”Ricordi che c'era una porta in quella stanza?” Gli domandò Nezumi. Shion ricordava. La stanza era illuminata in quel momento, anche se debolmente. La luce gli aveva pizzicato gli occhi abituati all'oscurità. Aveva visto una porta grigia al di sotto di quella luce. Lo ricordava.
  ”Quella porta è da dove arrivano per raccogliere i sopravvissuti, ma non conduce al Penitenziario. È di quando l'istituto di ricerca si trovava ancora nel Moondrop. La gente veniva fatta uscire attraverso quella porta, impiantata con un chip identificativo come quello dei prigionieri e inviata al palazzo comunale – il Moondrop. Il chip è una misura di sicurezza in caso di fuga. Ma spostando l'istituto di ricerca all'interno stesso del Penitenziario, hanno rimosso tutto il lavoro extra. Efficiente, indubbiamente, non ti pare?”
  ”Chip identificativo...” qualcosa balenò nella sua mente. “Nezumi, sei uscito attraverso quella porta, quattro anni fa, non è così? E fuggito mentre venivi scortato al Moondrop.”
  ”Quattro anni fa, huh... una giornata tempestosa. E’ segnata sul mio calendario come il giorno in cui ho incontrato un certo tizio strambo che ha spalancato la finestra nel bel mezzo di una pioggia torrenziale. Ma ora non è il momento di fare una passeggiata per il sentiero della memoria. Safu, tu conosci la verità riguardo il Penitenziario. Non solo quella, ma anche riguardo la stessa No.6. Ed Elyurias è la persona che te ne ha parlato, giusto?”
  ”Sì. Mi ha insegnato la verità oltre No. 6, la così detta città Santa, l'Utopia, addirittura. … Ma Shion, a te non è stato solo insegnato. Tu lo hai visto con i tuoi stessi occhi. Udito con le tue stesse orecchie.”
  ”Solo una parte.” Solo una parte. C'era ancora un'enorme quantità di cose di cui era all'oscuro, non aveva compreso ancora o non aveva avuto occasione di fermarsi a pensare o ponderare.
  Shion respirò a fondo. Sentiva un leggero dolore nel petto. Non era un dolore fisico, ma una piccola fitta sviluppatasi dentro la sua mente a sua insaputa. Pulsava ogni volta che pensava a No. 6.
  No. 6 non era un’utopia. Era una spietata e crudele città stato. Per la sua stessa pace e prosperità, non evitava alcun genere di brutalità. Ma, ma, ma... Shion inalò nuovamente, premendosi una mano al petto.
  Cos'era no. 6? Non era una nazione costruita da mani umane?
Voglio che tu creda almeno a questo. Abbiamo provato a fondare una città ideale, un Paradiso libero da guerre e povertà... dove abbiamo sbagliato, io non lo so...
  Le parole di Rou. Era sicuro che non si trattasse di menzogne. No. 6 nei suoi primordi era stata ancora basata su ideologia e volontà umana.
  Una società priva di guerre, in modo che tutti potessero essere felici.
  Dove abbiamo sbagliato?
  La debole e tremolante voce di Rou e le sue parole avevano lasciato un segno nel cuore di Shion, come un marchio rovente.
Quando hanno cominciato le persone ad allontanarsi dal giusto percorso? Quando hanno iniziato ad obbedire alla loro brama piuttosto che ai loro ideali? Forse gli ideali sono inclini a mutare facilmente in avidità? Se è così, lo stesso accadrà in futuro. Anche se No. 6 dovesse cadere, una seconda, terza Città Santa rinascerà nuovamente.
  Dove abbiamo sbagliato?
  Sono capaci gli esseri umani di creare un paese senza perdersi?
  Shion scosse la testa. Non era il momento di meditare sulle sue stesse domande. Non sarebbe fuggito, avrebbe affrontato questi interrogativi apertamente in futuro. Ma ora, doveva concentrarsi sull'unico obbiettivo di superare il muro dinanzi a lui.
  Si avvicinò a Mother.
  Una sottile lastra di plastica, che sembrava un pannello di controllo, era attaccata alla parte anteriore della colonna circolare. Si trovavano sette tasti in ciascuna colonna e quattordici per ogni riga. Erano bianchi, marchiati da alcun numero, lettera o simbolo. Sfiorò un pulsante per prova, ma non vi fu alcuna risposta. Lasciò le proprie dita scorrere attraverso il pannello di controllo, digitando qualunque cosa gli venisse in mente.
  ”Come va?” Nezumi sbirciò le mani di Shion. “Ti sembra di poter fare qualcosa?”
  ”Non funziona.”
  ”Non gettare ancora la spugna. Non dovrebbe essere difficile avere Mamma o Nonnina sul palmo della mano col cervello e le capacità che ti ritrovi. Probabilmente farai strage di cuori.”
  ”Mi stai sopravvalutando, Nezumi. Non posso competere con lei, altro che conquistarla con delle lusinghe, mi ha già respinto a gomitate perché non vuole avere nulla a che fare con me.”
  Gli occhi di Nezumi si restrinsero, e l'oscura scintilla grigia si fece più densa.
  ”Quindi Mammina non ti ha preso in simpatia... sicuro di non poterci riuscire, Shion?”
  ”Non posso. Sembra esserci un sistema d'autorizzazione speciale, e non puoi avvicinarti a Mother se non lo sblocchi. Mi dispiace, ma.... non c'è nient'altro che io possa fare.”
  ”Mammina è così rigorosa, non posso fare a meno di sospirare,” disse Nezumi, schioccando la lingua.
  ”Safu, e tu?”
  ”Non posso, Shion. Nessuno può avvicinarsi a Mother, eccetto una persona.”
  ”Una persona... il sindaco?”
  ”No. Quest'uomo non ha un nome per la sua professione. Ha creato questo istituto di ricerca, e vi presidia... pensa di essere il vero sovrano di No. 6. Mother è una sua creazione, e obbedirà soltanto a lui. Ecco come è stata creata.”
  ”E questa donna, Elyurias? Non possiede pieno controllo sulla Madre? È per questo che è stata in grado di aprire e chiudere le barriere a suo piacimento, e attivare l'ascensore, no?”
  Nezumi e Shion si scambiarono uno sguardo.
  Sì, Elyurias. Forse lei può...
  ”Safu, Elyurias ti sta ancora parlando? Tu riesci ancora a parlare con lei?”
  Fece un passo verso Safu.
  Safu indietreggiò.
  Ora Shion avvertì finalmente 'qualcosa di strano', come Nezumi aveva menzionato poco prima.
  Perché non si avvicina?
  Safu manteneva sempre una certa distanza, senza tentare mai di accorciarla.
  ”Safu?”
  ”Non venire!” Le parole di Safu sembrarono quasi un grido mentre lasciavano le sue labbra. Shion guardò la ragazza retrocedere, e sentì il suo cuore palpitare. Un vortice di inquietudine cominciò a turbinare nel petto.
  Perché?
“Perché stai fuggendo, Safu?”
  ”Non avvicinarti. Shion, ti scongiuro...”
  Una lacrima le scivolò improvvisamente lungo la guancia.
  ”Stavo aspettando... ho aspettato per tutto questo tempo. Volevo vederti, così tanto... era l'unica cosa che speravo...”
  ”E ci siamo visti. Sono qui, proprio davanti a te. Sono venuto a salvarti e portarti via di qua. Siamo venuti per fuggire dal Penitenziario insieme.”
  Proseguì di un passo, porgendole la mano.
  ”Safu, andiamo via. Usciamo da quest'edificio. Andiamo via insieme.”
  Safu sollevò il mento. Si stava mordendo le labbra in un disperato tentativo di trattenersi dal tremare. Scosse il capo, col viso ancora rivolto in basso.
  Un gesto di rifiuto.
  ”Perché? Perché ci stai rifiutando?”
  Tentò di trattenersi, ma non poteva. Il tono si fece agitato per eguagliare la crescita delle sue emozioni.
Safu, lascia che ti stringa a me. Che ti stringa con queste braccia. Voglio abbracciarti per fare ammenda di tutti questi secoli che sembrano averci diviso. Siamo finalmente riusciti a vederci. Parole di ogni genere vorticano dentro di me, parole da dirti, da raccontarti, per chiederti scusa. Come un torbido fiume, come un vento che impazza, continuano a risuonare.
  Ma perché mi rifiuti? Perché tenti di fuggire dalla mano che ti sto offrendo?
  ”Safu, io --”
  Venne afferrato per il braccio.
  ”Fermati.” Le dita di Nezumi affondarono in profondità nella sua pelle. “Basta così. Non avvicinarti oltre. Fa come ti dice.”
  ”Nezumi, persino tu –?”
  Nezumi guardava Shion in silenzio, trattenendogli ancora il braccio. Il suo sguardo bloccò Shion dall'aggiungere altro. Shion inghiottì il resto delle sue parole, che entrarono a far parte di quel fiume dalle torbide acque, un violento vento che agitava ulteriormente il suo cuore. Il suo respiro si fece erratico dall'ansia e l'incertezza. Era un tipo completamente differente di tensione rispetto a quella sentita immaginando la difficoltà di loro tre fuggendo dal Penitenziario insieme.
  Il suo corpo si immobilizzò a questa identificabile paura.
  ”Safu, cosa desideri?” domandò Nezumi. Non c'era segno di pressione o aggressività. La sua voce era dolce, profonda e meravigliosa. “Cosa vorresti che facessimo?”
  L'espressione di Safu si rilassò in qualche modo.
  ”...Realizzerai il mio desiderio?”
  ”Sarà un mio comando.”
  Safu tirò un leggero respiro.
  ”Distruggi Mother.”
  Le dita di Nezumi rafforzarono la presa, ricadendo un istante dopo dal braccio di Shion. Solo la sensazione della sua forte presa rimase.
“Ci stai dicendo di distruggere questo computer?”
  ”Sì.”
  ”Capisco... beh, se ci riuscissimo davvero, non potrei chiedere di meglio, a dire il vero.” Nezumi pescò una bomba dalla dimensione di una monetina dalla tasca della giacca, reggendola tra le dita.
  ”Se la settassimo alla massima potenza, dovrebbe essere in grado di far saltare in aria il computer senza problemi.”
  ”Non funzionerà.”
  Shion toccò delicatamente la colonna cilindrica.
  ”Il computer in sé potrebbe essere fragile, ma il problema è questa colonna di plastica speciale. Sono sicuro che nemmeno un missile riuscirebbe a smuoverla. È come una sfera di vetro incastonata in una capsula blindata. È impossibile distruggerla con una bomba così piccola.”
  ”Ne sei al cento per cento sicuro?”
  ”Sì.”
  ”Cento per cento impossibile e zero percento possibile. Allora non abbiamo nulla su cui procedere.”
  ”Io potrei aprire la colonna.”
  Lo sguardo di Nezumi si indurì alle parole di Safu.
  ”Puoi aprire la porta per Mother?”
  ”Non io.”
  ”Elyurias?”
  ”Sì. Lei può farlo. Sono sicura che l'aprirà per voi.”
  ”Se è in grado di fare tanto, dovrebbe esserle facile fermare la stessa Mother. Non hai nemmeno bisogno di noi.”
  ”Richiede volontà.”
  ”Huh?”
  ”Ha detto... che è necessaria volontà umana.”
  Nezumi e Shion si guardarono l'uno con l'altro perplessi per qualche secondo.
  ”E’ necessaria volontà umana per distruggerlo,” ripeté Safu. Era come un medium che annunciava un oracolo. Nezumi cambiò posizione inquieto.
  ”Sono parole di Elyurias?”
  ”Sì.”
  ”Quindi sta dicendo che ci aiuterà, ma la decisione finale dovrà giungere dalla nostra volontà.”
  ”Sì.”
  ”Ma ciò significa...” La voce di Nezumi si affievolì lentamente, lasciando la sua frase incompiuta. Shion stava annuendo, con l'impressione di aver udito chiaramente le parole non dette dell'altro.
Significa che Elyurias non è umana.
  Era probabilmente vero. Non poteva immaginare un essere umano in carne ed ossa capace di destreggiarsi attraverso un sistema di sicurezza così solido e infiltrarsi attraverso le sue rotte d'informazione, ad eccezione di “lui”.
  Elyurias non era umana. Allora, cosa era?
  Un dio? Un demone? Uno spirito naturale? Poteva essere –
  ”C'è bisogno di volontà umana per distruggerlo...” Nezumi ripeté le parole di Safu – no, di Elyurias.
  Safu chiuse gli occhi, mormorando. “Gli umani sono gli unici che distruggerebbero qualcosa di propria volontà. Qualcosa che solo loro possono fare... per questo solo gli esseri umani possono distruggere Mother.”
  Sembrava quasi un ipnosi.
  Shion avvertì un brivido.
  La Safu che Shion conosceva era una persona di schiette parole, con un senso molto forte della realtà. Poteva parlare di speranze e sogni in termini idealistici, ma mai in modo astratto; eppure la realtà non la vincolava in modo così forte, dato che poteva ancora possedere speranze e sogni senza esserne ostacolata. Era sensibile, ma non troppo delicata. La sua mente era come un giovane germoglio, che cresceva dritto ma flessibile al vento.
  Non era il tipo di ragazza da ripetersi in un soffocato mormorio come questo. Non lo era assolutamente.
  Safu aprì gli occhi.
  ”...Lo realizzerai?”
  ”Se è ciò che desideri.”
  "Ti ringrazio. Ne sono grata." Safu Chinò il capo, congiungendo le mani.
  "Non ho bisogno di alcun ringraziamento. Distruggere Mother è come colpire il cuore del Penitenziario stesso. Avrei potuto sperare con tutte le mie forze ma non avere mai quest'opportunità. Vale la pena tentare, se questa colonna si aprirà davvero esponendo Mother, anche per un momento."
  Gli occhi di Nezumi luccicavano come la lama di un coltello affilato.
  Il pannello di controllo si illuminò senza preavviso. Delle parole comparvero in aria. Nezumi lanciò un piccolo fischio. Posizionò le dita sul pannello di controllo.
  "Sbloccato, sbloccato, sbloccato... heh, una miracolosa trasformazione da una sprezzante regina a una docile fanciulla. Ora posso trattare con lei persino io."
  Lo sguardo di Shion si concentrò attentamente sulle dita di Nezumi. Ogni volta, in qualunque momento, non poteva fare a meno di ammirare quei movimenti graziosi. Quelle dita sembravano per Shion suonare una dolce melodia, o dare vita a un brioso ritmo.
  Ogni volta, in ogni momento, non poteva fare a meno di ammirarlo... ma questa volta il suo cuore non era trasportato come al solito.
  Gli incessanti rumori nel suo cuore si rifiutavano di scomparire. Riecheggiavano al contrario con maggior forza.
  Le dita di Nezumi si fermarono. Una linea argentata apparve all'improvviso al centro della colonna. Una, due, tre, quattro. Le argentee linee si intersecarono per formare un rettangolo.
  "La porta," disse Nezumi. "Non ti resta che dire 'apriti sesamo'." Forse anche lui era teso; la sua voce era bassa e suonava in qualche modo grave.
  "Aspetta." Shion afferrò il suo polso. Poteva sentire il calore del corpo dell'altro e le pulsazioni contro il palmo della mano. "Aspetta solo un attimo."
  Un'ombra attraversò gli occhi di Nezumi. Un silenzio della durata di un respiro.
  "Shion, non abbiamo il tempo di essere deboli ed esitanti."
  "Lo so. Ma aspetta un attimo, ti prego... Safu."
  Il capo di Safu era ancora chino. Le sue spalle avvolte nella maglia nera tremavano.
  "Safu, non hai ancora risposto alla mia domanda. Perché ci rifiuti? Perché non vuoi avvicinarti?"
  "Shion..."
  "E quella maglietta... l'aveva fatta a mano tua nonna, no? L'ultima volta che te l'ho vista indossare è stato tanto tempo fa. Probabilmente non avevamo ancora dieci anni."
  "Hai ragione." Safu sorrise all'improvviso. "Sei stato tu a parlarmi per primo. Mi hai detto che mi donava. Mi sentii felice... così felice. Tutti gli altri ridevano con sufficienza della mia maglietta realizzata a mano. Dicevano che al giorno d'oggi puoi trovare una maglia di lana solo in un museo. Ma tu non hai riso. Tu... solo tu eri fedele ai tuoi sentimenti e emozioni, e rispettoso degli altri. Shion... ho potuto incontrarti in quel mondo nero... solitario... di educazione elitaria. E quello, credo, è stato davvero --"
  "Basta!" Le parole di Shion bloccarono quelle di Safu. "Perché parli di ricordi passati? Non è quello che voglio sentire. Quello che voglio che mi dici è: come puoi essere ancora in grado di indossare una maglietta di quando avevi dieci anni? Sei diventata più alta da allora, e anche il tuo fisico è cambiato. È impossibile che tu possa essere in grado di indossarla. O è una nuova maglia che sembra esattamente come quella? Ma... "
  "Volevo che tu ricordassi." Fu Safu a interromperlo questa volta. "Volevo che tu ti ricordassi di me. Dicesti che mi donava... così volevo che ricordassi la me stessa che indossava quella maglia."
  "Ricordare? Mi stai dicendo di trasformarti in una memoria? Safu, di cosa stai parlando? Non stai pensando di venire con noi?"
  "Shion, lascia perdere." Nezumi gli afferrò nuovamente il braccio. Questa volta, lo afferrò velocemente tirandolo a sé. Una forza tale da fargli perdere l'equilibrio.
  Shion cadde, urtando contro Nezumi, il quale non accennò a scansarsi.
  "Basta così, non andare oltre."
  "Oltre cosa?"
  "Non metterla con le spalle al muro per distrarti dalle tue stesse incertezze. È una cosa codarda da fare."
  Shion si sentì in imbarazzo. Lo sguardo di Nezumi sembrava trafiggerlo.
  "Io... codardo..."
  "Shion, tu lo sai già, non è vero? È impossibile che tu non lo abbia compreso. E se lo hai compreso... non distogliere lo sguardo dalla verità. Distogliere gli occhi e fuggire non risolverà nulla. Nulla cambierà, e nulla tornerà come era prima."
  Non risolverà nulla. Non cambierà nulla. Nulla tornerà come prima.
  Era difficile respirare. Il sudore gli pungeva gli occhi.
  "Shion, non fuggire. Almeno, non ora... non puoi fuggire adesso."
  Batté le palpebre, incrociando lo sguardo di Nezumi. Voltò la testa, guardando verso Safu.
  "...Stai dicendo che non è reale... che lei è solo un'illusione."
  "E’ ciò che Mother ci sta mostrando: una realtà virtuale. La tua amica non esiste nella realtà."
Non esiste nella realtà. Cosa ha detto? Cosa significano quelle parole?
  Shion era sul punto di urlare. Il terrore ribolliva dal profondo del suo corpo. Safu non era corsa tra le sue braccia aperte. Non aveva nemmeno tentato di sfiorare la punta delle sue dita.
  Lei non era stata in grado di farlo. Non era in grado di abbracciare né essere abbracciata.
  Non esiste in questa realtà-
    Un'incorporea
  illusione.   Un'incorporea illusione.
  Il tono di Nezumi si fece affrettato, anche se solo di poco. "Al principio pensavo fosse una trappola. Ma ho cambiato idea quando ho compreso che non ci sarebbe stato motivo di tenderci una trappola proprio adesso. Se avessero voluto ucciderci, avrebbero avuto centinaia, migliaia di occasioni per farlo. C'era una ragione per tenerci in vita e farci arrivare fin qui. Mother si è spinta fino a prendere in prestito il corpo di Safu perché aveva bisogno di dirci qualcosa... ecco cosa stavo pensando. Ciò che non mi aspettavo era che ci avrebbe affidato il compito di uccidere Mother in persona."
  "Mother..." Shion lanciò uno sguardo alla sfera ovale ricoperta di protuberanze. "Non è Mother," scosse il capo. Le dita di Nezumi allentarono la presa. "Se fosse stata Mother a creare un'immagine virtuale, l'avrebbe creata fedele a Safu. Non si sarebbe presa il disturbo di tirare fuori quella maglia dalle sue memorie. I computer non possiedono emozioni. Ma Safu ha scelto quella maglia di sua volontà. Non è stata Mother... Nezumi, non è Mother a mostrarci Safu.... è Safu stessa."
  "Quindi Safu starebbe usando Mother per proiettare se stessa?"
  "Già... non è così, Safu? O è anche questa opera di Elyurias?" non sembrava nemmeno la sua voce. Come una bestiola impaurita che snuda le zanne, nel disperato tentativo di alzare la propria voce in ostilità. Quel tipo di ringhio. Orribile e distorto, fiero ma intimidito.
  "Sì... Elyurias mi ha risvegliata. Prima di allora, mi sembrava di andare alla deriva in un sogno... come galleggiando... Elyurias ha risvegliato la mia coscienza, insegnandomi cosa potevo fare. io... non sono in grado di prevalere su Mother. Ma posso usare parte delle sue funzioni... è tutto quello che posso fare."
  "Dove ti trovi? Dove sei tu in realtà?"
  "In nessun luogo." La voce di Safu si fece tesa. "Io non esisto più da nessuna parte."
  "E’ assurdo. Allora chi ti ha fatta comparire davanti a me? Non eri stata tu stessa?"
  "Non sono qui, Shion. Io sono già..."
  Safu fece un passo. Anche Shion avanzò. Estese la mano dritta davanti a se. Non toccava nulla. Le sue dita avevano raggiunto la spalla della ragazza, ma non vi si trovava nulla lì. Solo pochi momenti prima, aveva sentito il calore e le pulsazioni del corpo di Nezumi. Quel calore e movimento erano la prova che era vivo.
  "Volevo dirti addio. Volevo poterti dire grazie. Sono stata felice per tutto il tempo... perché eri lì."
  Safu fissò Shion. Una scintilla di sfida riluceva nei suoi occhi. "Ti ho sempre amato."
  "Safu--"
  "E’ la mia verità. Non importa cosa pensi di me. Ti amavo e solo quella è la verità."
Oh, questa è Safu. Pensò Shion. Una forza saldamente ancorata alla realtà, la meravigliosa determinazione di un uccello che spicca il volo: ecco Safu.
  ”Se non ti avessi incontrato, non avrei mai saputo cosa significa desiderare qualcuno. Non avrei mai conosciuto il significato di amare... sono felice di averti conosciuto. Nascere ed essere in grado di incontrarti. Non rimpiango un singolo momento. Hm, beh, forse sono un po' spavalda. Una volta mi hai detto che ho la brutta abitudine di atteggiarmi a persona coraggiosa."
  Le dita di Safu sfiorarono la sua guancia. Non le avvertì sulla sua pelle, eppure era sicuro di averle sentite.
  "Shion... lo pensi anche tu, non è vero?"
  Safu lanciò uno sguardo oltre le sue spalle, dove Nezumi sostava dietro di lui.
  ”Provi questa stessa sensazione, non è così? Sei felice di averla potuta conoscere. Non saresti più in grado di vivere senza sapere cosa significa desiderare e amare."
  "...Sì." Hai ragione, Safu. Io lo so. Sono arrivato a conoscere il vero volto di No. 6, e il fatto che esistesse una No. 6 anche dentro di me. Sono giunto a conoscere cosa significa provare emozioni per qualcuno, o desiderarlo fortemente. Non posso tornare al tempo in cui non sapevo. Non voglio tornare a quel tempo. Non vorrei mai tornare a quella vita pacifica in cui non conoscevo nulla.
  Shion strinse la mano in un pugno per reprimere il suo tremore. Ma persino il suo pugno cominciò a tremare.
  "Non dobbiamo tornare indietro. Non ce n'è bisogno. Safu, dobbiamo solo cominciare daccapo da ciò che conosciamo. Possiamo ripartire proprio ora, da questo luogo."
Un punto di partenza. Un principio, non una fine. Giusto, Safu? Possiamo andare avanti a vivere insieme. Insieme...
  Il suo sguardo cadde sui tubi provenienti da Mother.
A cosa è connesso?
  A cosa servono questi tubi?
  "Ti prego." Disse Safu, guardando intentamente Nezumi. "Distruggi la Madre."
  Nezumi non tentò di distogliere lo sguardo della ragazza. Lo incrociò in silenzio, annuendo in assenso come risposta. Safu tirò un sospiro di sollievo. Un respiro di vero sollievo, dal profondo del suo cuore.
  "Grazie infinite..."
  "Manterrò la parola. Non infrango mai le promesse che faccio, a qualunque costo."
  "Lo so. Sei quel genere di persona, non è così?"
  Nezumi si voltò nuovamente verso il pannello di controllo.
  La sezione incorniciata dalle linee argentee rilucette di un pallido rosso, scorrendo lateralmente.
  La porta si era aperta.
  Nezumi allungò il braccio nell'apertura senza un secondo di esitazione. Il pannello di controllo non gli permetteva di avanzare oltre. Mother era fuori portata per una piccolissima distanza.
  "Tsukiyo."
  Un topo nero fece capolino dalle pieghe della superfibra. Si guardò intorno, poi si arrampicò velocemente sulla spalla di Nezumi.
  "Conto su di te."
  Nezumi sollevò tra le dita la mini-bomba, che Tsukiyo si affrettò ad afferrare con la bocca.
  "Nezumi, aspetta. Aspetta, ti prego!"
  "Non posso," disse Nezumi in tono piatto. "Distruggerò Mother, non attenderò oltre."
  "Non farlo. Aspetta, ti prego. Aspetta. Lasciami controllare cosa si trova all'altra estremità di questi tubi."
  "Non ne hai bisogno."
  Il suo sguardo si scontrò con quello di Nezumi.
  "... stai dicendo che lo sai? Dove si trova Safu... e cosa si trova dall'altra parte di questi tubi..."
  "Dovresti saperlo anche tu. Hai visto quella roba, dopotutto."
  Quella roba?
  L'ambiente al di fuori di questa stanza. Era come un cimitero con file e file di tombe trasparenti. Lapidi, o bare? Un'urna funeraria, ciascuna delle quali contenente un cervello umano.
  "Vai."
  Tsukiyo scattò in corsa al comando del padrone. Balzò energicamente verso Mother, atterrando sulla cima.
  "Bravo così. Ora infilalo lì in mezzo."
  I movimenti di Tsukiyo erano agili e rapidi. Infilò la mini-bomba tra due protuberanze, sollevando il capo e torcendo il naso verso Nezumi come per attendere ulteriori istruzioni.
  "Ottimo lavoro."
  Tsukiyo saltò nel palmo aperto di Nezumi. Appena ritirò la mano, la porta di Mother si richiuse nello stesso modo silenzioso in cui si era aperta.
  Shion assisté agli eventi che si susseguivano davanti a lui immobile, come ancorato al pavimento.
  Gli occhi di Nezumi guardarono oltre di lui.
  "E’ fatta. Il tempo limite è di tre minuti. È il massimo a cui sono riuscito a impostare il timer."
  "Tre minuti... allontanatevi da qui, veloci." Il tono e lo sguardo di Safu si erano fatti tesi. Shion guardava da Nezumi alla ragazza.
  "Se dobbiamo fuggire, tu verrai con noi."
  "Shion, quante volte devi farmi ripetere? Non posso venire. Tu e Nezumi dovete fuggire."
  "Safu."
  "Andate. Non avete un secondo da perdere. Sbrigatevi."
  Quando erano studenti, era richiesto loro di presentare una ricerca come compito una volta al mese. Al turno di Safu di presentare, alcuni studenti con lo stesso argomento di ricerca avevano cominciato a fare chiasso e disturbarla di proposito. Ancora prima che Shion potesse alzarsi ed ammonirli, Safu li aveva fissati, attaccandoli a sua volta.
  "Dovreste vergognarvi."
  Il ragazzo responsabile della confusione si alzò in piedi, aggrottando esageratamente le sopracciglia. "Noi dovremmo vergognarci? Ci stai insultando?"
  "Non ho nessuna intenzione di insultarvi. Tuttavia indipendentemente dal contenuto, ascoltare fino alla fine la presentazione della ricerca di un altro è normale cortesia, almeno, no? Persino un bambino di tre anni è in grado di farlo. Ma voi no, qualcosa di cui vergognarsi, non vi pare?"
  Applausi si sollevarono da vari punti della classe. Il ragazzo si morse le labbra, tornando al suo posto in silenzio.
  Le guance leggermente arrossate della ragazza, il suo sguardo ostinato, la linea sottile del mento – la stessa Safu di quel giorno si trovava di fronte a lui ora. Ma non poteva toccarla. Non poteva nemmeno fuggire con lei.
Non può essere.
  "Se sei lì dentro--" Shion serrò il pugno, colpendo la colonna con tutte le sue forze. "Ti tirerò fuori. Andremo via insieme, Safu."
  Non importa l'apparenza in cui ti trovi.
  "Fermati!" Safu gridò. "Basta, basta. Tutto ma non quello!" Sollevò entrambe le mani come per bloccare lo sguardo di Shion. "Tutto ma non quello... Shion, ti scongiuro. Non... non fare nulla di tanto crudele... non farlo."
  Safu era davvero terrorizzata. Poteva sentire il suo terrore dalle parole e dallo sguardo.
  "Se dovevo farmi vedere da te in quello stato... non avrei mai sperato il tuo arrivo. Non avrei mai desiderato di vederti ancora."
  "Ma Safu..."
  "Shion, lo dirò ancora una volta. Io non esisto più, ma sono ancora imprigionata. È molto, molto doloroso. Non posso – non posso sopportare più quest'umiliazione. Quindi ti supplico, distruggi Mother. Liberami."
  Non poteva pensare.
  Numerose linee bianche correvano attraverso la sua testa, interrompendo il circolo dei suoi pensieri.
  "Andiamo." Nezumi lo tirò per il braccio. "Safu, vorrei che tu difendessi la nostra fuga finché puoi."
  "Lo farò."
  Safu cominciò a correre, scontrandosi dritta contro Shion. Il ragazzo tentò istintivamente di abbracciarla, ma il suo corpo lo attraversò senza alcun impatto. Non avvertì nemmeno la più piccola brezza.
Sono un'illusione. Niente più che un miraggio. Questo gli parlava molto più di un milione di parole messe insieme.
  Improvvisamente si attivò un allarme, che attraversò l'intero Istituto Penitenziario.
  Allarme d'emergenza. Allarme d'emergenza.
  Livello 5, Livello 5.
  Evacuazione immediata. Evacuazione immediata.
  Inseguì Safu, con Nezumi che gli stringeva ancora il braccio. Metà della sua mente aveva cessato di funzionare, incapace di accettare la realtà né trarre giudizi appropriati. Non era nemmeno in grado di valutare la situazione attuale.
  Stiamo fuggendo insieme tutti e tre. Io, Nezumi e Safu – noi tre, vivi, in carne ed ossa. Corriamo per poterci ritrovare sotto il sole insieme. Sì, dev'essere questa la realtà.
  Gli ingranaggi stridevano nella sua testa, emettendo uno strano rumore metallico. Giravano, si fermavano, tornavano indietro, e si fermavano ancora.
Creak creak creak, creak creak creak....
  I sui lacerati circuiti mentali tornarono a posto ancora una volta, per poi dividersi e disseminarsi in ogni dove; si solidificavano per poi farsi viscosi.
Fuggiamo insieme tutti e tre. Riusciremo a uscire di qui. Possiamo andarcene. Possiamo fare ritorno al luogo che anelo così tanto.
Che io anelo, che io anelo, che io anelo, che io anelo... il luogo inciso a fuoco nei miei occhi, che si è scolpito nella mia anima. Non No. 6, ovviamente, ma quella stanza. Il luogo che mi ha riportato alla vita, e permesso di nascere ancora.
Voglio mostrare a Safu quella stanza dove vive Nezumi.
  Safu, non crederai ai tuoi occhi. Non c'è quasi nulla in quella stanza eccetto libri. C'è una sedia, una stufa a cherosene, un letto... e i piccoli topini. Solo questo. Te ne starai lì immobile a occhi sgranati, guardandoti intorno ancora e ancora. Allungherai la mano, posando le tue dita su una pila di libri. E poi... cosa farai dopo? Sorriderai? Lancerai un grido estasiato? Sarai tanto sbalordita da rimanere immobile?
E in quel momento ti dirò: 'Questo è stato il mio punto di partenza.'
  Quella stanza è stata da dove sono partito daccapo. Compiendo il mio primo piccolo passo fuori dai confini della mia ignoranza, accompagnato da Nezumi. Come un bambino che tocca il mondo esterno per la prima volta, ho messo piede in quel mondo che non conoscevo. Voglio mostrarti quel luogo. Voglio che anche tu lo veda.
  Oh, e Inukashi. Devo assolutamente presentarti Inukashi. È il migliore – una persona così gioviale e meravigliosa. Probabilmente farai amicizia con lui in un lampo. Sai, Inukashi è una persona in grado di comprendere gli altri. Sente l'odore della vera natura delle persone. Non importa quanto bene la travesti, sarà sempre in grado di notare l'arroganza e la stupidità al di sotto.
  'Ho un buon naso, specialmente per riconoscere l'odore di marcio. Può essere carne, avanzi di cibo, o le marce intenzioni di qualcuno, ma lo fiuterò in un attimo. Non puoi nascondermi nulla.'
  Ecco cosa mi ha detto una volta, ed è vero. Inukashi fiuterà qualunque cosa. È piuttosto strabiliante. Ed è per questo che penso gli piacerai. Sicuramente. Arriccerà la punta del naso, dicendo:
  'Hmmm. Shion, questa ragazzina è piuttosto fresca. Sembra buona da mangiare. Di sicuro non dovrei preoccuparmi di intossicazioni.'
  E si esibirà in uno dei suoi sorrisi furbi. Inukashi ha un modo molto schietto di parlare, e – sì, probabilmente ti sorprenderà finché non ti ci abituerai... ma lui non mente mai. Non si andrebbe mai contro il suo cuore. È una persona di cui puoi fidarti con tutta te stessa. Arriverai a comprendere ed accettare il suo modo di essere.
  Ah ah, posso quasi immaginarti porgergli la mano e vederlo afferrartela con un'espressione accigliata. Ed io sarò lì a guardare, cercando di non ridere.
  Poi c'è Rikiga-san. È piuttosto vecchio, e lui e mia madre a dire il vero si conoscono. Non è incredibile?
  Anche Rikiga-san ha un modo piuttosto rude di parlare. Ha anche il vizio dell'alcool. È un bevitore incallito, passerebbe a bere per l'intera giornata. Nezumi e Inukashi lo prendono sempre in giro per questo. Ma ascoltando il modo in cui lo prendono in giro, a volte esagerano così tanto che mi dispiace per lui. È vero che beve troppo, ma – come potrei descriverlo? -- ha anche lui i suoi lati piacevoli. Anche Rikiga-san possiede passioni ed emozioni, e posso percepirle da lui. È il genere di persona che non esiste in No. 6. Non sei d'accordo? Non c'è nessuno in quella città che mostrerebbe le proprie emozioni così apertamente. Nezumi dice che tutto quell'alcol ha allentato i freni alle sue emozioni, al punto che stanno costantemente sgorgando all'esterno, visibili per chiunque... e sì, anche Nezumi ha una lingua affilata, al pari di quella di Inukashi.
  C'è anche una ragazzina chiamata Karan. Esatto, ha lo stesso nome di mia madre. È la prima amica che ho trovato nel West Block. È ancora una bambina, ma è forte e intelligente, con un forte orgoglio. Adora i libri illustrati, e glie ne ho letti diversi. È passato così tanto dall'ultima volta che ne ho letto uno.
E più di ogni altro, devo parlarti di Nezumi. Voglio che tu sappia tutto di lui. L'ho incontrato quattro anni fa in una notte di tempesta. Fin da quel momento ho l'impressione di essere stato catturato da lui. Quando mi trovo con lui, perdo di vista me stesso. No, non è così. Vengo illuminato da una vivida luce. Forse per un istante sono accecato perché quella luce è così intensa. Ecco quanto è peggiorata la mia vista. Così debole da non poter distinguere nemmeno me stesso, cosa mi circonda, la mia verità. Safu, il suo – lo sguardo di Nezumi e le sue parole mi trafiggono. Mi trapassano, mi distruggono e mi salvano. Dalle sue mani, sono stato sciolto, plasmato e infuso con nuova vita.
  Safu, Safu tu sei la mia unica e sola, insostituibile amica. Sei un'amica importante, e nessuno può compararsi a te.
  Sono tanto crudeli queste parole? L'amore che hai per me e i miei sentimenti per te, saranno per sempre paralleli, senza possibilità d'intersecarsi?
  Perché devi essere così immaturo.
Sembravi seccata mentre lo dicevi. E hai ragione, sono immaturo, mi vergogno di me. Non posso reprimere le mie emozioni. Se solo avessi potuto amarti nel modo in cui desideravi... la mia unica e sola.... così cara....
  Gli ingranaggi giravano. Continuavano a sobbalzare, producendo uno sgradevole suono.
Creak creak creak, creak creak creak...
  Noi tre stiamo fuggendo. So che possiamo farcela.
  Superarono velocemente le colonne cilindriche. Era calmo e tranquillo. Solo i passi di due persone riecheggiavano – quelli di Nezumi e Shion.
  La porta scarlatta si aprì. Potevano vedere il corridoio deserto. Le porte erano completamente chiuse, e non vi era traccia di presenza umana.
  Safu si fermò.
  "Andate, presto." Disse puntando all'ascensore. "Lo controllerò finché posso, fino al tempo limite."
  "Capito." Nezumi entrò nell'ascensore. Stava ancora afferrando il braccio di Shion.
  "Safu, anche tu."
  "Questo il massimo fin dove mi spingerò. Shion, grazie infinite, e addio. Nezumi, anche a te." Safu sorrise.
  La porta si richiuse.
  "Safu, aspetta, Safu--"
  "Shion."
  Venne afferrato per la spalla e forzato a voltarsi. Un pugno affondò nello stomaco.
  "Gh.." poteva udire se stesso emettere un debole gemito. Il suo corpo collassò tra le braccia di Nezumi. Non perse coscienza, ma per un istante l'intero corpo si intorpidì. Non poteva muoversi.
  Stava venendo trascinato verso l'ascensore. Poteva sentire il respiro elaborato di Nezumi e il battito del suo cuore. Le porte dell'ascensore si aprirono, come per invitarli all'interno. Nezumi mormorò qualcosa. Shion non poteva udire cosa. Inciampò, perdendo equilibrio, e entrambi caddero nell'ascensore, con Nezumi che lo stringeva ancora tra le braccia.
  L'ascensore discese rapidamente.
  L'allarme di sicurezza stava ancora suonando.
  Allarme d'emergenza. Allarme d'emergenza.
  Livello 5. Livello 5.
  Evacuazione immediata. Evacuazione immediata.
  A tutto il personale, evacuare immediatamente.
  Livello 5. Livello 5.
  Evacuazione d'emergenza. Evacuazione d'emergenza.
  "--Safu," Shion singhiozzò soffocato, ancora al pavimento. Nezumi gli si accovacciò accanto, respirando affannosamente.
Non posso più reggermi in piedi, pensò. Sia il corpo che la mente avevano completamente perso le forze. Si erano completamente svuotati, eppure erano così pesanti. Aveva l'impressione di essere stato riempito di piombo fino alla punta dei capelli. Non poteva muovere nulla.
  ”Non... una parola ancora.” La voce di Nezumi, proveniva da qualche parte sopra la sua testa. Riecheggiando da un luogo lontano.
Nezumi, cosa ci faccio qui? Perché sono qui, crollato per la stanchezza, incapace di muovermi? Dov'è Safu? Perché l'hai lasciata? Dimmelo. Probabilmente mi diresti 'Non aggrapparti agli altri. Trova da solo le tue risposte.' Disprezzi le persone che si aggrappano agli altri troppo facilmente. Mi vergogno della mia debolezza. ,ma questa volta, ti prego, rispondimi semplicemente. Dammi la risposta corretta.
  Perché sono qui? Perché mi trovo qui, dopo aver abbandonato Safu? Dimmelo. Dimmelo, Nezumi.
  Mi sto aggrappando a te.
  L'ascensore si fermò bruscamente, e il suo corpo venne sobbalzato dall'impatto, ricadendo poi nuovamente al pavimento. La porta si aprì parzialmente, e poi cessò di muoversi. Le luci erano spente.
  Poteva udire dei tuoni in lontananza. Un secondo impatto lo colpì dopo poco tempo. Molto più pesante del primo.
Tuoni? No. Niente di simile. Questo è –
  Un esplosione gli intasò le orecchie. L'oscurità gravava su di lui.
  Reggendo le mani sulle orecchie, Shion lanciò un grido senza voce.


  L'ascensore si chiuse, cominciando a scendere.
  Safu era ferma in silenzio, guardandolo allontanarsi.
  All'improvviso, una voce gentile risuonò nelle sue orecchie.
  ”Sei tu, Elyurias.” I suoi occhi vagarono intorno, ma anche questa volta non trovò nulla. Non poteva vederla, ma la percepiva.


  Safu, era davvero la cosa giusta da fare? Sei davvero soddisfatta?


  Safu piegò il capo incerta. Portò una mano al petto, le lacrime cominciarono a spuntare inaspettatamente dagli occhi.
Vorrei poter piangere o gridare.
  Shion – Shion, sei andato via.
  Sei venuto fin qui per me. Pensavo mi sarebbe bastato, ma cosa sto sentendo ora? Cos'è questo turbinio d'emozioni?
Shion, Shion, perché è lui la persona accanto a te? Perché non posso esserci io? Perché il fato non mi ha concesso di vivere al tuo fianco? Se non ci fosse stato lui, avresti amato me al suo posto?


Non ti sarà stato concesso di vivere al suo fianco, ma avreste potuto morire insieme.


  Safu sollevò il volto, congiungendo le mani al petto.


Non lo hai mai desiderato, Safu?


A dire il vero, a dire il vero, ho desiderato.... che tu morissi con me, che spirassi qui insieme a me... Shion?


  Scosse il capo. Non aveva mai desiderato qualcosa di simile, neppure per un attimo. Nemmeno ora desiderava una cosa simile. Desiderava che Shion vivesse. Vivesse e cambiasse questo mondo. Desiderava che creasse un mondo in cui nessuno fosse forzato a morire di una morte tanto ingiusta.
Shion, vivi. Vivi la tua vita fino alla fine. Ti prego.
  ”Elyurias, cosa farai ora?”


Io? Cosa farò...?


  ”Sì. Anche tu sei stata liberata. Cosa farai d'ora in avanti?”
  Una risata risuonò per l'ambiente. Suonava come il vento che attraversa una distesa d'erba.


Aspetta e vedrai.


  Safu rabbrividì. Non era una brezza di pianura; sembrava sferzata da un gelido di neve. Un vento glaciale, che segnalava l'arrivo dei giorni più freddi d'inverno.


Safu, tu mi piaci. Forse … forse il mio incontro con un'umana come te si rivelerà molto significativo per me.


  ”Cosa intendi?”


  Chissà. Oh, è il momento. Devo andare. Addio, Safu.


  ”Addio.”
  Sì, era il momento. Safu chiuse gli occhi. Sentiva i caldi raggi del sole e il profumo della fragranza degli alberi. Poteva finalmente lasciare che un sorriso si allargasse sulle labbra.


Fine capitolo
note:
[1] William Shakespeare, Macbeth, traduzione preda dal sito http://www.readme.it/libri/3/3055270.shtml
[2] Nezumi qui cita un verso di Shakespeare tratto sempre da Macbeth. Il verso dice 'Stand not upon the order of your going, but go at once,' (da atto 3 scena 4), la traduzione ufficiale che ho trovato riporta il pezzo così: 'non badate all'etichetta, in quanto all'ordine con cui dovete uscire, ma uscite tutti insieme', ma non mi piaceva tantissimo così l'ho adattato. Traduzione da http://www.readme.it/libri/3/3055270.shtml
[3] Immagino siano pochi, ma per chi non conosce l'inglese... Mother= mamma, Grandmother= nonna. In giapponese sono stati usati i termini inglesi, da quello che ho capito dall'anime, mentre il testo da cui sto traducendo è inglese, quindi non ha problemi di specificare quando è in inglese e quando nella lingua del lettore... in altre parole se è confusionario non è colpa mia XD